Terremoto centro Italia. Caritas: oltre 21 milioni di euro erogati in due anni

A due anni dal sisma che ha interessato diverse regioni del centro Italia, il bilancio della Caritas nazionale. I fondi raccolti superano quota 27,5 milioni di euro. Oltre 40 le strutture polifunzionali realizzate o in fase di realizzazione. “Popolazioni colpite vanno rese protagoniste delle scelte”

Terremoto centro Italia. Caritas: oltre 21 milioni di euro erogati in due anni

ROMA - Oltre 27,5 milioni di euro raccolti per la ricostruzione post terremoto, più di 21 quelli erogati e più di 40 strutture polifunzionali realizzate. È questo il bilancio della Caritas nazionale a due anni dal primo sisma che nella notte del 24 agosto 2016 sconvolse il centro Italia, seminando morte e distruzione in una vasta area composta da ben 140 comuni, in quattro regioni. Undici, invece, le diocesi coinvolte dal terremoto. “La realtà ecclesiale – si legge in una nota della Caritas – ha cercato di sviluppare subito scelte che guardassero al futuro, delineando modi certi per contribuire alla ricostruzione delle comunità, fondata sull’identità di queste popolazioni, che vanno rese protagoniste delle scelte”. 

A sostegno degli interventi della Caritas, la colletta nazionale indetta dalla Cei il 18 settembre 2016 e numerosissime altre donazioni, che hanno permesso di raccogliere oltre 27,5 milioni di euro, di cui 16 milioni provenienti dalle diocesi italiane e 1 milione messo subito a disposizione dalla Cei. “Secondo una consolidata esperienza, sono stati promossi gemellaggi tra località terremotate e Delegazioni regionali Caritas - continua la nota -. Contemporaneamente, Caritas Italiana si è attivata nella costruzione di luoghi polifunzionali, pensati per rendere possibili le attività religiose, culturali e aggregative delle comunità. Grazie a questo sforzo state realizzate o progettate in tutte le diocesi terremotate diverse tipologie di centri di comunità: container assemblati, prefabbricati metallici, strutture con fondamenta, in muratura, acciaio o legno”. 

A due anni dalle prime scosse, sono oltre 40 le strutture polifunzionali realizzate o in fase di realizzazione dalla Caritas sui territori colpiti: tra questi ci sono 32 “Centri di comunità” (24 realizzati, 8 in fase istruttoria), quattro strutture destinate all’accoglienza, sette tra servizi caritativi e spazi socio-pastorali (5 realizzati, 2 in fase istruttoria) e due loculari all’interno del cimitero di Amatrice”. Un “significativo intervento di promozione territoriale attraverso una adeguata fase progettazione sociale” che ha permesso ad oggi di erogare “quasi 14 milioni di euro ed altri 7 milioni sono già stati impegnati per ulteriori interventi programmati”. 

In particolare, con le offerte pervenute dalle caritas della Basilicata, Lazio, Lombardia, Puglia e Toscana sono stati già realizzati nella Diocesi di Rieti numerosi interventi: soluzioni abitative di prima emergenza per le famiglie (oltre 50 container), 10 centri di comunità (Accumoli, Grisciano, Amatrice, Sant’Angelo, Scai, Cittareale, Leonessa, Terzone, Posta), 4 strutture di accoglienza (Amatrice, Scai, Torrita, Cittareale), numerosi progetti di sostegno economico alle famiglie e piccole imprese del territorio. Nelle Marche, le offerte delle caritas del Piemonte hanno consentito la realizzazione di interventi nella diocesi di Ascoli Piceno: due centri di Comunità a Borgo di Arquata ed Offida, spazi pastorali a Pescara del Tronto, Montegallo e Maltignano, oltre a sostenere le situazioni di maggiore fragilità di famiglie e imprese locali. Sempre nella stessa diocesi, con il contributo delle caritas estere è stato realizzato il centro polifunzionale di Arquata del Tronto.

I vari gemellaggi promossi dalla Caritas hanno permesso di avviare diverse iniziative in tutta l’area colpita dal sisma. L’aiuto economico raccolto dalle Caritas dell’Emilia Romagna, ad esempio, sta consentendo la realizzazione di interventi nella diocesi di Camerino (tre centri di comunità di San Ginesio, Caldarola e Visso ed una struttura di accoglienza ad Esanatoglia). Le risorse raccolte dalle caritas delle Marche, invece, sono state destinate alla realizzazione del centro di comunità di Amandola, nella diocesi di Fermo. Sempre in questa diocesi, grazie al contributo delle caritas della Liguria è stato possibile realizzare il centro di comunità di Sant’Angelo in Pontano e si stanno verificando due ulteriori interventi a Montefortino  e Gualdo. Il contributo delle caritas della Calabria, unitamente a parte di quello del Piemonte e della Liguria, è stato determinante per la realizzazione del centro di comunità di Force, nella diocesi di San Benedetto del Tronto.  

La generosità delle caritas del Triveneto è stata utilizzata per consentire la realizzazione di tre centri di comunità nella diocesi di Macerata (Colmurano, Montefano, Tolentino) ed uno a Norcia, in Umbria. Sempre nella diocesi di Spoleto-Norcia, sono stati realizzati due ulteriori centri di comunità a Cascia (con il contributo delle caritas della Campania) ed Avendita (con il contributo delle caritas della Sardegna), destinando quanto raccolto dalle caritas dell’Umbria per gli interventi della prima fase emergenziale e di progettazione sociale. Infine, la solidarietà espressa visibilmente dalle caritas dell’Abruzzo-Molise e della Sicilia ha consentito di intervenire specificatamente sulle diocesi abruzzesi di L’Aquila, Teramo e Pescara per sostenerle soprattutto dopo gli eventi di gennaio 2017, con interventi diretti a Campotosto (dove è prevista la realizzazione di un centro di comunità), Castelli, Ponzano di Civitella del Tronto e Farindola.

Tra le iniziative che la rete Caritas ha messo in campo, inoltre, c’è anche una “lettura sistematica di tipo sociale, economico e sociodemografico delle province colpite dal terremoto”, spiega la nota della Caritas.Un’iniziativa voluta per “analizzare e individuare elementi strutturali per giungere unitariamente alla definizione di linee progettuali prioritarie di sviluppo, che caratterizzeranno e orienteranno le future scelte economiche e progettuali degli interventi post-terremoto”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)