Il ricordo del prof. Federico Talami, la cultura al servizio del bene comune

"Guidava noi giovani innamorati della nostra città a immaginarne il futuro, pensando agli effetti delle nostre scelte"

Il ricordo del prof. Federico Talami, la cultura al servizio del bene comune

La politica e l’insegnamento sono le due grandi passioni che hanno animato fino agli ultimi giorni la vita pubblica del prof. Federico Talami, che ha concluso la sua esperienza terrena venerdì 17 aprile all’età di 92 anni. Primo cittadino di Abano Terme dal 1960 al 1979 e docente di Lettere per quarant’anni all’istituto Barbarigo, Federico Talami, secondo di sette tra sorelle e fratelli, ha sempre condiviso l’impegno professionale nella scuola e la passione civica. Alla guida di amministrazioni a maggioranza democristiana, ha guidato Abano in anni di forte contrapposizione ideologica e di sfide per trasformare il paese in centro termale europeo. Molti lo ricordano con l’epiteto di “professore”, per altri, soprattutto ad Abano Terme, è semplicemente il “sindaco”.

Private, ma sempre trasparenti, sono state la sua fede profonda e la passione per la famiglia, cresciuta insieme alla moglie Angelina Bacciga (per tutti Romanina), anche lei docente al Barbarigo. Insieme hanno avuto otto figli, due prematuramente scomparsi. Il vigore e l’integrità che anche gli avversari politici gli hanno sempre riconosciuto hanno ispirato scelte lungimiranti come la costruzione di scuole, l’apertura di strade per allontanare il traffico dalla zona più abitata, l’apertura della Biblioteca civica, l’acquisizione della collezione che è alla base del Museo di villa Bassi.

«Maestro di politica e di altruismo, ci ha fatto capire che sono sinonimi – sintetizza Armando Gennaro, chiamato nel 1979 a raccogliere il testimone di Talami alla guida di Abano – Guidava noi innamorati della nostra città a disegnarne il futuro pensando a quali effetti avrebbero portato le nostre scelte nel lungo periodo». Tra le tante scelte delle amministrazioni Talami, Gennaro ne sottolinea due: «L’adozione del primo Peep, piano di edilizia economica popolare, fu pianificata distribuendo gli insediamenti di edilizia popolare in diverse aree della città, con residenze popolari intrecciate al tessuto urbano senza “isole” separate».

Fondamentale fu anche la conquista della prima legge termale approvata in Italia e adottata dalla Regione. Spiega Gennaro: «Quello del 1975, con la legge per la termalità, fu un grande successo che valorizzava l’acqua termale come bene pubblico e preveniva rischi di subsidenza dovuti all’eccessivo emungimento, rischi che si erano già evidenziati con il crollo di una parte di un hotel».

Profonda è la traccia lasciata nelle centinaia di studenti che lo hanno visto salire in cattedra. «Per molti di noi che abbiamo avuto la fortuna di averlo come docente è rimasto un punto di riferimento ben oltre gli anni di liceo – ricorda Patrizia Gregori, diplomata al liceo classico dell’Istituto Barbarigo, oggi avvocato e anima dell’Associazione ex allievi dell’istituto vescovile padovano – Molte volte, di fronte a un dubbio, a una questione da dipanare, ci siamo chiesti “come avrebbe risposto” Talami? E sappiamo che il più delle volte avrebbe risposto facendo riferimento a Dante, magari in modo indiretto, leggendo in chiave attuale i versi della Divina Commedia. Quando, nel 2013, ci siamo ritrovati con professori ed ex allievi, in tanti ci siamo detti di avere un patrimonio di cui poter gioire ancora». Ed è nata l’idea degli incontri mensili sui canti danteschi, letti e spiegati dal prof. Talami, con la stessa intensa passione dei 40 anni nelle aule del Barbarigo. «Le lezioni hanno radunato decine di ex allievi e amici e, insieme al professore, abbiamo progettato incontri su Manzoni e stavamo pensando a un progetto sui poeti del ‘900, alcuni dei quali il prof. Talami aveva conosciuto personalmente. Quando l’ho chiamato a fine febbraio, con il solito entusiasmo e con la sua voce squillante si era detto disponibile a ripartire, non appena fosse legalmente possibile incontrarsi. Mancherà la tensione morale con la quale animava le sue letture dantesche che oggi, come ai tempi della scuola, diventavano occasione per interpretare criticamente il presente».

Filippo Magarotto

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