Un anno di scuola si chiude. Ma preoccupa la crescita dell'abbandono scolastico

La scuola dell'ultimo anno ha faticato ad attivare i percorsi di orientamento e anche quelli di prevenzione dell'evasione dell'obbligo. I numeri che ci tornano in margine all'abbandono scolastico sono preoccupanti e chiedono urgenti misure di contrasto

Un anno di scuola si chiude. Ma preoccupa la crescita dell'abbandono scolastico

Ultimi giorni di un anno scolastico difficile e pieno di sfide. Mentre i docenti annaspano tra circolari ministeriali dell’ultimo minuto e adempimenti amministrativi, gli studenti arrivano carichi di ansia alla resa dei conti finale.
Per la scuola secondaria di primo e secondo grado gli esami di Stato si avvicinano a grandi passi, anche quest’anno non si svolgeranno in maniera tradizionale. Non ci saranno le prove scritte: nelle scuole medie si punterà tutto sull’elaborato finale e per la maturità i candidati saranno chiamati ad analizzare un testo d’italiano, a discutere un argomento proposto dalla commissione e a presentare i percorsi fatti sulle competenze trasversali e l’orientamento.
Se torniamo con la memoria allo scorso settembre e a tutti i timori e le preoccupazioni che hanno preceduto la riapertura delle scuole, la chiusura dell’anno scolastico 2020-21 assume quasi il profilo di un’“impresa”. Siamo partiti con le polemiche sui famigerati banchi a rotelle e affrontando il lutto della perdita del “prezioso” compagno di banco. Abbiamo sperimentato protocolli inediti con procedure per l’accesso alle aule, per stabilire la ripartizione del numero degli alunni nei locali, contingentando e censendo con precisione perfino il flusso nei servizi igienici.

Gli spazi scolastici sono stati rivoluzionati, dal setting degli ambienti didattici all’organizzazione delle mense. Questo è stato l’anno dei cosiddetti “gruppi di apprendimento” (le classi frazionate) e dei docenti Covid, l’anno dei corsi di formazione per gli insegnanti sull’impiego delle nuove tecnologie e sulle strategie della Didattica a Distanza.
Il 2020-21 è anche stato l’anno dell’educazione civica con i suoi percorsi interdisciplinari e i moduli formativi tesi a scandagliare argomenti non adeguatamente valorizzati negli anni passati, nonostante la loro attualità e urgenza come la parità di genere, l’ecosostenibilità, la legalità e la cittadinanza digitale.
I grandi nodi da sciogliere, però, hanno riguardato la Didattica a Distanza e la sua efficacia nella trasmissione dei saperi e nella costruzione delle competenze degli studenti. Un discorso che ha riguardato soprattutto la scuola superiore di secondo grado, quindi gli adolescenti, che hanno fortemente risentito di questo cambiamento, rispondendo in maniera poco soddisfacente dal punto di vista della didattica e del profitto e sviluppando (o aggravando) forme di disagio e di insofferenza al modello di scuola virtuale proposto. La Didattica a Distanza, scrivono gli esperti, ha contribuito ad allargare la forbice sociale e ha amplificato certe sacche di svantaggio. Inoltre ha falsato i risultati scolastici, mettendo a dura prova gli indicatori della valutazione. Ha favorito, poi, in alcuni soggetti il processo di isolamento ed emarginazione sociale, sottraendo a molti giovani la possibilità di crescere e maturare attraverso l’autentico confronto con i coetanei.

Nelle classi in presenza, soprattutto tra i piccoli, l’impiego dei dispositivi di sicurezza e il rispetto del distanziamento hanno reso complicate le dinamiche relazionali e anche l’educazione emotiva ed affettiva, aspetti fondamentali nel processo formativo di queste fasce di età.
La scuola dell’ultimo anno ha faticato ad attivare i percorsi di orientamento e anche quelli di prevenzione dell’evasione dell’obbligo. I numeri che ci tornano in margine all’abbandono scolastico sono preoccupanti e chiedono urgenti misure di contrasto.
E poi l’attenzione è stata puntata sulla povertà educativa e tutti quegli aspetti di deprivazione socio-culturali che interessano molte zone del territorio nazionale. L’impennata della tecnologia, se non accompagnata da opportune politiche educative, rischia di produrre un pericoloso svuotamento etico e un drammatico impoverimento del pensiero degli individui.
Mentre si fanno i bilanci e si contano le numerose “perdite” di questo difficile anno, giungono dall’Europa i finanziamenti per la scuola in estate. L’opportunità è ricca, speriamo non vada sprecata.

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Fonte: Sir