Ius soli sportivo? Lorenzoni: "Proposta indecente (ma discuterne è utile)"

La riflessione del coordinatore della Casa-laboratorio di Cenci: “Non possiamo immaginare che una ragazza o un ragazzo abbia diritto di essere considerato cittadino solo se corre veloce come il vento e se porterà primati e vittorie”. Le medaglie raccolte a Tokyo, “dimostrano piuttosto che una società multietnica ha migliori potenzialità in ogni campo”

Ius soli sportivo? Lorenzoni: "Proposta indecente (ma discuterne è utile)"

Accadono cose curiose nel nostro paese”. Inizia così la riflessione che Franco Lorenzoni, maestro elementare per più di 40 anni e fondatore e coordinatore della Casa-laboratorio di Cenci, centro internazionale di sperimentazione educativa, affida ai social per affrontare il tema della cittadinanza e del rispetto dei diritti universali. Tema tornato al centro dell’agenda mediatica e politica , dopo la vittoria a Tokyo di Marcell Jacobs (cittadino italiano dalla nascita) e grazie alle parole del presidente del Coni, Giovanni Malagò che ha invitato a non avere indugi nel riconoscere lo ius soli sportivo.

“C’è voluto il successo olimpico di una squadra di atleti composita e multietnica per rimettere all’ordine del giorno la questione dello ius soli, seppure nell’accezione tenue e ridotta dello ius soli sportivo. - scrive Lorenzoni - Ora lo ius soli è tema che, tranne poche eccezioni, la politica sembra sempre avere timore di affrontare con determinazione. Ma dato che la questione è stata rimessa all’ordine del giorno da Govanni Malagò, presidente di un Coni vincente, le sue parole sono rimbalzate con grande clamore sui media. Malagò ha ricordato che il percorso a ostacoli per diventare cittadini italiani a 18 anni, diritto che a cui si dovrebbe poter accedere se si è nati qui, ‘oggi è infernale, è un girone dantesco’. Ha aggiunto anche che lo sport e le olimpiadi hanno dimostrato che ormai ‘l’Italia è multietnica e super integrata’”.

Che sia multietnica non c’è dubbio, ma superintegrata non lo è davvero, visto che la dispersione scolastica tra gli italiani senza cittadinanza è ancora doppia rispetto a quella lei loro compagni nativi, per dirne solo una.  - prosegue Lorenzoni - Ora, nella richiesta dello Ius soli limitato alle sole ragazze e ragazzi sportivi di valore credo ci sia qualcosa di indecente e intollerabile, anche se discuterne può essere utile per riaprire le porte a una questione centrale di democrazia, sempre rinviata”.

“’I diritti o sono universali o si chiamano privilegi’, affermammo con convinzione tre anni fa, al momento della costituzione del tavolo “Saltamuri”, che riunisce centinaia di associazioni che si battono contro ogni forma di discriminazione. - ricorda Lorenzoni - Noi non possiamo immaginare che una ragazza o un ragazzo abbia diritto di essere considerato cittadino come i suoi compagni di studi solo se corre veloce come il vento e se porterà primati e vittorie che faranno inorgoglire il popolo italiano. Le numerose medaglie raccolte dai nostri atleti a Tokyo dimostrano piuttosto che una società multietnica ha migliori potenzialità. Non le ha solo nello sport ma in ogni campo: dall’artigianato all’arte, al lavoro, alla musica, alle tante nuove imprese aperte da immigrati di prima e seconda generazione. Ben venga dunque la riapertura della discussione e di una necessaria mobilitazione che porti ad affermare con forza la necessità di approvare al più presto, in questa legislatura, una legge sullo ius soli e lo ius culturae, che dia piena cittadinanza al milione di bambini e ragazzi nati qui o arrivati qui da piccoli”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)