Aiuto alla maternità, 30 mila donne sostenute dalla rete del Mpv

Convegno nazionale dei 350 centri di aiuto alla vita e delle 64 case di accoglienza appartenenti alla rete del Movimento per la vita. L’80% delle donne che cercano sostegno rinunciano all’aborto: “Aiuto non limitato alla fase della gravidanza ma che punta alla piena realizzazione”

Aiuto alla maternità, 30 mila donne sostenute dalla rete del Mpv

In 45 anni di attività 300 mila sono state complessivamente le donne aiutate, 30 mila delle quali nel solo anno 2019: sono i numeri del sostegno offerto dalla rete dei Movimenti per la vita, Centri di aiuto alla vita e case di accoglienza, che ha celebrato nei giorni scorsi il suo 40esimo convegno nazionale. Una rete che oggi comprende in tutta Italia oltre 350 sedi, 64 case di accoglienza e un numero stimato di 7 mila volontari attivi a supporto delle donne e delle famiglie in difficoltà per una gravidanza inaspettata o difficile. La tre giorni di incontri, tenutasi interamente on line, è stata dedicata a Carlo Casini, fondatore del Mpv, morto nel marzo scorso.

Secondo i dati forniti, riferiti al 2019, i centri hanno ascoltato in quei 12 mesi circa 30 mila donne, poco meno di 600 a settimana: di queste, la metà erano donne in gravidanza e l’altra metà donne con bambini. Un aiuto che “è continuo e punta alla piena realizzazione delle mamme”, afferma il Mpv sottolineando come alcuni centri forniscano anche un aiuto nella ricerca di lavoro. Numeri che evidenziano come non corrisponda al vero la critica usualmente rivolta al volontariato “pro-life”, che cioè la vita umana venga curata solamente durante il periodo della gravidanza. “Al contrario - spiegano - il supporto è continuo e anche efficace, considerando che l’80% delle donne che si rivolgono ai Centri di Aiuto alla Vita sceglie di portare a termine la gravidanza rinunciando all’idea di abortire”.

SOS Vita, contro la "cultura dello scarto"

Un sostegno basato anche sull’iniziativa di “adozione prenatale” chiamata “Progetto Gemma” e sul servizio SOS Vita (numero verde 800.813.000 e chat on line) a cui ci si può rivolgere in casi di difficoltà: sono state circa 3 mila le richieste di aiuto nel corso dell’ultimo anno, con una media di 8 colloqui al giorno. Uno strumento la cui utilità si è intensificata in particolare negli ultimi mesi, arrivando a costituire un elemento chiave per continuare ad aiutare le donne anche durante il tempo di pandemia. “Il volontariato per la vita – sottolineano al Mpv – risponde, indirettamente, anche alla crisi della natalità del nostro Paese, dimostrando che è possibile, con l’impegno di tutti, costruire una società accogliente della vita umana e alternativa alla “cultura dello scarto” tanto spesso denunciata da papa Francesco.
"Il Movimento per la Vita - afferma la nota conclusiva della tre giorni - è addolorato per tutte le vicende in cui il valore della vita umana è calpestato, specialmente quando riguardano i più deboli nella nostra società. È triste, oggi, leggere della morte di Jaime, un bimbo di appena 6 mesi annegato con altre cinque persone al largo delle coste libiche. Ripetiamo qui l’appello di papa Francesco a non arrenderci “all’indifferenza verso gli altri, alla globalizzazione dell’indifferenza”.

La tre giorni fra pandemia e sguardo europeo

La 40esima edizione del Convegno dei Centri di aiuto alla vita è stato incentrata sul tema “Tu sei per me unico al mondo. Non si vede bene che col cuore”, che porta a riflettere sulla grandezza e sulla bellezza della vita umana non in senso astratto, bensì reale e concreto. “Il ‘tu’ – viene spiegato - è la chiave di tutto, a ciascuno è chiesto di vedere con lo sguardo del cuore e della mente la preziosa unicità di ciascuno dal momento in cui il ‘tu’ è concepito. In quel piccolissimo “tu” c’è già tutta la ricchezza della vita umana e quell’invito all’amore che si fa accoglienza e solidarietà, a quel “sì alla vita” che rende il mondo più bello”. “La pandemia globale - ha affermato la presidente del Movimento Per la Vita Italiano, Marina Casini – ha sollevato delle nuove debolezze, delle nuove solitudini e delle nuove problematiche a cui vogliamo rispondere in maniera sempre più puntuale”.

Oltre la plenaria, il Convegno Cav è stato caratterizzato da laboratori e approfondimenti tematici, con attività di formazione divise in cinque sessioni parallele: le relazioni hanno interessato molte tematiche di attualità, dalle modalità di servizio durante l’emergenza Covid alla comunicazione efficace, dall’incontro tra generazioni all’interno delle associazioni alle relazioni con gli enti locali. Una sessione ha infine ospitato il terzo Convegno nazionale dei Medici obiettori.

Il convegno Cav è stato accompagnato come detto da altri due eventi, venerdì il meeting delle case d’accoglienza e domenica il quarto Forum della Federazione europea “Uno di noi”, che riunisce le organizzazioni di volontariato pro-life in Europa. Sono stati affrontati i temi del nascituro come “uno di noi” (relazione di James Hunta, docente di cardiologia fetale all’Università of Tromso (Norvegia) e all’Università della Florida), dei cambiamenti registrati nel tempo in merito alla protezione legale del nascituro (intervento di Gregor Puppinck, Direttore dello European Centre for Law and Justice), della necessità di una bussola etica in tema di riproduzione e genitorialità (parole di Justo Aznar, direttore del Centro per le scienze della Vita dell’Università cattolica di Valencia), della maternità come modello di cura e paradigma per l’Europa del futuro (interventi di Assuntina Morresi, membro del Comitato Nazionale di Bioetica; Jakub Baltroszewicz, presidente della Federazione pro-life polacca; Jaime Mayor Ortega, attivista ed ex ministro spagnolo).

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)