Regolarizzazione migranti, è scontro nel governo. “No a calcoli politici su vita persone”

Sul provvedimento si alzano i toni nella maggioranza, ma le organizzazioni chiedono di non sprecare questa occasione. Forti (Caritas): “Provvedimento necessario, le richieste di aiuto aumentano: non lavorare per molti significa non mangiare”

Regolarizzazione migranti, è scontro nel governo. “No a calcoli politici su vita persone”

Lo scontro ormai è politico: nella maggioranza di governo si alzano i toni sulla regolarizzazione dei migranti. Dopo l’allarme sulla mancanza di manodopera straniera nei campi, per l’emergenza sanitaria legata al coronavirus, il decreto che doveva permettere di sanare la situazione di irregolarità attraverso permessi di soggiorno temporanei (di sei mesi, rinnovabili per altri sei), stenta ancora ad arrivare. Le divergenze tra le forze politiche sono ormai evidenti: a frenare, fin dall’inizio è il Movimento 5 stelle. In un’intervista oggi a 24 Mattino, trasmissione di Radio 24, il capo politico del movimento, Vito Crimi si è detto contrario all’idea di una “sanatoria modello Maroni, Bossi, Fini e altri. “Continueremo a fare tutto quello che serve per l’emersione dal lavoro nero - ha detto -. Ma le ipotesi in campo sulla concessione di permessi di soggiorno temporanei ai migranti irregolari non aiutano, consentono a queste persone di continuare a svolgere lavoro nero ed essere oggetto di sfruttamento”. Sul fronte opposto la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, che da giorni ribadisce la necessità di arrivare a una misura che tenga dentro non solo i lavoratori agricoli, ma anche colf e badanti e parte di quei 600mila migranti irregolari stimati in Italia. Una posizione su cui la ministra di Italia Viva si dice disposta a valutare anche l’ipotesi di lasciare il governo.

Intanto dal mondo sindacale e dell’associazionismo si moltiplicano gli appelli perché non si lasci cadere questa occasione, che arriva dopo anni di appelli inascoltati "No a calcoli politici sulla vita e la salute delle persone - sottolinea Fabio Ciconte, presidente dell'associazione Terra -. Se non si getta il cuore oltre l’ostacolo, il nome di chi ha voltato la testa resterà scolpito nella storia”. Sulla stessa scia la Fai Cgil e tutte le organizzazioni della campagna Ero Straniero. Anche Caritas Italiana parla di una misura, in questo momento più che mai, necessaria. “La regolarizzazione per noi è importante e va fatta - sottolinea Oliviero Forti, responsabile immigrazione dell'organizzazione -. Si tratta di un’esigenza decennale, che più e più volte abbiamo sottolineato, e che ora è aggravata dall’emergenza sanitaria legata al coronavirus. I nostri operatori sul territorio stanno continuando a lavorare con difficoltà e a portare supporto alle persone che vivono nei ghetti in condizioni abitative al limite”. 

La popolazione straniera in situazione di irregolarità in Italia è stimata intorno alle 600mila persone (tra cui almeno 100mila sono colf e badanti). “Anche il settore di cura è caratterizzato da irregolarità, serve un processo di emersione per tirar fuori 600mila invisibili - aggiunge Forti -.  Questo si può fare mettendo in piedi un piano che preveda anche il coinvolgimento delle realtà associative, non per inutili protagonisti, ma perché in molti siamo già attivi in diversi settori, a cominciare da quello agricolo.  Conosciamo questo mondo e possiamo sostenere e agevolare anche il percorso burocratico amministrativo che seguirà. Bisogna fare memoria delle regolarizzazioni passate e dei problemi che ci sono stati, per esempio nelle procedure, alcuni non riuscivano a completarle e sono rimasti vittima di speculatori. La criminalità è pronta anche oggi ad approfittarne”.

L’auspicio è, dunque, che la misura arrivi in tempi brevi, almeno in agricoltura. “Questo non solo per mettere in sicurezza le persone e i territori - aggiunge Forti -. Ma anche per i consumatori, perché i prezzi dei prodotti agricoli potrebbero diventare nel tempo insostenibili. Se, poi, si avrà il coraggio di fare un’ampia regolarizzazione non potremo che salutarla con grande favore. Ma per ora almeno partiamo da qui”. 

Intanto in Calabria, nella zona di Rosarno e Taurianova la situazione nei ghetti rimane critica e poco è cambiato in questi mesi, dall’inizio dell’epidemia di Covid 19. “Siamo in attesa di risposte e di incontri, da parte delle autorità locali - spiega Francesco Piobbichi di Mediterranean Hope, il progetto per migranti e rifugiati delle Chiese evangeliche -. Noi continuiamo a fare assistenza, abbiamo distribuito di nuovo mascherine e un gel igienizzante realizzato da una ragazza delle Brigate per la solidarietà attiva. Ma quello che facciamo non basta rispetto alla questione drammatica che stiamo vivendo. La nottata non passerà brevemente, finita la stagione della raccolta non finirà l'emergenza sanitaria”. Molti migranti si trovano a vivere nelle baraccopoli in Calabria per l’impossibilità di pagare un affitto, anche quando sono in regola.  “Giusto pensare alla regolarizzazione ma il problema rimane il salario, nei ghetti non ci sono solo irregolari - spiega Piobbichi -. Molti fanno questa vita per mandare i soldi a casa, in Africa. Con un salario basso non possono permettersi di inviare soldi ai familiari e pagare anche un affitto. Bisognerebbe pensare a provvedimenti di ampio respiro e fare più controlli, nei campi sta aumentando sia il lavoro nero che il lavoro grigio, quello al limite della legalità”.

La condizione dei lavoratori stagionali richiede risposte urgenti e immediate - aggiunge Intersos, attiva nelle campagne del foggiano e sulla costa ionica - La regolarizzazione dei migranti privi di permesso di soggiorno è un intervento di legalità e affermazione dei diritti umani fondamentali, per favorire l’emersione di coloro che sono costretti a lavorare irregolarmente e a vivere in condizioni di sfruttamento, per tutelare la salute garantendo l’accesso a diritti e servizi fondamentali, a cominciare da sanità, acqua, igiene e soluzioni abitative dignitose”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)