Rotta balcanica, Lamorgese. “Riammissioni dall’Italia tutelano i più vulnerabili”

La ministra dell’Interno interviene nel question time alla Camera, rispondendo a un’interrogazione del deputato di Leu, Erasmo Palazzotto. Incremento persone rintracciate: dai 1567 del 2018 si passato a 3.568 nel 2019 e 4.120 nel 2020. “Croazia e Slovenia sono paesi sicuri”

Rotta balcanica, Lamorgese. “Riammissioni dall’Italia tutelano i più vulnerabili”

Si registra un “significativo” incremento degli ingressi irregolari dalla rotta balcanica al nostro paese: secondo i dati del Viminale le persone rintracciate sono  raddoppiate nel 2019 rispetto al 2018, si è passati da 1567 a 3568. Dato che nel 2020 ha subito “un ulteriore aumento attestandosi a 4120 rintracci”. Lo sottolinea la  ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, rispondendo durante il question time a un’interrogazione del deputato di Leu, Erasmo Palazzotto, sulle “riammissioni informali” dall’Italia alla Slovenia. “L’accordo bilaterale con la Slovenia, sottoscritto nel 1996 ha consentito nel 2020 di procedere alla riammissione degli stranieri rintracciati all’atto dell’attraversamento del confine - spiega la ministra -. Nell’anno appena concluso sono state effettuate verso la Slovenia 301 riammissioni dalla provincia di Gorizia e 1000 dalla provincia di Trieste”.

Lamorgese ha sottolineato, inoltre, che l’accordo con la Slovenia, opera parallelamente al Regolamento di Dublino “limitandosi a disciplinare le forme di collaborazione italo-slovena solo per quei casi di riammissione informale dei migranti rintracciati immediatamente a ridosso della linea confinaria, secondo presupposti spaziali e temporali indicati dall’accordo stesso”. “Desidero evidenziare che le procedure di riammissione tutelano le categorie di stranieri vulnerabili o più esposti ad eventuale pericolo, non sono quindi applicabili a particolari soggetti cioè ai migranti a cui sia stata riconosciuta qualsiasi forma di protezione internazionale, ai minori, alle persone che presentano malattie e agli stranieri registrati al sistema Eurodac - aggiunge -. E’importante chiarire che a tutti gli stranieri vengono fornite, con l’ausilio di mediatori culturali e tramite la consegna di appositi opuscoli, opportune informazione su come formulare istanza di protezione internazionale, che se presentata non dà luogo alla riammissione”.

Rispetto alla questione dei respingimenti a catena dall’Italia alla Slovenia, dalla Slovenia alla Croazia e dalla Croazia alla Bosnia, la ministra ha precisato che "la Slovenia aderisce alla Convenzione di Ginevra e che, inoltre, la stessa Slovenia, come la Croazia sono considerati paesi sicuri sul piano del rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali. Pertanto le riammissioni avvengono verso uno stato europeo, la Slovenia, dove vigono normative internazionali analoghe a quelle del nostro paese”.

Il deputato di Leu, Erasmo Palazzotto, ha replicato che quanto accade in Bosnia è “disumano”, una situazione che testimonia il “fallimento dell’Unione europea nella gestione dei flussi migratori”. “Il tema della rotta balcanica non è nato oggi o in questi mesi, è un tema che ci portiamo dietro da anni, nel 2017 le stesse immagini le abbiamo viste in Serbia, al confine con l’Ungheria, e anche in quel caso abbiamo assistito all’incapacità dell’Europa di difendere il proprio stato di diritto - afferma Palazzotto-. Io credo che l’Italia e l’Europa non possano permettersi tutto questo e ritengo che in nostro paese, a fronte dei trattamenti inumani e degradanti che subiscono le persone, debba sospendere le riammissioni informali e porre la questione della tutela dello stato di diritto in sede di Consiglio europeo, per porre fine a questa barbarie”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)