Migranti in Italia, segnali di ripresa: sono quasi 5,2 milioni i residenti, il 20% ha meno di 18 anni

Il Rapporto di Caritas e Fondazione Migrantes. Al 1° gennaio sono 5.193.669 i cittadini stranieri residenti, cifra che segna una ripresa dallo scorso anno. Lombardia prima regione; prevalgono i romeni (20,8%), seguiti da albanesi e marocchini. In forte crescita i permessi di soggiorno rilasciati (275 mila, +159%) e i provvedimenti di cittadinanza (118 mila, +4%). Un milione i ragazzi nati in Italia e il 22,7% ha acquisito la cittadinanza

Migranti in Italia, segnali di ripresa: sono quasi 5,2 milioni i residenti, il 20% ha meno di 18 anni

La mobilità internazionale cresce, insieme alle situazioni di vulnerabilità. Il numero di migranti internazionali è stimato in 281 milioni nel 2021 (3,6% della popolazione mondiale), a fronte dei 272 milioni del 2019. Di questi, quasi due terzi sono migranti per lavoro. Il dato generale relativo al contesto internazionale è tratto dal 31° Rapporto Immigrazione di Caritas e Fondazione Migrantes, che viene presentato questa mattina. Un report che, come ogni anno, fotografa la situazione dei migranti nel nostro Paese e analizza le caratteristiche della presenza immigrata in Italia.
Secondo il Rapporto, dunque, la principale causa dell’aumento del numero complessivo di persone che si trovano a vivere in un Paese diverso dal proprio sta “nell’acuirsi e nel protrarsi del numero di contesti di crisi registrati a livello mondiale, che hanno fatto superare ad inizio 2022 per la prima volta nella storia la soglia di 100 milioni di migranti forzati (con un notevole incremento rispetto agli 89,3 milioni di fine 2021)”. Significativa anche l’esistenza di circa 345 milioni di persone a grave rischio alimentare, quasi 200 milioni in più rispetto a prima della pandemia. “Nell’area del Mediterraneo allargato si registra un incremento della situazione di vulnerabilità della popolazione straniera residente, con pesanti conseguenze sui processi di integrazione dei migranti nei Paesi di destinazione”.

Popolazione straniera in Italia. Segnali di ripresa

Questa edizione del Rapporto Immigrazione è la prima post-pandemia: ciò premesso, i dati attestano – si sottolinea – “sia lenti segnali di ripresa sia criticità e fatiche dei cittadini italiani e stranieri, dovute ad una scarsa attenzione delle politiche sociali verso le fasce più fragili della popolazione nel periodo culminante dell’emergenza sanitaria. Fra i segnali incoraggianti troviamo, ad esempio, la ripresa della crescita della popolazione straniera residente in Italia”.
I dati al 1° gennaio 2022 parlano di 5.193.669 cittadini stranieri regolarmente residenti, cifra che segna una ripresa dallo scorso anno. Nel quadro delle prime 5 regioni di residenza, si conferma il primato della Lombardia, seguita da LazioEmilia Romagna e Veneto, mentre la Toscana sopravanza il Piemonte al 5° posto. Il quadro delle nazionalità rimane sostanzialmente inalterato: fra i residenti prevalgono i rumeni (circa 1.080.000 cittadini, il 20,8% del totale), seguiti, nell’ordine, da albanesi (8,4%), marocchini (8,3%), cinesi (6,4%) e ucraini (4,6%). Sono aumentati anche i cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno (al 1° gennaio 2022 sono 3.921.125, mentre nel 2021 erano attestati sui 3,3 milioni), così come i nuovi permessi di soggiorno rilasciati nell’anno: nel corso del 2021 sono stati 275 mila, +159% rispetto al 2020 (105.700); in particolare si è registrata un’impennata dei motivi di lavoro, certamente come esito della procedura di sanatoria varata dal governo nel 2020. Anche i provvedimenti di cittadinanza hanno segnato una certa crescita: sono stati 118 mila nel 2020, ovvero un +4% dall’anno precedente.

