Vincenzo Linarello. La ‘ndrangheta è vinta, il riscatto è possibile

Vincenzo Linarello Fondatore del gruppo cooperativo calabrese Goel a Padova ha raccontato l’esperienza di 50 realtà che non si sono piegate alla mala vita e presentato il suo Manuale dell’etica efficace

Vincenzo Linarello. La ‘ndrangheta è vinta, il riscatto è possibile

Può una semplice festa, dopo un’aggressione della ’ndrangheta, far alzare bandiera bianca alla mafia più ricca, pervasiva e rovinosa presente oggi la mondo? La risposta è sì e viene dalla Calabria, la terra da cui le ‘ndrine sono partite per infiltrarsi nel mondo. A pronunciare quel «sì» sono un uomo e un’organizzazione. Lui si chiama Vincenzo Linarello ed è nato a Locri nel 1970. Il gruppo cooperativo – che oggi unisce 13 cooperative sociali, due coop agricole, e altrettante associazioni, una fondazione e 32 aziende che danno lavoro dipendente a 325 persone e oltre a sostenere un grande numero di collaboratori – si chiama Goel, termine ebraico che significa «riscattatore». Questa storia ha molti inizi. Il primo risale al 1988, quando Linarello matura la vocazione di incarnare il Vangelo; la sua esperienza religiosa lo conduce a diverse esperienze, fino a quella di direttore dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Locri con Giancarlo Bregantini vescovo. Nel 1997 fonda la Comunità di Liberazione, dove vive tuttora. Nel 2003 arriva Goel, con l’obiettivo di ostacolare il dilagare della mafia costruendo alternative economiche che dimostrano che l’etica oltre che giusta può anche essere efficace. Le Feste della Ripartenza, per le quali Goel è noto in tutto il Paese, sono state tre in particolare. La prima dopo che la ‘ndrangheta ha dato alle fiamme un’azienda agricola associata della piana di Gioia Tauro. «È stata l’idea geniale di uno di noi – ha raccontato Linarello venerdì 5 aprile nella sala Impastato di Banca Etica a Padova – Perché l’effetto più nefasto di un’aggressione mafiosa è quello del giorno dopo: se foste nei nostri paesini sentireste la gente dire: “Vedi cosa fanno, non cambierà mai nulla, non c’è speranza”. Da qui l’idea di dare una festa, lanciando il messaggio di non arrendersi e raccogliere fondi per l’azienda colpita e, alcuni mesi dopo, andare sui media locali rivolgendoci agli ‘ndranghetisti per ringraziarli. Sì, ringraziarli, perché grazie alla generosità della gente l’azienda aveva prima un vecchio capannone e ora ne aveva uno nuovo, il trattore datato era adesso appena acquistato, l’annata non esaltante per le vendite aveva lasciato spazio a un boom di domanda». Dopo tre di queste feste, la più potente organizzazione criminale al mondo ha alzato bandiera bianca e da sei anni non attacca più cooperative e imprese sociali di Goel. Non solo, a fronte dei 10-15 centesimi che si spuntano per un chilo di arance all’origine i produttori calabresi, gli imprenditori di Goel hanno deliberato il prezzo di 55 centesimi. E vendono. «Oggi siamo completamente liberi dalla ‘ndrangheta», continua Linarello. Eppure l’istantanea di Goel com’è ora non rende il giusto valore del cammino più che ventennale di questa realtà, basata sul principio che, per fronteggiare un nemico («perché tale rimane») di questa portata, occorreva essere uniti e convinti. «Spesso mi chiedono se non ho paura. Certo che ne ho, però ho deciso di affrontarla poiché nelle nostre terre prima o poi le organizzazioni mafiose le incontri, meglio essere preparati». I momenti di sconforto non sono mancati, alcune cooperative sono uscite dal cammino condiviso, sentendo il peso di dover sostenere anche altri e cercando risorse immediate in bandi e progetti. «Io ho sempre sostenuto che operare insieme, tutti uniti, in solidarietà, avrebbe costruito nel tempo una sostenibilità reale e solida, non dipendente da determinati interventi del potente di turno per permetterti di realizzare i tuoi diritti». In questi anni, l’esperienza di Goel ha generato anche un pensiero accanto alla convinzione che tutto quanto si è generato in Calabria sia esportabile. Da qui nasce il Manuale dell’etica efficace, uscito un anno fa con la prefazione di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso. L’idea di fondo è proprio l’etica efficace: «In Occidente siamo immersi in un’etica maso-narcisistica, ci siamo abituati alla politica dei piccoli passi, della semina e poi qualcuno raccoglierà. Siamo stati abituati a “sudare con le braccia” dando moltissimo sul lavoro e in tutti i nostri progetti; a “sudare con il cuore”, amando e immedesimandoci nelle nostre iniziative; oggi è necessario “sudare con il cervello”, analizzare i problemi, imparare dai fallimenti e non rimuoverli, partire dai dati e dai fatti e non ripercorrere sempre le stesse strade che rischiano di alimentare la “depressione sociale” del giorno dopo ogni assalto di ‘ndrangheta. L’etica oltre che giusta può essere efficace a patto che sappiamo ascoltare tutti senza pregiudizi: la mia visione deve tenere conto anche del bene degli affiliati alla malavita organizzata, se non cerco anche il loro bene il bene non sarà mai generale. Ci vuole però una fede pregiudiziale, non religiosa, bensì sulle potenzialità di ogni persona e ogni territorio di migliorare per costruire un futuro migliore. Infine ci vuole una follia creativa capace di inventare percorsi nuovi dai frutti inattesi».

Una galassia di attività che si sostengono

Oggi il gruppo cooperativo Goel, oltre a unire 50 realtà del territorio, ha dato vita a Goel bio per l’agroalimentare biologico e l’economia circolare e a Cangiari, la prima realtà di moda etica di alta gamma, con l’obiettivo di rilanciare l’antica tradizione della tessitura calabrese. www.goel.coop

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