Rotta balcanica: a Velika Kladusa 400 persone fuori dalle strutture, in attesa di partire

Nel nord della Bosnia Erzegovina, il campo informale accoglie gruppi di persone in transito. La testimonianza di Mohammed, fuggito quattro anni fa dall’Iran, cristiano, 24 anni: “Per due volte la polizia è arrivata e ha dato fuoco a tutte le tende. Ora andrò nel bosco”

Rotta balcanica: a Velika Kladusa 400 persone fuori dalle strutture, in attesa di partire

La situazione dei migranti al confine croato con l’Unione europea è drammatica. A Velika Kladusa, nel nord della Bosnia Erzegovina, vanno e vengono gruppi di persone che cercano un futuro diverso. Famiglie che cercano di dribblare lo stop della polizia croata, conosciuta per i modi violenti usati contro chi viene catturato.

La testimonianza di Mohammed è simile a quella di tanti altri. Fuggito quattro anni fa dall’Iran, cristiano, 24 anni d’età, sta aspettando che il cellulare si ricarichi in un negozio nei dintorni. “Per due volte la polizia è arrivata e ha dato fuoco a tutte le tende”, racconta. “Questa qui era la mia. Ora andrò nel bosco, metterò della plastica per terra e dormirò dentro al sacco a pelo. Ogni giorno mangio di meno. È molto dura la situazione per i migranti”.

La mappa. Quel posto è chiamato “helicopter place”, sembra una sorta di palude, ma a ondate diventa un campo informale per chi passa di lì, dai minori non accompagnati a famiglie al completo, tutti riparati in qualche modo da teli di plastica o tende, senza servizi igienici né elettricità. Tutti nell’attesa di poter entrare nell’Ue, senza essere riportati in campi più lontani dalla Croazia, come quello di Lipa. Fino a fine ottobre all’helicopter place si incontravano circa 300 persone, spazzate poi via dalle ruspe. Un luogo che si riempie e si svuota a corrente alternata.

Il freddo è ormai arrivato e i locali dicono che fuori dalle strutture ci sono ancora 300 persone in zona Bihac e altre 400 a Velika Kladusa. Si nascondono nel bosco o in case abbandonate, ma anche queste ultime vengono colpite a ripetizione dagli sgomberi.
I Paesi d’origine. Molte delle persone arrivano dall’Afghanistan, ma se ne incontrano anche altre partite da Iran, Pakistan e Nepal. Puntano tutte all’Unione europea, soprattutto a Francia, Germania o Inghilterra, ma il rischio di essere rispediti indietro resta alto fino alla fine. Come è successo a Mohammed, che dopo aver raggiunto la Slovenia è stato riportato prima in Croazia, poi ancora in Bosnia.

La solidarietà a Velika Kladusa è organizzata perlopiù da volontari, sempre alla ricerca di indumenti pesanti e beni di prima necessità. Mentre i migranti devo spesso fare i conti con le violenze subite dalla polizia croata: in molti raccontano di umiliazioni di ogni genere.

L’articolo integrale di Sara Del Dot (da Velika Kladusa, Bosnia Erzegovina), "Rotta balcanica: migranti bloccati tra Bosnia e Croazia alle porte dell’inverno" può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)