Il dolore per Diana e come possiamo prevenire simili tragedie

La riflessione delle operatrici della nascita del Centro "Il Melograno" a partire dal caso della piccola di un anno e mezzo abbandonata per giorni a casa e morta di stenti: "E' ancora lontana una collettività che si prenda cura di ogni nuova nascita e sappia stare vicino alle madri e ai padri"

Il dolore per Diana e come possiamo prevenire simili tragedie

Una bambina di un anno e mezzo che muore di stenti da sola nel suo lettino è qualcosa di atroce. Si cerca di distogliere presto il pensiero perché intollerabile oppure si grida la propria rabbia contro l’artefice del delitto o contro chi non l’ha impedito.
Come donne e come operatrici della nascita del Melograno di Roma, che da quarant’anni lavorano accanto alle mamme accogliendole e sostenendole nel percorso iniziale del loro diventare madri, vorremmo, senza additare colpevoli, unire il nostro grido di dolore a quello di chi ha indicato con grande chiarezza il punto nodale rispetto a quanto accaduto: è ancora lontana la realizzazione di una collettività che si prenda cura di ogni nuova nascita come ‘bene comune’, che sappia stare vicino alle madri e ai padri rispondendo ai diversi bisogni che esprimono, o a volte celano, sul piano non solo medico-sanitario, ma anche affettivo, relazionale, culturale, sociale.
Accanto al dolore, c’è anche il desiderio di offrire uno spazio per un pensiero costruttivo, maturato in tanti anni di esperienza e passione professionale, una riflessione in merito a ciò che pensiamo possa essere un passo avanti nella prevenzione di eventi di questo tipo. Alle istituzioni e alla politica che di fronte a tali tragedie, si scuote e decide di agire, diciamo che concretamente occorre:
una collettività che non giudica e che non impone stereotipi di maternità o modelli di genitore e di famiglia ‘normale’ o ‘adeguata’;
- un rapporto di rete tra i diversi luoghi del percorso nascita, tra ospedale e territorio, tra consultori e servizi sociali, che si traduca in un sistema integrato di cura e di assistenza personalizzata nei cosiddetti primi 1000 giorni, in gravidanza, al momento del parto, nel puerperio e nei primi anni di vita del figlio/a;
punti nascita che sappiano accogliere le diverse dimensioni del “venire al mondo”, le emozioni, le sofferenze, le fragilità di ciascuna donna che diventa madre, e che sappiano anche riconoscere i fattori di rischio e i segnali di disagio, ormai ben definiti nella letteratura scientifica;
servizi domiciliari attivati strutturalmente per tutte le donne subito dopo il parto, che consentano di prendersi cura e supportare le difficoltà che tutte le donne incontrano nei primi giorni di avvio della relazione con il bambino/a, e soprattutto di stare accanto a chi non sa o non è in grado di chiedere aiuto; numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato l’efficacia di un servizio del genere nella prevenzione del maltrattamento infantile (v. Linee Guida per gli interventi di home visiting, Cismai 2017).
In tanti anni abbiamo promosso e attuato specifici progetti per realizzare quanto sopra dichiarato, sia con interventi di home visiting, sia con interventi di ascolto e supporto in alcuni ospedali romani, nei reparti di ostetricia, di neonatologia e di terapia intensiva neonatale. Abbiamo sostenuto migliaia di donne, nei nostri quarant’anni di impegno al loro fianco, ascoltando molteplici storie di vita e dando voce a dolori e vissuti di sofferenza, emersi anche nelle situazioni apparentemente più tranquille o mai manifestati ad altri. Nel corso dei nostri interventi a volte si sono sciolti nodi che bloccavano una serena relazione con il bambino, a volte sono emerse competenze materne in molte mamme sfiduciate e convinte di non averne affatto per una bassissima autostima; a volte abbiamo accompagnato mamme nell’intraprendere specifici percorsi di cura che non immaginavano di poter ricevere, necessari anche per potersi prendere cura a loro volta del bambino. In alcuni casi, più rari, abbiamo invece sostenuto la mamma nel riconoscere il bisogno di separarsi dal suo bambino perché non disponibile ad assumersi il ruolo materno. In tutti i casi è stato importante e determinante far sentire alle donne che non erano sole, ma c’era una collettività che intendeva prendersi cura di ognuna di loro.
Purtroppo finora questi progetti hanno avuto tutti un inizio e una fine, limitati nel tempo, nelle risorse, nei territori e nel numero delle donne e delle famiglie destinatarie. Manca ancora la possibilità di strutturarli in modo stabile e in tutti i territori. E’ un percorso ancora lungo, che comporta cambiamenti di ottica, di pensiero e di modalità concrete. Si teme anche di non avere sufficienti risorse economiche per attuarlo, senza considerare che è stato dimostrato da più di uno studio autorevole (Unicef Dicembre 2008-Come cambia la cura dell’infanzia - Un quadro comparativo dei servizi educativi e della cura per la prima infanzia nei paesi economicamente avanzati; Cismai, Università L. Bocconi, Terre des Hommes - Studio nazionale “Tagliare sui Bambini è davvero un risparmio?” Spesa pubblica: impatto della mancata prevenzione della violenza sui bambini; A. Bauer, M. Parsonage, M. Knapp, V. Iemmi & B. Adelaja 2014 - The costs of perinatal mental health problems Report summary) che investire risorse in questa direzione con servizi di sostegno alla genitorialità, comporta notevoli risparmi a lungo termine, poiché i primi anni di vita sono basilari e determinanti per l’intero sviluppo di ciascuna persona e i più sensibili per gli interventi di prevenzione.
Per ogni bambino/a che nasce avere un buon inizio di vita non è un optional né un lusso, è un diritto. Ed è un dovere irrinunciabile per una società consentirlo.
Forse allora non leggeremo più nelle indagini statistiche che:
- continua ad allungarsi la lista dei bambini e delle bambine vittime di maltrattamento, incuria, violenza fino alla forma estrema dell’uccisione, da parte della propria madre o padre;
- la nascita di un figlio aumenta lo stato di povertà ed esclusione sociale delle famiglie;
- la maternità è la prima causa di abbandono del lavoro per le donne;
- sono in aumento le depressioni post-partum;
;
- la gravidanza non protegge dal femminicidio e dalle varie forme di violenza di genere, anzi a volte ne è la causa
ma cominceremmo a sentirci sempre più parte di una collettività che sa dare il suo reale benvenuto ad ogni nuovo bambino/a che viene al mondo, consapevole che i neonati di oggi saranno gli adulti che guideranno il mondo domani e altrettanto consapevole che la nascita di un figlio comporta la nascita di una madre e di un padre da accompagnare e sostenere sempre

di Centro "Il Melograno" di Roma*

* Il Melograno Centro Informazione Maternità e Nascita di Roma è un’associazione di promozione sociale senza scopo di lucro per una nuova cultura della maternità, della nascita e della prima infanzia. E' attivo nella capitale dal 1983.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)