Marianna, perde il lavoro e si ritrova in casa famiglia con la figlia

Storia di una donna che ha perso il proprio impiego in un albergo a Firenze in seguito alla pandemia. Oggi per lei è dura ricominciare dentro una struttura d’accoglienza, ma sta provando a rinascere grazie al lavoro di badante 

Marianna, perde il lavoro e si ritrova in casa famiglia con la figlia

A causa del Covid ha perso il lavoro e adesso Marianna, 39 anni fiorentina, con sua figlia Rosa, di 9 anni, è arrivata nella casa di accoglienza Casa Aurora. Una situazione non semplice, che purtroppo stanno vivendo sulla propria pelle molte donne italiane. Marianna lavorava in un piccolo albergo fuori dal centro, tra Peretola e l'Osmannoro fino all'inizio del lockdown, e ancora oggi non è riuscita a trovare un nuovo impiego. Marianna è una donna sola, senza legami familiari, abitava con Rosa e il compagno in un appartamento di fortuna, che ha dovuto lasciare a causa della perdita del lavoro. 
La sua vita è costellata di perdite, Marianna infatti ha perso entrambi i genitori in un incidente all'età di diciotto anni e da allora ha sempre lavorato con impieghi precari, con l'arrivo della bambina poi è stata costretta per alcuni anni a lavorare solamente poche ore al giorno e vivere con l'aiuto della Caritas e delle amicizie che l'hanno sostenuta. Il compagno di Marianna, manovale di una piccola ditta di costruzioni, le ha abbandonate circa un anno fa, perché si è trasferito al nord Italia e non ha voluto mantenere legami con la sua vita precedente. 

Marianna e Rosa hanno vissuto alcuni mesi in un appartamento di una vicina che le ha messo a disposizione una stanza della sua casa, ma con il proseguire del tempo la convivenza non era facile e così Marianna per la disperazione, ha finalmente trovato la forza di rivolgersi ai Servizi Sociali del comune, per ricevere aiuto. Oggi grazie all'intervento dei servizi del territorio, Marianna e Rosa sono al sicuro in casa famiglia
In casa famiglia Rosa vive con altri bambini con cui a volte litiga perché non è facile fare amicizia, ma giorno dopo giorno impara a condividere e diventare parte della comunità, in cui momenti di gioia e momenti di difficoltà si alternano, e dove si impara insieme a combatte contro le proprie paure e a superare il proprio passato. In casa famiglia le donne e i minori ricevono sostegno per combattere la povertà e l'emargina

In casa famiglia Rosa vive con altri bambini con cui a volte litiga perché non è facile fare amicizia, ma giorno dopo giorno impara a condividere e diventare parte della comunità, in cui momenti di gioia e momenti di difficoltà si alternano, e dove si impara insieme a combatte contro le proprie paure e a superare il proprio passato. In casa famiglia le donne e i minori ricevono sostegno per combattere la povertà e l'emarginazione. Ricevono inoltre sostegno nella ricerca del lavoro. Marianna, infatti, ha iniziato da poco tempo a lavorare presso una signora anziana bisognosa di aiuto a Campi Bisenzio. Grazie a questo nuovo impiego ci auguriamo che presto possa tornare autonoma e trovare un piccolo appartamento in cui abitare con Rosa.

La Casa famiglia è gestita dalla cooperativa Chicco di Grano, che ogni giorno si prende cura di persone in difficoltà: donne senza casa, donne migranti, mamme con bambini in stato di disagio. Proprio in questi giorni la cooperativa compie dieci anni di vita. “Operiamo per garantire a queste persone diritti, salute e lavoro - spiegano gli operatori - e con loro costruiamo dei percorsi personalizzati che le aiutino a tornare autonome. Per fare tutto ciò, abbiamo in essere convenzioni con le istituzioni competenti. Le donne sono al centro di tutte le attività della nostra cooperativa. I nostri “chicchi di grano” sono bambini e donne fragili che, per una serie di eventi più grandi di loro, hanno bisogno di aiuto, di ascolto, di mani amiche. Per noi l'elemento più importante è la relazione. E' attraverso la presa in carico della persona nella sua globalità e il legame che instauriamo con lei che tentiamo di costruire insieme un progetto finalizzato all'autonomia”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)