G di Giocare (e Giocarsi). Il verbo giocare assume un significato ancora diverso e importante nella sua forma riflessiva

C'è un altro modo ancora di giocare ed è quello di mettersi nei panni dei figli ancora bambini e riuscire ad immedesimarsi con loro.

Maturità dell’uomo significa avere ritrovato la serietà

che si metteva nel gioco da bambini.

  1. W. Nietzsche
G di Giocare (e Giocarsi). Il verbo giocare assume un significato ancora diverso e importante nella sua forma riflessiva

G di Giocare e Giocarsi. Giocare è qualcosa che è connaturale all’uomo da sempre, eppure è una delle attività che per prime si abbandonano una volta divenuti adulti. Per anni interi un bambino gioca soltanto, poi con gli anni questa facoltà vede ridursi drasticamente il tempo dedicatole. In realtà ci sono adulti che si ritagliano passioni ludiche smodate, più che se fossero degli hobby o degli sport e si radunano periodicamente per sofisticati giochi di società solo per grandi, oppure si isolano per praticare collezionismo e costruzioni, ma si tratta di giochi troppo seri talvolta per venir considerati tali… C’è poi il gioco d’azzardo quale vera e propria piaga sociale, in Italia e nel mondo: un gioco legato al denaro e praticato molto spesso per necessità che quindi perde ogni valenza ricreativa ed educativa e diviene, invece, un vizio da cui è assai difficile disintossicarsi. C’è, però, un altro modo ancora di giocare ed è quello di mettersi nei panni dei figli ancora bambini e riuscire ad immedesimarsi con loro, entrare, in punta di piedi, nel loro mondo di fantasia, saper assecondarli nelle invenzioni, nei meccanismi o riti che a loro servono per trovare soddisfazione. Questo giocare è qualcosa di salutare che tutti i papà e le mamme dovrebbero saper fare anche se non è affatto scontato riuscirci. Vuol dire “perdere” tempo con i propri figli, mettersi al loro livello, ovvero prenderli molto seriamente – perché il gioco è una cosa seria – e accettare l’idea che il fine di quell’attività è in se stessa.

Ammettiamolo, infatti, quando non c’è un ritorno immediato, un tornaconto o un risultato, noi grandi siamo poco disposti ad investire energie; giocare, invece, ha proprio questa caratteristica: si fonda sulla gratuità e chi vi partecipa deve rispettare questa regola fondamentale. Forse, in queste settimane di quarantena, in qualche famiglia sono ritornati in auge i giochi che di solito appartengono ai giorni di vacanza al mare o in montagna quando fuori piove. Alcuni di essi sono intramontabili, fatti di regolamenti non scritti ma tramandati oralmente e capaci di intrattenere da 0 a 99 anni come viene scritto sulle confezioni. Anche il Papa ha avuto modo di richiamare l’importanza del gioco, in un discorso ai genitori di una parrocchia romana il 6 maggio 2018: “quando confesso un papà o una mamma che ha figli più o meno piccoli […] domando se giocano con i figli. I valori si trasmettono anche giocando. […] Questo è importante, non si deve perdere! “Ma, torno stanco… Non so, mi piace guardare la televisione…”. Ma gioca con i tuoi figli! “È noioso…”. No, impari. Questo è un grande criterio! Papà e mamma che sanno giocare: perdere il tempo con i figli.

Il verbo giocare, però, assume un significato ancora diverso e importante nella sua forma riflessiva. Giocarsi significa assumersi il proprio ruolo all’interno del contesto in cui si opera ed è quindi un’azione fondamentale non solo in ambito professionale, ma prima ancora all’interno della famiglia. Giocarsi vuol dire spendersi per fare al meglio possibile ciò che solo tu puoi fare. Scommettere – in questo caso mi si conceda la parola – sulle proprie forze per trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Sta soprattutto alla generazione di mezzo, sapersi giocare pienamente nel ruolo di figli di genitori anziani e in quello di genitori di figli piccoli; ma a ciascuna età si può essere pedina vincente sul piano di gioco. Quando, come può avvenire nel tempo difficile che stiamo vivendo, siamo tentati di non avere più uno sguardo che va lontano con coraggio e soprattutto con la speranza che il domani sia migliore, ecco che forse stiamo venendo meno alla nostra sfida. Trafficare i propri talenti, investirli senza seppellirli per paura di perderli, questo vuol dire giocarsi. Come quando ci si fida di una persona e gli si stringe fiduciosi la mano, così è con la vita molte più volte di quante si immagini: c’è un momento in cui non puoi saltare il giro, devi buttarti, perché è proprio il tuo turno e di nessun altro.

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Fonte: Sir