Giornata infanzia, Garante: “Non trattiamo i minori come criminali irrecuperabili, a partire dalla terminologia”

L’Autorità garante organizza a Roma un incontro e invita a dare sostegno alle vittime di minore età. Garlatti: “È necessario restituire spazio alle persone, andando oltre al semplice racconto dei fatti: autori e vittime non sono ciò che hanno commesso o subito. Riflettere sui problemi legati al disagio, alla devianza e al sistema penale minorile non è solo un’esigenza ma una responsabilità”

Giornata infanzia, Garante: “Non trattiamo i minori come criminali irrecuperabili, a partire dalla terminologia”

Baby gang. Baby criminali. Baby rapinatori. Tutti termini che ricorrono sempre più spesso nei titoli di stampa, radio e tv. Dietro queste parole, però, ci sono persone: ragazzi e ragazze minorenni. Giovani che hanno come tutti gli altri una serie di diritti, tra cui quello a un futuro. Se ne parla oggi all’Ara Pacis di Roma in un evento dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza dal titolo “Riscoprire il futuro. Diritti, responsabilità e percorsi nel sistema penale minorile”, organizzato in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia che cadrà domenica 20 novembre. 

“Si tratta di un tema che non riguarda solo i diritti in ambito giudiziario – spiega l’Autorità garante Carla Garlatti – ma tocca tantissimi diritti dei minorenni: da quello all’educazione e all’istruzione a quello alla non discriminazione, dal diritto al benessere a quello al tempo libero. È necessario restituire spazio alle persone, andando oltre al semplice racconto dei fatti: autori e vittime non sono ciò che hanno commesso o subito. Riflettere sui problemi legati al disagio, alla devianza e al sistema penale minorile non è solo un’esigenza ma una responsabilità, resa ancora più urgente dall’impatto che la pandemia ha prodotto nella vita dei giovani”. 

La giornata in corso all’Ara Pacis di Roma si è aperta con l’intervento introduttivo di Carla Garlatti. La prima parte del convegno ha voluto offrire un’analisi da un lato sulla relazione tra disagio e devianza, dall’altro sui bisogni delle vittime nei reati tra minorenni. Ne hanno parlato Alfio Maggiolini, professore di psicologia dinamica all’Università Milano Bicocca, e Susanna Vezzadini, docente di Sociologia della devianza e mutamento sociale all’Università di Bologna.  

Dopo la testimonianza di Francesco “Kento” Carlo – rapper e scrittore – che da anni collabora da docenti con gli istituti penali minori proponendo ai ragazzi laboratori di rap e scrittura, la seconda parte sulle possibili risposte. A offrire uno sguardo di insieme sulle sfide che la giustizia minorile deve fronteggiare Gemma Tuccillo, Capo dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. A seguire il direttore Gianluca Guida, ha illustrato l’esperienza dell’Istituto penale minorile di Nisida e Patrizia Patrizi, presidente European Forum for Restorative Justice, ha approfondito il modello della giustizia riparativa come strumento di ricostruzione del patto sociale leso. 

“Non parliamo di giovani irrecuperabili – sottolinea Garlatti – ma di minorenni con diritti da tutelare. Oggi vogliamo provare a comprendere come questi ragazzi possano riscoprire il futuro, un futuro che già esiste ed è compito della società e di tutti noi tracciare i percorsi per ritrovarlo. Però la nostra attenzione deve andare anche alle vittime: dobbiamo farci carico dei loro bisogni e delle loro aspettative, anche ricorrendo agli strumenti della giustizia riparativa. Il diritto a riscoprire il futuro e a sentirsi parte della società è pure il loro”.  
“C’è una responsabilità – ha osservato a margine l’Autorità garante – che ricade su tutti, anche sugli operatori dell’informazione. Comprendo che il termine ‘baby gang’ sia più immediato a livello comunicativo, però non solo dà molto spesso una rappresentazione distorta della realtà ma può anche generare ulteriori danni: identificazione, emulazione e compiacimento. E una responsabilità si ha pure nei confronti delle vittime, soggetti sui quali richiamo l’attenzione: ragazze e ragazzi che hanno diritto di avere supporto e rispetto da parte di tutti”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)