La comprensione perduta. Una volta certe lacune si curavano coi libri. E oggi?

La tecnologia è una meravigliosa risorsa. Ma chi vive in mezzo ai ragazzi e ha modo di rilevare stili di apprendimento e livelli di attenzione, sa bene che stiamo perdendo qualcosa.

La comprensione perduta. Una volta certe lacune si curavano coi libri. E oggi?

Che i giovani leggano sempre di meno non è una novità… Il libro si appresta a divenire un cimelio del secolo scorso. Sotto un certo punto di vista è comprensibile. Gli stimoli alternativi che vengono offerti oggi ai ragazzi sono davvero accattivanti e più facilmente fruibili.

Pare che tutto ciò che fino a qualche decennio fa passava attraverso la carta stampata, oggi possa essere assimilato in maniera digitale. La tecnologia ci aiuta. Vero. In tutto, o quasi tutto.

In quel “quasi” sta la perdita, ciò che la nostra civiltà in qualche modo abbandona al passato e forse sostituisce con competenze nuove ancora non del tutto evidenti.

La pratica della lettura esercitata sul libro cartaceo, austero e senza illustrazioni, chiedeva l’attenzione scrupolosa per le parole e anche per il filo della narrazione. Era una applicazione certosina, diligente, che chiedeva tempo e pazienza.

Srotolando le pupille sui ricami neri dell’inchiostro si facevano incontri con personaggi e luoghi che esistevano soltanto nel silenzio della nostra mente. Immaginazioni intime, piene di suggestioni e lussureggianti visioni. L’inchiostro è una specie di miscela magica, per sprigionare visioni chiede tempi lunghi e il nitore del foglio bianco, solo a queste condizioni diventa un potente allucinogeno per menti assetate di evasione.

L’attenzione del lettore, poi, nello scorrere lo sguardo sulla pagina era massima. A volte, perdendo il filo era costretto a tornare indietro per “rileggere” i passaggi sorvolati con distrazione o superficialità.

Questa cura, o per meglio dire questo “ascolto silenzioso”, del canto narrativo diventava poi una competenza essenziale anche nello studio delle discipline scolastiche.

La medesima attenzione applicata alle pagine dei libri di scuola portava reale comprensione dei contenuti e anche buoni voti. L’incontro intimo con le parole, diveniva una raccolta minuziosa e poi esse si riaffacciavano puntuali alla mente quando arrivava il momento di scriverle assieme per farne pensieri originali.

Qualcuno dirà che oggi esistono gli e-book e che gli studenti apprendono anche attraverso supporti multimediali. E’ vero, non siamo qui a negarlo. La tecnologia è una meravigliosa risorsa. Ma chi vive in mezzo ai ragazzi e ha modo di rilevare stili di apprendimento e livelli di attenzione, sa bene che stiamo perdendo qualcosa. La perdita è allarmante.

I giovani spesso leggono senza capire, perché non hanno la pazienza di capire. Tendono a percepire i testi in maniera globale, ne assorbono i contenuti con difficoltà e soprattutto fanno fatica a sintetizzarli e riferirli. Anche i guasti lessicali della nostra contemporaneità giocano il proprio ruolo.  Molte parole sono equivocate nel significato, altre risultano proprio incomprensibili.

Nelle letture quando i nostri studenti incontrano vocaboli sconosciuti, tendono a saltarli. E’ bizzarro: basterebbe digitarli su google o sui molteplici dizionari online presenti in rete. Un tempo il significato di essi era custodito in vecchi e polverosi tomi! Oggi in un rapido clic.

Eppure in pochi si prendono il disturbo (o il tempo?) di andare a svelare il senso delle parole.

Queste avarie dei processi di apprendimento emergono in maniera chiara quando vengono somministrate delle prove di comprensione del testo. Domande raffinate ottengono risposte grossolane, e spesso anche errate.

E’ un fiorire di certificazione attorno a noi. Molte riguardano i disturbi dell’apprendimento dei nostri ragazzi. Verrebbe da dire che anche la contemporaneità soffre di un disturbo non ancora certificato: quello appunto dell’attenzione e dell’approfondimento.

Una volta certe lacune si curavano coi libri. E oggi?

Oggi ancora siamo alla ricerca di un antidoto. Qualcuno i libri li legge ancora e si vede. C’è chi riesce persino a coniugare l’antica pratica con le nuove competenze tecnologiche!

Per gli altri si vedrà.

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Fonte: Sir