Migranti, scendono del 42% le presenze in accoglienza. Ma il sistema resta emergenziale

Il paradosso emerge dal rapporto “L’emergenza che non c’è” di Openpolis e ActionAid. “Con un calo delle presenze di queste proporzioni, si sarebbe potuto incentivare con facilità l’accoglienza diffusa delle persone in piccoli centri”

Migranti, scendono del 42% le presenze in accoglienza. Ma il sistema resta emergenziale

Non c’è alcuna emergenza immigrazione in Italia eppure l’accoglienza dei migranti viene gestita ancora in maniera emergenziale. Il paradosso emerge dai dati di tre anni raccolti e spiegati da ActionAid e Openpolis nel rapporto Centri d’Italia 2021 e resi per la prima volta accessibili, consultabili e scaricabili in formato aperto dalla piattaforma di monitoraggio centriditalia.it. Tra il 31 dicembre 2018 e lo stesso giorno del 2019 si è passati da 131.425 a 87.920 presenze (-33%). Alla fine del 2020 le presenze erano invece 76.236, con un calo del 13% rispetto al 2019 e del 42% rispetto al 2018.

Con un calo delle presenze di queste proporzioni, si sarebbe potuto incentivare con facilità l’accoglienza diffusa delle persone in piccoli centri. Un risultato positivo che invece si è evitato a causa di una scelta politica insita nel Decreto Sicurezza: destrutturare il sistema pubblico di accoglienza diffusa, incentivare l’approccio emergenziale e i centri straordinari e tagliare i servizi per l’integrazione, lasciando che le persone prive di mezzi scivolino verso una condizione di soggiorno irregolare e di estrema marginalità sociale” spiegano Fabrizio Coresi, Programme Expert on migration e Cristiano Maugeri Programme developer di ActionAid. Invece la maggior parte delle accoglienze è stata affidate ai centri per l’emergenza straordinaria (Cas) e solo una piccola parte ha riguardato il sistema Sai (Ex Sprar/Siproimi). 

I centri d’accoglienza, cosa è accaduto negli anni?

In particolare, spiegano le due organizzazioni con la diminuzione delle presenze, tra il 2018 e il 2020 c’è stata anche una diminuzione del 25,1% del numero di centri attivi sul territorio nazionale e del 40,2% dei posti complessivamente disponibili (il 46,8% in meno nel sistema Sprar/Siproimi). In termini assoluti, al 31 dicembre 2020 erano attivi 4.556 Cas, 4.570 strutture Sprar/Siproimi e 12 centri di prima accoglienza. Tra il 2018 e il 2020 sono stati chiusi 3.137 centri in Italia. A fine 2020, 7 persone su 10 sono accolte in centri di gestione straordinaria prefettizia. Di questi, i centri di piccole dimensioni sono quelli ad aver perso più posti dal 2018 al 2020, quasi 22mila.  

Parallelamente è aumentata in tre anni la centralità delle grandi città. Le 16 città più popolose - quelle con più di 200 mila abitanti - ospitano il 18,2% delle persone, 2 anni prima questa percentuale era al 14,2%; in media i centri a Roma e Milano sono molto più grandi che nel resto del paese. A Milano la capienza media dei centri è circa 10 volte la media nazionale.

Fino a quando la maggioranza dei richiedenti asilo che si trovano nel paese sarà ospitata in centri 'straordinari', non ci potrà essere un approccio sistemico all’accoglienza sui territori. Fino a quando non sarà̀ favorita con decisione un’accoglienza diffusa a titolarità pubblica, non saranno definitivamente eliminate di fatto le disparità di diritti e di servizi, né l’impatto differenziato che un arbitrario inserimento in uno o nell’altro circuito di accoglienza ha sulla vita delle persone ospitate” conclude Fabrizio Coresi, Programme Expert on migration di ActionAid.  

Secondo Openpolis e ActionAid “un sistema di accoglienza basato sulla risposta emergenziale, nonostante non vi sia alcuna emergenza cui rispondere, evidenzia il fallimento di quanto stabilito con il primo Decreto Sicurezza”. Il lavoro di raccolta ed analisi dei dati del sistema di accoglienza realizzato dalle due organizzazioni risponde anche a un’esigenza di trasparenza. La relazione annuale, infatti, che per obbligo di legge, il Ministero dell’Interno dovrebbe presentare al parlamento entro il mese di giugno di ogni anno, ad oggi, non è ancora stata presentata per l’anno 2020. Un ritardo che priva il Parlamento dei dati necessari per esaminare la gestione dell'accoglienza sul territorio nazionale. 

“L’assenza di informazioni verificate e trasparenti ha prestato il fianco per troppo tempo a speculazioni politiche - concludono Openpolis e ActionAid -. Come quella che sostiene la necessità di gestire l'accoglienza con politiche emergenziali quando i dati, al contrario, dimostrano che di emergenza non c’è ombra: nel 2020 i rifugiati e richiedenti asilo in accoglienza rappresentano solo lo 0,13% della popolazione italiana”. 

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)