Dipendenze in crescita. C'è consapevolezza rispetto agli effetti collaterali e ai danni delle c.d "droghe leggere"?

La prevenzione dovrebbe iniziare prestissimo, visto e considerato che l'età dei consumatori si sta pericolosamente abbassando.

Dipendenze in crescita. C'è consapevolezza rispetto agli effetti collaterali e ai danni delle c.d "droghe leggere"?

Il consumo delle cosiddette “droghe leggere” tra gli adolescenti registra un costante e preoccupante aumento. In cime alla classifica dei consumi è la cannabis, utilizzata da quasi un terzo della popolazione studentesca tra i 15 e i 19 anni. Negli ultimi anni, però, pare raccogliere consensi anche la “spice“, nota anche come K2 o “Black Mamba”, ovvero un miscuglio di erbe essiccate che produce effetti simili a quelli della marijuana, ma con conseguenze ben più gravi per la salute: aggressività, ipertensione, aumento della pressione sanguigna, allucinazioni visive.
Seguono le nuove sostanze psicoattive (ketamina, oppioidi, triptamine, fentanili, cannabinoidi e catinoni sintetici), la cocaina, gli stimolanti e gli allucinogeni. In crescita anche la tendenza ad assumere antidolorifici per lo sballo. All’elenco si aggiungono anche  eroina, benzodiazepine e altre sostanze che vengono mescolate con alcool o  psicofarmaci.
C’è consapevolezza rispetto agli effetti collaterali e ai danni che determinano queste sostanze? Poca, anzi pochissima.
Circola la convinzione che si tratti di droghe “leggere”, ma queste sostanze inducono nel cervello danni irreversibili. La cannabis causa problemi nell’apprendimento e nella memoria, altera significativamente i riflessi di chi guida vetture o moto. Predispone, inoltre, al consumo di altre droghe.
Tra i giovani sembra inoltre molto diffuso il cosiddetto policonsumo, le sostanze si associano tra di loro o con bevande alcoliche o farmaci, generando mix pericolosissimi.
Il sistema di prevenzione e contrasto all’utilizzo di queste droghe purtroppo non è adeguato e spesso i genitori non si accorgono neppure che i figli stanno facendo uso di stupefacenti, che costano relativamente poco e sono reperibili anche sul web.
Molti ragazzi sono in grado di produrre anche droghe fai-da-te, come la “Purple Drank”, che si ottiene mescolando il contenuto di un flacone di sciroppo per la tosse a base di codeina (un oppiaceo analgesico) con una bevanda gasata. La bibita viola che ne esce offre una sensazione di vaghezza e liquidità mentale. In pratica, una sorta di sedazione diffusa. Forte pare il suo legame con la musica trap, genere  molto popolare tra gli adolescenti.
Ma perché i nostri giovani hanno così tanto bisogno di “sballo”?
Sarebbe troppo semplicistico affermare che gli adolescenti di oggi equivocano profondamente il senso del divertirsi, confondendolo con tutto ciò che è eccesso. In realtà, trap e purple drank sembrano abbracciare il medesimo black hole insito nella nostra società in crisi.
Per comprendere il disagio occorre andare alla radice della sua manifestazione. Gli esperti ci dicono che alla base del consumo di droghe ci sia la necessità di manipolare i propri stati d’animo. Il poliabuso pare assicurare il contenimento degli stati emotivi. Le emozioni terrorizzano perché i nostri giovani non sono preparati a gestirle. Esse confluiscono in un indistinto sentimento di angoscia, che purtroppo non è soltanto giovanile. Anzi, è il retaggio di una società scarnificata e priva di senso, terrorizzata dai propri limiti, insicura e incapace di contenere i fallimenti.
Alla base di tutto un profondo senso di “mancanza” che fa da humus al fiorire del disagio. Poi, certo, alla radice di queste dipendenze c’è anche il desiderio di sentirsi parte di un gruppo.
Cosa fare per arginare questa deriva?
La prevenzione dovrebbe iniziare prestissimo, visto e considerato che l’età dei consumatori si sta pericolosamente abbassando. A scuola bisognerebbe avviare percorsi strutturati di educazione alla salute, all’interno dei quali inserire programmi efficaci e concreti di contrasto all’assunzione delle droghe. La pratica sportiva potrebbe rappresentare un valido supporto. Il coinvolgimento delle famiglie in questi percorsi dovrebbe essere essenziali, ma anche quello del territorio, della politica e delle forze dell’ordine.
Sappiamo bene come, soprattutto in certi ambienti degradati, il consumo si saldi al piccolo spaccio, che procura denaro apparentemente facile e una sorta di posizione di potere all’interno delle piccole comunità.

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Fonte: Sir