Povertà sanitaria, 600 mila persone non possono acquistare i medicinali di cui hanno bisogno

Presentato questa mattina il 9° Rapporto sulla povertà sanitaria di Banco Farmaceutico. Rispetto al 2020, la povertà sanitaria aumenta del 37,6 per cento. Daniotti (presidente): “Valorizzare il ruolo del Terzo settore, partner privilegiato delle istituzioni pubbliche in diverse regioni”

Povertà sanitaria, 600 mila persone non possono acquistare i medicinali di cui hanno bisogno

Nel 2021, almeno 597.560 persone povere non hanno potuto acquistare i medicinali di cui avevano bisogno. Si tratta di 163.387 persone in più rispetto alle 434.173 del 2020. Si è registrato, quindi, un incremento del 37,63 per cento di persone in povertà sanitaria. L’aumento deriva dalla pandemia da Covid-19 che ha arrecato gravi danni alla salute e al reddito di milioni di residenti. È quanto emerge dal 9° Rapporto Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci realizzato con il contributo di IBSA Farmaceutici da OPSan – Osservatorio sulla povertà sanitaria (organo di ricerca di Banco Farmaceutico). I dati, rilevati attraverso la rete dei 1.790 enti assistenziali convenzionati con il Banco ed elaborati da OPSan, sono stati presentati questa mattina in un convegno in diretta streaming promosso da Banco Farmaceutico e Aifa.

Nonostante le caratteristiche del Servizio sanitario nazionale, il 42,2 per cento della spesa farmaceutica è a carico delle famiglie, che nel 2020 (ultimi dati disponibili) hanno speso 8,7 miliardi di euro su un totale di 20,5 miliardi. Chi è in condizione di povertà ha in media un budget sanitario pari a 10,25 euro, meno di 1/5 (17 per cento) della spesa sanitaria di chi non vive quella condizione (60,96 euro mensili). Per le famiglie più povere, inoltre, ben il 62 per cento della spesa sanitaria (6,37 euro) è assorbita dai farmaci e solo il 7 per cento (0,75 euro) è dedicata ai servizi dentistici. Questo determina esiti problematici, poiché ai servizi dentistici si ricorre spesso in funzione preventiva oltre che terapeutica. Le famiglie non povere, invece, destinano il 43 per cento del proprio budget sanitario mensile (25,94 euro) all’acquisto di medicinali e il 21 per cento ai servizi dentistici (12,6 euro).

Sia le persone in condizioni di povertà, sia i non poveri, compiono un “investimento” o un “sacrificio” simile per tutelare la propria salute. Il peso della spesa sanitaria sul totale della spesa per consumi si attesta, per entrambi, su valori molto simili (2 per cento vs. 1,6 per cento) anche se con valori monetari molto distanti (60,96 euro vs. 10,25 euro). Le difficoltà riguardano tutti i residenti, poveri e non poveri: nel 2020 il 15,7 per cento delle famiglie italiane (4 milioni 83 mila famiglie, pari a 9 milioni 358 mila persone) ha risparmiato sulle cure, limitando il numero delle visite e degli accertamenti o facendo ricorso a centri diagnostici e terapeutici più economici. Hanno fatto ricorso a una di queste strategie 33 famiglie povere su 100 e 14 famiglie non povere su 100.

A causa della crisi economica derivante dalla pandemia, molte persone sono state spinte in una situazione di indigenza, e chi già era povero vive una condizione di ulteriore marginalità. “Il nostro rapporto – spiega Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus – rappresenta non tanto e non solo un’analisi sociologica e statistica della povertà, quanto uno strumento per consentire a Banco Farmaceutico di poter fare meglio il proprio lavoro – raccogliere farmaci per gli indigenti – e per smuovere idee e coscienze, fornendo al dibattito alcuni suggerimenti in termini di politiche pubbliche. Crediamo in particolare che, sia nell’ambito del PNRR, sia in quello delle strategie sanitarie generali, occorra valorizzare adeguatamente il ruolo sussidiario del Terzo settore. Crediamo sia sufficiente guardare a ciò che già esiste. A quello che accade, per esempio in alcune regioni, dove gli enti assistenziali hanno assunto una funzione di sistema non ignorabile dalle istituzioni pubbliche, le quali considerano tali enti partner delle politiche sanitarie, coinvolgendole talora nella co-progettazione del welfare locale a sostegno dei poveri”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)