“Parole buone” come anticorpi per contrastare l'infodemia di questi mesi

Diffondere parole buone per attraversare l'emergenza e ripartire. È l'idea alla base del progetto comunicativo del medico Sergio Astori: “Il ritorno alla normalità sarà lento, prestiamo attenzione ai segnali di speranza, come bucaneve che fioriscono in inverno”

“Parole buone” come anticorpi per contrastare l'infodemia di questi mesi

Un percorso di parole, immagini e video per attraversare l'emergenza sanitaria e prepararsi alla ripresa. È l'idea alla base di “Parole buone ”, il progetto comunicativo ideato da Sergio Astori, medico, psicoterapeuta e autore di saggi per San Paolo. “L'idea nasce da due sollecitazioni: da una parte, amici e conoscenti che mi hanno domandato, fin dall'inizio della crisi, se potevano ricevere una parola buona, e dall'altra, l'uso per la prima volta da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità del termine infodemia per definire la malattia della comunicazione a cui stavamo assistendo”, spiega Astori. Il progetto nasce dalla convergenza di queste due sollecitazioni distanti tra loro. “Una convergenza che mi ha fatto immaginare un percorso di parole buone che funzionano come gli anticorpi che interrompono la diffusione della malattia e che, diffuse in Rete, contrastano la viralità di notizie negative, di allarmi, di numeri che hanno contribuito allo spaesamento durante questa pandemia”, aggiunge il medico.

Una parola alla settimana, da tradurre in testo, audio, Lis e Caa

“Parole buone” è stato lanciato online il 20 marzo, alla vigilia della primavera, sul sito www.parolebuone.org e su Facebook “per accompagnare il maggior numero di persone possibili”. Ogni settimana viene diffusa una parola scelta insieme a un gruppo di esperti con diverse competenze: filosofi, teologi, giornalisti, educatori, esperti di comunicazione, genitori. Attorno a ogni termine vengono prodotti un testo, un audio, una versione del testo semplificato in Etr e simboli Caa, un video in lingua dei segni. “I contenuti sono scritti da me e sono la risonanza di alcune tematiche che ci investono in questo periodo e che hanno bisogno di essere messe al centro di una riflessione che permetta di riprendere energie rispetto a un vivere che è soffocato da un'informazione incalzante”, spiega Astori.

Le parole della prima fase

Scienza  è stata la prima parola scelta, seguita da saggezza , “per puntualizzare che esiste una dimensione di scienza buona che accompagna e fornisce risposte qualificate rispetto a paure e malattie e individuare buoni consigli di accompagnamento rispetto alla realizzazione esistenziale delle persone”, chiarisce il medico. Le altre sono armonia, lode, appuntamento, condivisione e trasformazione, quest'ultima è quella scelta per la settimana del 4 maggio che ha segnato l'inizio della cosiddetta fase 2 con un allentamento delle restrizioni. “Trasformazione perché dobbiamo emanciparci dalle piccole abitudini prese nella fase 1, come il contatto con gli altri mediato dalla bidimensionalità degli schermi, dalla perdita di prospettiva e approfondimento che negli incontri sono dati dal movimento del corpo, dal tono della voce, dai colori – dice Astori – e perché in questo nuovo tempo ci viene chiesto di esercitare creatività, di andare oltre il limite dei dispositivi di sicurezza, di provare a interpretare un momento di riscoperta di qualcosa che davamo per scontato: il capitale di bene pubblico, empatia, affetti profondi che nelle scelte sociali hanno avuto una collocazione secondaria rispetto ai criteri di consumo e mercificazione”.

E quelle per la ripresa

Le parole delle fasi 2 e 3 dovranno essere parole che invitano a una speranza realistica di riorganizzazione collettiva rispetto alla paura. “Il tempo della crisi permette di fare una ricognizione di risorse e criticità e di reinvestire su di sé in termini personali, ognuno avrà avuto modo di focalizzare ciò che è meglio e ciò che non lo è, e collettivi perché la pandemia ha messo in luce alcune fragilità sociali, come la situazione delle residenze per anziani, il divario tecnologico nella scuola, il nostro rapporto con l'ambiente o con la città – continua Astori – Questa crisi, senza nulla togliere al dolore e ai lutti che hanno colpito tante persone, potrebbe aver offerto un'occasione per fermarci e riflettere meglio”.

Il logo scelto per le “Parole buone” rappresenta il bucaneve, fiore che prospera in inverno, con la neve e può essere un segnale di speranza del ritorno della primavera. “Questa volta il ritorno alla normalità sarà più lento, più complicato – continua – Per questo dobbiamo prestare attenzione ai piccoli segnali di speranza che, nonostante tutto, si manifestano. Non sarà un disgelo ma ci sono tanti bucaneve da valorizzare”.

Laura Pasotti

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)