Libia, no al rifinanziamento della Guardia costiera: “60 mila persone riportate nei centri tra abusi e violenze”

Conferenza stampa del Tavolo Asilo. Dal 2017 60 mila persona riportate indietro. “Siamo abbastanza arrabbiati e sbalorditi dal fatto che l’Italia stia andando avanti su questa linea”. Lettera a Draghi e una settimana di mobilitazioni

Libia, no al rifinanziamento della Guardia costiera: “60 mila persone riportate nei centri tra abusi e violenze”

“Fermare il rifinanziamento alla cosiddetta Guardia costiera libica”. Nelle ore in cui il Governo discute il decreto missioni, la società civile alza la voce con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Mario Draghi, presentata in una conferenza stampa oggi in Senato. “Siamo abbastanza arrabbiati e sbalorditi dal fatto che l’Italia stia andando avanti come se niente fosse successo in questi anni - sottolinea Filippo Miraglia di Arci in rappresentanza del Tavolo Asilo, che riunisce le maggiori organizzazioni che si occupano di migranti e rifugiati in Italia -. L’Alto Commissario Onu, Filippo Grandi, ha detto esplicitamente che la Libia è un posto in cui i diritti umani non sono rispettati e quindi le persone non possono essere rimandate indietro. Il governo, invece, continua a pagare le motovedette che sparano anche ai nostri pescatori. L’Oim scrive che quest'anno abbiamo già superato gli 800 morti in mare. Ma abbiamo sentito le audizioni dei ministri competenti questa mattina dire che andrà avanti  - aggiunge Miraglia -. Le organizzazioni della società civile sono contrarie e  sbalordite anche del fatto che non ci sia nessuno che in maniera convinta, e senza tentennamenti, scelga il tema dei diritti umani come un tema della sua identità. La responsabilità italiana è sotto gli occhi di tutti”.

La mobilitazione delle organizzazione di terzo settore andrà avanti anche nei prossimi giorni, il 14 è previsto un sit-in a Montecitorio. “La strategia del nostro governo è quella della short term stabilization e del contenimento dei flussi - spiega Paolo Pezzati di Oxfam -. Il rifinanziamento prevede un assetto invariato sulle missioni in Libia  e un aumento delle missioni navali Irini e Mare sicuro, su cui saranno investiti 30 milioni in più. Nessuna novità, invece, è prevista per la ricerca e il soccorso. Anzi il ministro Guerini ha precisato che si interverrà solo se qualche assetto di Mare sicuro si troverà proprio vicino a un natante in distress, altrimenti la missione non rientra nelle attività di soccorso in mare. Questo è molto preoccupante - aggiunge Pezzati -. Anche  lo sbandierare il successo del numero di persone intercettate è un elemento fuorviante della realtà dei fatti, che intacca la cultura del rispetto dei diritti umani. L'invito ai parlamentari è di farsi sentire in aula e sottolineare l'insostenibilità di questo approccio, perché le persone continuano a morire, a essere torturate e abusate”. 

La lettera indirizzata a Draghi cerca di sintetizzare 4 anni di queste violazioni “fatte con la complicità dell’Italia - sottolinea Ilaria Masinara di Amnesty International -. Questa complicità è centrale: la politica dei flussi migratori è una politica di deterrenza. L'accordo del 2017 con la Libia si inserisce in un filone molto più ampio di accordi fatti sulla pelle delle persone. I numeri fanno impressione: più di 60mila intercettati in quattro anni e riportati indietro a violenze indicibili, violazioni, schiavitù. 60mila persone che vanno a ingrossare le fila dei 600mila migranti presenti in Libia. Sono numeri in aumento, che riempiono i centri di detenzione, strutture che non hanno equipaggiamenti, sono in sovraffolamento estremo, non c’è aria neanche per respirare. A questo si è aggiunta la pandemia di covid 19 che ha avuto un impatto spaventoso: ci sono migranti che non hanno accesso a cibo e acqua”.

Alla conferenza hanno partecipato diversi parlamentari, schierati pubblicamente contro il rifinanziamento. “Dicono che in Libia è cambiato tutto, c’è nuovo governo e una transizione democratica - sottolinea Emma Bonino di +Europa -. Se è così non possiamo continuare come se niente fosse: l’idea di chiedere lo stralcio di quella missione per riflettere complessivamente sulla missione libica”. Erasmo Palazzotto di Leu ricorda che “le condizioni di quelli che assomigliano a campi di concentramento sono sotto occhi di tutti, lo riportano i report delle agenzie delle nazioni unite: il segretario generale Antonio Guterres parla di inaudita violenza - sottolinea -. Dal punto di vista etico e morale la responsabilità che ci stiamo assumendo è enorme, è un dovere dire la verità e schierarci contro il rifinanziamento che ha un costo umano inaccettabile”. Per Loredana De Petris di Sinistra italiana “bisognerebbe chiudere con il sostegno ai delinquenti: le milizie che gestiscono il traffico di esseri umani e a cui insegniamo la navigazione, sono una banda di criminali. Non si può pensare di sostenerli”.  Anche Gregorio De Falco del Gruppo misto, ricorda l’illegittimità della zona sar libica e la differenza tra assistenza e intervento. “60mila respingimenti e centinaia di morti sono frutto di un accordo che non è passato per il Parlamento italiano - afferma -. Ciascuno deve rendersi conto di cosa vota”. Tra gli altri deputati e senatori presenti: Francesco Verducci del Pd, Paola Nugnes, Doriana Sarli e Virginia La Mura (M5S). “Un anno fa abbiamo sentito la ministra Lamorgese prendere l’impegno solenne di rivedere il memorandum Italia-Libia, stiamo ancora aspettando quella revisione - conclude Riccardo Magi di +Europa -.
La strategia scelta dal nostro paese arriva fino a queste missioni, mi auguro che gli altri colleghi non vogliano essere complici di altri abusi”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)