Secondo le stime dell’Istat, nel 2021 le famiglie con almeno un componente straniero sarebbero il 9,5% del totale (ovvero 2.400.000); di queste 1 su 4 è mista (con componenti sia italiani che stranieri) e 3 su 4 hanno componenti tutti stranieri. Rispetto alle diverse tipologie delle famiglie, quelle unipersonali (composte da single/vedovi/separati/ divorziati) è per i cittadini stranieri leggermente più elevata che per gli italiani (34,7% contro 33,4%) ed è più cospicua anche la tipologia di coppia con figli conviventi senza altre persone (36,6% per i cittadini stranieri e 31,0% fra gli italiani). Rispetto ai ragazzi italiani è più alta di oltre 4 punti percentuali la quota di minori stranieri che vivono solo con la madre, mentre è più bassa la quota di quelli che vive con entrambi i genitori o solo con il padre.

Una popolazione giovane. Un milione di ragazzi nati in Italia

In generale la popolazione straniera ha una struttura più giovane di quella italiana: il rapporto evidenzia che ragazze e ragazzi con meno di 18 anni rappresentano circa il 20% della popolazione e per ogni anziano (65 anni o più) ci sono più di 3 giovanissimi di età compresa fra gli 0 e i 14 anni.
I ragazzi nati in Italia da genitori stranieri (“seconde generazioni” in senso stretto) sono oltre 1 milione e di questi il 22,7% ha acquisito la cittadinanza italiana; se ad essi aggiungiamo i nati all’estero, la compagine dei minori stranieri (fra nati in Italia, nati all’estero e naturalizzati) supera quota 1.300.000 e arriva a rappresentare il 13% del totale della popolazione residente in Italia con meno di 18 anni.

“Si è assistito nell’ultimo anno anche al preoccupante aumento del numero dei minori stranieri non accompagnati, arrivati nell’aprile del 2022 a 14.025, certamente anche per effetto della guerra in Ucraina, da cui proviene il 28% circa del totale – si afferma nel Rapporto -. Il 46,4% dei giovani stranieri si dichiara molto o abbastanza preoccupato per il futuro: i timori riguardano principalmente la guerra, la povertà o il peggioramento delle condizioni economiche”.
“Emerge altresì che i giovani stranieri (e le ragazze più dei ragazzi) sognano un futuro in altri Paesi molto più dei coetanei italiani (59% contro il 42%) – si evidenzia -. Il quadro socio-anagrafico si presenta dunque per diversi aspetti preoccupante e pone l’urgenza di politiche che potenzino efficacemente le opportunità da offrire ai ragazzi stranieri, anche per non disperdere il potenziale prezioso che rappresentano per un’Italia sempre più vecchia”.

Comunicazione, necessario un cambiamento della narrazione

“Prima con la riconquista talebana del potere in Afghanistan e in seguito con la guerra in Ucraina, l’accoglienza è tornata ad essere una tematica di rilievo nel racconto mediatico della mobilità. Si tratta di un ambito che nella narrazione del fenomeno immigratorio in Italia ha sperimentato fasi anche molto diverse fra loro, in concomitanza con momenti differenti della storia politica e sociale del Paese (2013-2017, 2018-2021, 2022)”, afferma il Rapporto. E continua: “Il rinnovato spirito di accoglienza non rappresenta, però, una novità, bensì la logica conseguenza di diversi fattori che da anni caratterizzano la narrazione della mobilità, fra i quali la perdurante visione delle migrazioni come fenomeno esclusivamente emergenziale. In Italia molta parte dello storytelling vive ormai da anni di ‘emergenze’, con un netto incremento nel tempo della pandemia”.
Per gli autori del Rapporto, ”un cambiamento è tanto più necessario ed urgente se si considera che la maggior parte delle realtà che oggi si trovano ad operare per il dialogo interculturale privilegia l’uso dei media, della cultura e delle arti performative non per una ‘gestione dell’emergenza’ quanto piuttosto come supporti per documentare e valorizzare le storie di vita di cui sono portatrici le persone migranti (41%) e per facilitare l’inclusione sociale a medio termine (31%) e nuove forme di convivenza tra cittadini italiani e non (20%)”.

Daniele Iacopini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)