Millimetri (sensazioni di cose minime) di e con Loris Contarini. Sabato 12 ottobre al teatro San Clemente

“Mi sono moltiplicato per sentire, per sentirmi ho dovuto sentire tutto”, dice Fernando Pessoa. E per farlo ha dovuto inventare degli “altri da sé” - i suoi famosi eteronimi - per dare voce al proprio sconfinato mondo interiore e corpo alla sua scrittura. È stato “altri” attraverso sé stesso, per poter essere sé stesso.

Millimetri (sensazioni di cose minime) di e con Loris Contarini. Sabato 12 ottobre al teatro San Clemente

Si apre con il viaggio introspettivo di “Millimetri (sensazioni di cose minime)”, spettacolo in calendario sabato 12 ottobre, alle ore 21, la rassegna di teatro e musica “Oltre” proposta da TOP-Teatri Off Padova al Teatro San Clemente di Padova (via Messico – zona industriale).

Il titolo della rassegna, che vede il contributo del Comune di Padova e il patrocinio del Consorzio Zona Industriale e Porto Fluviale di Padova, prende ispirazione proprio dalla percezione che accomuna i visitatori del teatro e della sede di TOP, l’ex chiesetta duecentesca delle Granze “San Clemente”, inserita nel cuore della zona industriale di Padova: un “oltre” rispetto alla città ma anche alla zona industriale, un luogo al di fuori dei consueti percorsi, una sorta di colonne d’Ercole dell’immaginario collettivo, che la compagnia teatrale intende valorizzare e far riscoprire con tante delle proprie attività e iniziative.

L’invito espresso dal filo conduttore che accompagna i sette spettacoli, in programma fino al 21 dicembre, è dunque quello di andare oltre, appunto, la percezione comune, di spostare più in là il limite della conoscenza.

E “oltre da sé” va senz’altro Fernando Pessoa, dalla cui opera “Il Libro dell’Inquietudine” è liberamente tratto il testo teatrale di “Millimetri” (produzione di Amistad Teatro e Top), primo spettacolo in cartellone: in scena, accompagnato dalle musiche originali di Paolo Valentini, c’è l’attore Loris Contarini, che ne cura anche la regia con la collaborazione artistica della danzatrice Sandra Zabeo.

Per dar voce al suo sconfinato mondo interiore, il poeta portoghese inventa degli “altri da sé” attraverso i quali essere se stesso: sono gli eteronimi, personaggi fittizi con una propria personalità, che a volte “irrompono” nella vita reale. E come Pessoa si avvaleva della poesia per esistere così l’attore usa la propria presenza sul palcoscenico, che diventa un modo e un luogo per interagire con il mondo. L’artista in scena, leggendo i versi del vate, è se stesso attraverso un altro: si dilatano i suoi pensieri, come fosse la poesia a dilatarsi, si insinuano sempre di più le sue sensazioni, le sue parole…Ma chi è veramente a parlare? Lui o il poeta?

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Fonte: Comunicato stampa