"Lettere da un carcere": lo sguardo di speranza di chi vive dietro le sbarre

Nel libro di Ida Matrone, le lettere dei detenuti del carcere di Bollate diventano il racconto intimo e sincero di chi sta intraprendendo un percorso di speranza all'interno di una situazione carceraria aggravata dalla pandemia, che spesso non incoraggia scelte di bene

"Lettere da un carcere": lo sguardo di speranza di chi vive dietro le sbarre

"Vivere nella prospettiva di un passato irreversibile è disperante: nulla può essere cancellato - scrive don Claudio Burgio -  Eppure, il senso di quanto avvenuto può essere trasfigurato, risignificato, soprattutto se vivificato dalla potenza di un incontro.” E proprio dall'incontro con le persone detenute si snoda il racconto di Ida Matrone nel libro "Lettere da un carcere - Racconti e volti di un'amicizia" curato per Ares Edizioni (2021), con la prefazione di don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria e fondatore dell'associazione Kayros. L'autrice, volontaria dell'associazione Incontro e Presenza presso il carcere di Bollate, in queste pagine ci porta a varcare la soglia del mondo carcerario e ci fa entrare in contatto con la moltitudine di storie di chi vive dietro le sbarre. "Compito del volontario in carcere è proprio quello di non consegnare la persona detenuta alla passività di giorni sempre uguali e alla disperante ripetizione dell'identico, ma quella di offrire una proposta ricca di stimoli e prospettive che conducano la persona simbolicamente e concretamente oltre l'esperienza stigmatizzante del carcere", continua don Burgio. "La cura è la cifra dell'essere umano e si attua nell'aiutare l'altro a essere libero; essa è la radice primaria dell'essere umano e il fondamento di ogni esistenza".

Il libro è strutturato in una prima parte in cui si dà conto sinteticamente dell'ispirazione originaria dell'associazione Incontro e Presenza, fondata da Mirella Bocchini 35 anni fa, del metodo e del possibile esito che i volontari perseguono nella loro relazione con i detenuti, delle attività e degli incontri tra "chi sta dentro e chi sta fuori", al fine di conferire ai detenuti una nuova consapevolezza focalizzata sulla propria persona e non sull'immedesimazione del reato commesso. "Il nostro desiderio - scrive Ida - è sicuramente quello che da queste relazioni possa nascere un mondo migliore e, nello specifico della realtà carceraria, che questi incontri aiutino i detenuti a scoprire, o perlomeno a desiderare di scoprire, in che cosa consista la verità di sé e della realtà, così da sentirsi sollecitati a iniziare un cammino di cambiamento della propria vita".

Nella seconda parte prendono forma le storie di Rocco, Dejan, Filippo, Matteo e altri detenuti, che attraverso uno scambio di lettere con i volontari dell'associazione, raccontano le proprie preoccupazioni, i propri sentimenti e le proprie idee, in relazione soprattutto al lockdown generale che aveva impedito ai volontari di proseguire le attività all'interno del carcere. Gli effetti della pandemia, infatti, hanno ulteriormente amplificato l'esperienza di isolamento che nei penitenziari è la quotidianità, inasprendo le regole di sicurezza e soprattutto sospendendo i colloqui con i famigliari e i volontari, provocando in molte carceri d'Italia vere e proprie rivolte. "Attraverso queste lettere - spiega Ida - la relazione è diventata più personale, intima; anche nel semplice scambio di notizia quello che emerge è una tenerezza nei rapporti o la volontà di condividere la comune fatica nel vivere certe circostanze". Proprio durante il lockdown l'autrice ha deciso di scrivere questo testo, "quando le lettere dei miei amici detenuti non solo mi hanno fatto compagnia in un periodo di isolamento forzato, ma hanno fatto sorgere in me un sentimento di gratitudine profonda per averli incontrati - racconta Ida -. Il carcere infatti, questa realtà nascosta agli sguardi degli altri uomini, "quelli fuori", non è semplicemente una realtà sociologica, da analizzare con gli strumenti della sociologia, della criminologia, della psichiatria, ma è un luogo abitato da uomini che hanno invece un desiderio estremo di essere guardarti".

Annie Francisca

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)