Il Tribunale ordina il rilascio di visti umanitari per due giornalisti afgani ma la Farnesina si oppone

Il caso paradossale di due fratelli, entrambi reporter, che si sono rivolti a un giudice perché a rischio. Zorzella (Asgi): “Per sfuggire ai Talebani sono entrati in Pakistan irregolarmente. Ora vivono rintanati col timore di essere scoperti e rimpatriati. L'ordine del giudice è chiaro, non capiamo ostilità ministero”

Il Tribunale ordina il rilascio di visti umanitari per due giornalisti afgani ma la Farnesina si oppone

Per la prima volta dalla presa di Kabul, nell’agosto scorso, il Tribunale di Roma ha ordinato il rilascio di un visto umanitario per due ragazzi afghani, fratello e sorella, in pericolo di vita sotto il regime dei Talebani. Ma il ministero degli Esteri si oppone alla richiesta chiedendo di aspettare il prossimo corridoio umanitario, che non ha ancora una data stabilita. E’ un caso paradossale quello che coinvolge i due giovani giornalisti, che ora vivono nascosti ad Islamabad, e che potrebbe rappresentare un precedente importante. 

A seguire la vicenda in Italia è l’avvocata di Asgi Nazzarena Zorzella: “Il tentativo del ministero degli Esteri è di disconoscere e vanificare il significato e la portata giuridica dell’importante pronuncia del Tribunale di Roma. Si oppone dicendo che bisogna utilizzare lo strumento dei corridoi umanitari, ma il prossimo non sappiamo neanche quando ci sarà, alla Farnesina stanno ancora facendo le riunioni preparatorie - spiega a Redattore Sociale -. Il programma è su due anni. Nel frattempo i miei assistiti cosa fanno? Per sfuggire ai Talebani sono entrati in Pakistan irregolarmente. Ora vivono rintanati col rischio di essere scoperti e rimpatriati. Lavoravano in televisione e sono dunque molto esposti e riconoscibili - aggiunge Zorzella -. La famiglia ha già subito un arresto, il loro cugino è morto. Nei giorni della presa di Kabul sono stati costretti a cambiare casa ogni due giorni, oggi sono a Islamabad ma non al sicuro, non hanno un visto di ingresso, sono ancora in pericolo”. 

A riconoscere  “l’esposizione al rischio effettivo per l’incolumità personale e per la stessa permanenza in vita” è stata proprio la giudice del Tribunale di Roma, Cecilia Pratesi. Nell’ordinanza si legge chiaramente che la ricorrenza di questi motivi umanitari “se per le autorità statali costituisce una mera facoltà, per il giudice dei diritti fondamentali rappresenta invece un’attività doverosa: - scrive Pratesi - il nostro ordinamento attribuisce al giudice di adottare i provvedimenti di urgenza che appaiono, secondo le circostanze, più idonei a salvaguardare la posizione di chi ha fondato timore che durante il tempo occorrente per far valere il proprio diritto in via ordinaria questo sia minacciato da un pregiudizio imminente e irreparabile”. 

Per questo dunque è stato ordinato al Maeci di rilasciare attraverso l’ambasciata d’Italia a Kabul un visto per ragioni umanitarie a ciascuno dei ricorrenti, ai sensi dell’art. 25 del Codice visti dell’Unione europea. “In giudizio abbiamo dimostrato il target specifico dei due ragazzi: sono giornalisti e attivisti, hanno lavorato anche con associazioni culturali, quindi oggi sono nel mirino dei Talebani - aggiunge Zorzella -.  Non si comprende questa opposizione del ministero degli Esteri, che sta nei fatti osteggiando un ordine del giudice. Se la paura è che questo precedente possa causare una valanga di richieste, questa non è fondata: ogni ricorrente deve dimostrare l’effettiva esposizione al rischio”. Nonostante questo, però, la Farnesina ha alzato un muro. “Dopo l’iniziale richiesta di utilizzare lo strumento dei corridoi umanitari, ora chiede ai due richiedenti di dimostrare di un percorso di accoglienza stabile - aggiunge Zorzella -. Innanzitutto se venisse riconosciuta la protezione avrebbero diritto all’accoglienza, ma nel caso specifico c’è anche una ragazza, che è una delle ricorrenti, che ha manifestato la volontà di ospitarli in una casa di sua proprietà. Le condizioni ci sono tutte, non capiamo questa ostilità. L’Italia, come molti Paesi occidentali -conclude Zorzella - ha dimenticato in fretta l’Afghanistan e la sorte dei cittadini che rischiano la vita e la gravissima compromissione delle libertà fondamentali in conseguenza della presa al potere dei Talebani e il precipitoso abbandono del Paese da parte della coalizione occidentale che lo presidiava da vent’anni".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)