Tetto stranieri in classe? Valditara visiti il “modello Torpignattara”

L'invito dell'associazione Asinitas, che con il progetto Galassia Torpigna sperimenta un protocollo operativo per la scuola inclusiva: un'alleanza che valorizza le differenze, anziché trasformarle in disuguaglianze

Tetto stranieri in classe? Valditara visiti il “modello Torpignattara”

Altro che tetto per gli alunni stranieri in classe: a Roma c'è un modello che non teme diversità e contaminazioni, ma anzi le valorizza e ne fa ricchezza. E' il “modello Torpignattara”, con cui l'associazione Asinitas replica oggi alla discussa proposta del ministro Valditara, sostenuta da Salvini. Una proposta che “svela, più di altre, la natura escludente e razzista che ne informa la visione del mondo e della società, scuola inclusa”, commenta Alessandra Smerilli, presidente di Asinitas, associazione che da quasi vent’anni si occupa, nel quartiere romano di Torpignattara, di educazione, formazione e inclusione sociale. “Avere meno stranieri in classe è semplice – suggerisce Smerilli -: basterebbe mettere mano alla legge sulla cittadinanza, concretizzare le diverse e valide proposte di legge che sono state presentate negli ultimi anni: dalla proposta dello ius soli temperato e lo ius culturae (che ottennero l’approvazione della Camera nel 2015 ma non la maggioranza politica per potersi trasformare in legge) e lo ius scholae, che lega l’acquisizione della cittadinanza al compimento di un ciclo di studi, presentato in Parlamento nel 2022 ma uscito dall’agenda politica in breve tempo”.

E se a intimorire il ministro sono le differenze culturali, allora il suggerimento è quello di visitare proprio Torpignattara, dove il progetto “Galassia Torpigna” sperimenta un protocollo operativo per la scuola inclusiva: un'alleanza che valorizza le differenze, anziché trasformarle in disuguaglianze.

“Il Ministro Valditara potrebbe prendere un bus e da Palazzo Chigi raggiungere

in pochi minuti Torpignattara, o 'Torpigna' come amano chiamarla i suoi abitanti, quartiere

multiculturale nel quadrante est di Roma, rappresentata alternativamente – a seconda di chi la osserva e la racconta – come laboratorio di convivenza multietnica all’avanguardia o quartiere degradato a rischio esplosione - continua Smerilli - A Torpignattara vivono seconde e ormai anche terze generazioni di ragazzi e ragazze con background migratorio. Non stranieri, ma ragazze e ragazzi italo-bangladesi, italo cinesi, italoegiziani”.

E' qui che Asinitas, insieme alle scuole Laparelli e Salacone, al Municipio e a numerose associazioni attive sul territorio come Cemea del Mezzogiorno, A Sud, Altramente, Pisacane 0-99, Ecomuseo Casilino e Ascs hanno avviato un percorso di condivisione e partecipazione, che per tre anni scolastici “cementerà un'alleanza educativa tra istituzioni, scuole e associazioni del territorio per lottare contro l'esclusione e la segregazione scolastica. Si chiama Galassia Torpigna, perché il modello che intende creare tra tutti gli attori della comunità educante è sinergico: una Galassia dunque, non un insieme di pianeti”, spiega Smerilli. Galassia Torpigna è un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e Asinitas ne è capofila: “Vogliamo fare in modo che le nostre scuole diventino sempre più aperte, inclusive, capaci di accogliere le sfide e le opportunità che la società multiculturale ci offre. Occorre che le scuole e le associazioni mettano in comune e in campo le esperienze, gli strumenti e le pratiche utili a prevenire e contrastare fenomeni di dispersione o di segregazione scolastica”.

L'obiettivo è sperimentare un protocollo operativo per una scuola interculturale. “L'esatto

contrario di quanto auspica Valditara. Un protocollo che risponde alle esigenze reali del territorio, non alle idee retrograde di un ministro. È per questo che agli abitanti delle stanze chiuse del Ministero dell'Istruzione e del Merito farebbe molto bene conoscerlo, e conoscere scuole come la Pisacane e la Deledda, sono scuole pioniere, apripista di sperimentazione pedagogica, il cui enorme lavoro di mediazione sociale e tenuta del tessuto sociale sul territorio dovrebbe essere riconosciuto e sostenuto dalle istituzioni”, conclude Smerilli.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)