Mancano medici e infermieri, ma i bandi escludono gli stranieri

La denuncia di Asgi che ha analizzato i bandi di alcune aziende sanitarie di Bergamo, Civitavecchia, Matera e del Piemonte. In Italia oltre 77 mila stranieri con qualifiche sanitarie

Mancano medici e infermieri, ma i bandi escludono gli stranieri

C'è carenza di medici e infermieri. Ma nei bandi di assunzione sono esclusi gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia. La denuncia viene dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) che ha analizzato i bandi delle aziende sanitarie di Bergamo, Civitavecchia, Materia e del Piemonte. “Eppure da marzo 2020 grazie all’art. 13 del Decreto Cura Italia, convertito in Legge n. 27/2020, possono essere assunti 'alle dipendenze della pubblica amministrazione per l'esercizio di professioni sanitarie e per la qualifica di operatore socio-sanitario... tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all'Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, fermo ogni altro limite di legge'”, fa notare l'Asgi.

Dunque ogni straniero con un permesso di soggiorno e, ovviamente un titolo di studio adeguato, potrebbe partecipare ai bandi per medici, infermieri ma anche operatori socio sanitari (Oss) e ausiliari socio assistenziali (Asa). “Inspiegabilmente, le amministrazioni di Ospedali e Azienda sanitarie stanno completamente ignorando questa disposizione -denuncia Asgi- e continuano a bandire concorsi che, quanto ai medici, richiedono il requisito della cittadinanza italiana o di paesi dell’Unione Europea e, quanto al restante personale sanitario (infermieri, Oss, Asa ecc.) prevedono i requisiti previsti dall’art. 38 Testo Unico del pubblico impiego escludendo pertanto i cittadini extra UE che non siano soggiornanti di lungo periodo. Tutto questo accade a Bergamo, a Civitavecchia, a Matera, mentre in Piemonte sono stati addirittura esclusi tutti i cittadini extracomunitari in piena violazione della legge vigente”.

Secondo l’Amsi (Associazione medici stranieri in Italia) in Italia sono presenti circa 77.500 persone aventi cittadinanza straniera con qualifiche sanitarie: tra cui 22 mila medici, 38 mila infermieri, e poi fisioterapisti, farmacisti, odontoiatri e altri professionisti della sanità. Ma tra questi numeri piuttosto consistenti, solo il 10% riesce ad accedere a posti di lavoro nell’ambito della Sanità pubblica. Gli altri spesso sono assunti da cooperative o da società private.

“Peraltro, per quanto riguarda i medici, la situazione era già in precedenza del tutto illogica perché da un lato i posti di lavoro che richiedono la qualifica dirigenziale (e quindi anche tutti i posti di lavoro di medico) dovrebbero essere riservati – secondo il Dpcm 174/94 – ai soli cittadini italiani, con esclusione, quindi, persino dei cittadini Ue; dall’altro il Consiglio di Stato ha già sancito in più occasioni che il predetto Dpcmè illegittimo per contrasto con il Trattato dell’Unione e deve pertanto essere rivisto”.

“Occorre quindi porre mano rapidamente alla materia e darle un nuovo assetto, che tenga conto del contributo che i sanitari stranieri possono dare nell’emergenza -suggerisce l'Asgi-, ma anche del dovere della pubblica amministrazione di garantire, nell’interesse della collettività, l’accesso ai posti di lavoro ai più capaci e meritevoli, senza distinzioni di cittadinanza”. Per questi motivi le associazioni Asgi, Lunaria e il movimento Italiani senza cittadinanza chiedono al Ministero della Sanità e della Pubblica Amministrazione di intervenire presso le aziende sanitarie che escludono gli stranieri, al Governo di sistemare il pasticcio del Dpcm del '94 sui medici e, infine, al Parlamento perché l'accesso ai bandi pubblici per le professioni sanitarie siano sempre aperti agli stranieri e non solo in questo frangente di emergenza covid-19.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)