L’arte della pazienza. Questo è il tempo delle prove, che possono essere superate soltanto per mezzo delle virtù

Pazienza significa dare fiducia in primo luogo a noi stessi e attribuire valore ai nostri pensieri più profondi.

L’arte della pazienza. Questo è il tempo delle prove, che possono essere superate soltanto per mezzo delle virtù

In questa maratona di attesa riuscirà a sopravvivere chi conosce l’arte della pazienza, o per meglio dire… chi saprà apprenderla.
La pazienza negli ultimi anni l’abbiamo disimparata. A un certo punto ci è parsa obsoleta, inutile. In effetti la pazienza nell’epoca della velocità e della performance immediata era una voce dissonante che presto tutti hanno smesso di ascoltare.

E ora, invece, lo scenario è cambiato e la rarefazione ha preso il posto della velocità. Siamo tutti “men on the moon” e ci muoviamo nel vuoto cosmico con lentezza primordiale. Un virus invisibile ha sovvertito le leggi del nostro andare, ha innescato una tragica rivoluzione. Tragica per il tributo di vite umane che chiede, non per il risultato finale che nessuno di noi pare essere in grado di prevedere. Siamo tutti certi, però, che la nostra vita cambierà, anzi è già cambiata.

Così dobbiamo andare a rovistare fra gli insegnamenti dei nonni, paradossalmente i più minacciati dal virus in questo momento storico, e cercare qualcosa che possa spiegarci adeguatamente l’arte della pazienza, soprattutto qualcosa che sia in grado di illustrare questa virtù ai nostri figli.

Anche il termine virtù suona in maniera singolare in questi giorni. E’ il tempo delle prove, un po’ come nelle fiabe d’altri tempi, e le prove – chi ha dimestichezza con le fiabe lo sa – possono essere superate soltanto per mezzo delle virtù.

Fra i nostri ricordi di bambini degli anni “anta” riaffiorano molti “giochi, o esercizi della pazienza”. Come non ricordare, ad esempio, le corrispondenze con gli amici di penna (all’epoca si chiamavano così). C’era il momento della stesura della lettera, poi la copiatura “in bella”, il momento in cui si decideva cosa inserire nella busta assieme alle parole: poteva essere un disegno, una cartolina, un nastrino, un fiorellino essiccato… Insomma un piccolo dono affettivo. E infine c’era la parte in cui ci si occupava della spedizione, del “come” far avere il messaggio scritto e confezionato. Quella parte sconfinava nell’ignoto, perché la lettera veniva affidata all’ignoto, protetta da una semplice affrancatura. Poi iniziava l’attesa, e quindi serviva la pazienza.

Sono tratti di strada perduti nei meandri del secolo scorso, raccontiamoli agli adolescenti di oggi. Soprattutto non dimentichiamo di percorrere con loro fino in fondo tutta la parabola che si porta dietro la sottile e raffinata arte della pazienza. Perché la pazienza alla fine è un “ventre”, che raccoglie fiducia e desideri. L’attesa, in compagnia della fiducia e dei desideri, è molto più confortevole. Certo fiducia e desideri ci scuotono dalle fondamenta e, soprattutto, ci chiamano al rischio, altro tema difficile fino a ieri l’altro. Il rischio di esporsi e perdere per sempre la nostra missiva nell’infinito, il rischio che il nostro aeroplanino di carta precipiti nel vorticare dell’indifferenza. Ma, soprattutto, la pazienza significa dare fiducia in primo luogo a noi stessi e attribuire valore ai nostri pensieri più profondi e renderli sentinelle delle nostre ore di buio interiore.

E, infine, la pazienza dimostra essere l’unico vero antidoto alla paura. La paura chiede risposte immediate, ancestrali. Bisognerà trovare la forza di avere pazienza anche con la paura e questo passaggio nuovo potremo impararlo “in diretta”, assieme ai nostri figli. La paura non si addomestica, certo, ma può essere parzialmente disinnescata dalla pazienza di stare a guardare fino alla fine, senza “spoilerare” finali apocalittici generati da ansie e da fragilità.

Tutti quanti noi abbiamo provato, almeno una volta, a seminare legumi su batuffoli d’ovatta imbevuti di acqua, non avendo a disposizione semi e terriccio. Sarà come farlo di nuovo: sorveglieremo le nostre piantine e coltiveremo il desiderio di portarle poi in seguito a dimora dove potranno avere l’opportunità di radicarsi.
Nel frattempo non dimentichiamo l’importanza della luce. Diamo luce ai nostri figli e troviamo assieme a loro il coraggio di aspettare.

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Fonte: Sir