Migranti, Caritas: “Basta emergenza, servono vie nuove: ora tavolo nazionale col governo”

Il direttore di Caritas Italiana chiede un confronto a tutto campo con governo, regioni, comuni e terzo settore impegnato nell’accoglienza: “Serve un modello diverso di accoglienza e integrazione”

Migranti, Caritas: “Basta emergenza, servono vie nuove: ora tavolo nazionale col governo”

Sui migranti “basta parlare di emergenza”: va aperto un confronto a tutto campo e a diversi livelli con il governo, i comuni, le regioni e le altre reti del terzo settore impegnate nell’accoglienza per affrontare la questione in modo strutturale. Don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, chiede a tutti di fare un passo avanti di fronte alla situazione di questa estate che vede gli sbarchi superare ampiamente quota 100 mila – siamo al doppio rispetto allo scorso anno – e il sistema di accoglienza italiano faticare molto per reggere l’urto dei bisogni e delle necessità.

“La complessità del fenomeno migratorio – ha detto Pagniello intervistato da Avvenire - si può affrontare in maniera sistematica ma occorre cambiare metodo: la nostra proposta è quella di un confronto aperto e a più livelli che possa aprire a forme positive e propositive. Ad esempio, attraverso un tavolo di lavoro permanente e continuo con il governo a cui partecipino la rete ecclesiale, le realtà del terzo settore, l’Anci, le regioni così che il problema venga affrontato in chiave nazionale, facendo tesoro di quanto sperimentato anche a livello ecclesiale. Occorre ragionare tutti insieme per concordare soluzioni efficienti, a partire dal reperimento degli spazi idonei per accogliere dignitosamente queste persone. Da parte nostra questo comporta una maggiore assunzione di responsabilità, ma da parte di chi governa occorre il coraggio di superare la logica emergenziale per accogliere bene favorendo ad esempio il ritorno dell’accoglienza diffusa”.

Sul sistema di accoglienza diffusa – che dopo il decreto Cutro è stato privato dei richiedenti asilo, destinati invece ai Centri di accoglienza straordinaria (Cas) il direttore Caritas afferma, intervistato da Repubblica, che “la soluzione non è lasciare un migrante sospeso per mesi, a volte anni, senza dirgli se può rimanere o no: lascia la struttura del Cas ma va a occupare posti nei centri di prima accoglienza, creando il malessere sociale che purtroppo vediamo”. E allora, dice, “vogliamo metterci a fianco del governo, di ogni governo, per provare a costruire un modello diverso di accoglienza e integrazione. Se è vero, come è vero, che l’Italia ha bisogno di manodopera, credo che si tratti di studiare nuove formule per avere più flussi di ingresso, ad esempio tramite i corridoi umanitari, lavorativi, universitari”.

I numeri complessivi di queste esperienze sono molto limitati e per questo – afferma il direttore Caritas – “bisogna potenziarli, immaginarne anche organizzati dallo Stato. Lo Stato sta impegnando tante risorse sull’accoglienza, con l’impegno della guardia costiera, le prefetture, le forze dell’ordine, tutto il sistema di accoglienza. Adesso è il momento di domandarsi: con tutte queste risorse cosa possiamo fare? Ci sono situazioni urgenti, che da solo il Governo e nessuno di noi può affrontare: forse insieme possiamo fare qualcosa, sperimentare almeno vie nuove”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)