Assegno Unico, le Acli: “I soldi avanzati andavano reinvestiti”

La decisione di spostare su altre finalità i 630 milioni di euro non impiegati non piace all’organizzazione: “E’ l’ennesima dimostrazione che i nostri governanti non hanno capito quanto sia grave il calo delle nascite”

Assegno Unico, le Acli: “I soldi avanzati andavano reinvestiti”

La decisione presa durante l’ultimo Consiglio dei Ministri di utilizzare i soldi “avanzati” dall’Assegno Unico Familiare per altre voci di spesa, è “l’ennesima dimostrazione che i nostri governanti non hanno capito quanto sia grave la situazione causata dal calo di nascite continuo che il nostro Paese registra ormai da più di 10 anni e che ha toccato livelli record nell’ultimo periodo, anche a causa della pandemia”. Il giudizio arriva dalle Acli, che in una nota esprimono rammarico per la decisione del governo attuata in occasione del nuovo Decreto Aiuti, ora all’esame del Parlamento per la sua conversione in legge.

La cifra, come noto, è pari a 630 milioni di euro, che sono stati destinati - così il ministro dell’Economia, Franco – ad “altre finalità sociali”. La decisione è stata presa non senza qualche polemica all’interno della maggioranza, dal momento che un’altra ipotesi era quella di utilizzare quella somma per rafforzare l’importo dell’assegno, in particolare per le famiglie a basso reddito. Una proposta, questa, in particolare avanzata dalla ministra per la Famiglia, Elena Bonetti, ma non accolta. 

“Le risorse avanzate, frutto principalmente di domande non pervenute rispetto alle stime iniziali, dovrebbero – affermano a distanza di qualche giorno le Acli - essere reinvestite per migliorare una misura importante come è l’Assegno Unico Universale, che però necessita ancora di migliorie importanti, tra cui quello del Riconoscimento dell’Assegno fino ai 21 anni dell’età dei figli (attualmente dai 18 ai 21 anni è previsto il dimezzamento dell’importo) o fino al termine del corso legale di studi (le Acli ritengono importante questo miglioramento perché dimezzare l’Assegno Unico in una età cruciale rischia di bloccare l’ascensore sociale)”. 

L’organizzazione auspica inoltre la “rimodulazione dell’importo dell’AUU nella fase di minore età del figlio, con rinforzo nel primo o comunque nei primi anni di vita del medesimo, e dando maggiore attenzione a situazioni di nuclei familiari con figli in stato di disagio economico; l’estensione del beneficio a richiedenti e figli residenti all’estero”.   

Per le Acli oggi, auspicando che la famiglia sia al centro dell’agenda elettorale di ogni forza politica, “è necessario anche dare pieno corso al “Family Act”, di cui l’Assegno Unico è solo una delle più ampie previsioni, anche grazie alle risorse del PNRR e dei Fondi europei, e provvedere con urgenza a sostenere il lavoro giovanile e femminile, implementare i servizi per la conciliazione dei tempi di lavoro e della famiglia, i servizi territoriali per la prima infanzia e per i minori, potenziare i consultori familiari e progettare finalmente soluzioni concrete per l’abitare di giovani e giovani coppie”.  

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)