Migranti, dalla Libia all’Italia: “E’ un inferno, un miracolo essere qui”

Le storie dei rifugiati arrivati nel nostro paese con il nuovo protocollo firmato da governo e associazioni. Miraglia (Arci): “Usare soldi dell’accordo con la Libia per portare in sicurezza le persone”. Impagliazzo (Sant’Egidio): “Felici che possano avere un futuro”

Migranti, dalla Libia all’Italia: “E’ un inferno, un miracolo essere qui”

“Nelle ultime settimane ho dormito in strada coi miei quattro figli, senza avere da mangiare, non pensavo di farcela. Ma oggi per miracolo sono qui”. Aisha ha 30 anni ed è originaria della Repubblica Centrafricana. Per quattro anni ha vissuto nell’inferno dei centri di detenzione in Libia. Lì sono nati i suoi figli, il più piccolo ha sei mesi, il più grande tre. Giocano con i palloncini arancioni mentre lei racconta l’agonia degli ultimi anni: “sono molto grata di essere riuscita ad arrivare. In Libia. Ho provato in tutti i modi a scappare: per sei volte sono salita su un barcone, tentato la via del mare. Ma ogni volta ci hanno fermato in mezzo al mare e i libici ci hanno riportato indietro. Alla fine sono scappata dal centro, da sola con i miei quattro bambini. Dormivo sul marciapiede, ero disperata. Poi ho incontrato alcuni operatori umanitari che prima mi hanno aiutata poi mi hanno permesso di arrivare qui”. Aisha è arrivata nel pomeriggio di ieri al Terminal 5 dell’aeroporto di Fiumicino. Fa parte del gruppo di 97 persone evacuate dalla Libia nell’ambito del nuovo protocollo firmato lo scorso dicembre dai ministeri di Interno ed Esteri, Unhcr e le organizzazioni Arci, Comunità di Sant'Egidio, Federazione delle chiese evangeliche e Inmp. Tra loro ci sono 55 donne e 27 bambini, persone con gravi disabilità e problemi di carattere sanitario. Un gruppo è formato da persone Lgbt, perseguitate in patria per l’orientamento sessuale. Per loro è prevista un’assistenza psicologica da parte di Medici senza frontiere e un’accoglienza protetta nelle case rifugio di Arci in 13 città.

“Oggi è un giorno bellissimo per tutti noi, non solo per voi che siete arrivati - ha sottolineato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che insieme ad Arci accoglierà le persone in Italia -. Siamo  molto felici che voi possiate avere un futuro. Abbiamo molto sentito parlare della vostra situazione in Libia, oggi il sogno si è realizzato: da oggi l’italia è la vostra casa”. Esprime soddisfazione anche Filippo Miraglia di Arci: “la Libia non è un paese sicuro. Nei centri di detenzione ci sono ancora tantissime persone bisognose di evacuazione urgente. Anziché fare accordi per respingere le persone dovremmo spendere quei soldi per far arrivare più persone in sicurezza e toglierle dalle mani dei trafficanti".

La rappresentante in Italia di Unhcr, Chiara Cardoletti, ricorda che “L’Italia è oggi l’unico paese a fare questo tipo di evacuazioni umanitarie e che questo deve renderci orgogliosi. Ci sono molte persone che dovrebbero essere portate in salvo ma questo è già un primo passo importante”. Il protocollo sottoscritto nel dicembre scorso prevede l’arrivo in totale di 1500 rifugiati dalla Libia all’Italia nell’arco di tre anni. “Stiamo spingendo perché si arrivi in maniera legale e faremo di tutto per andare avanti” conclude Laura Lega, capo dipartimento per le Libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno. 

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)