Più attenzione ai risparmi da settembre, l’autunno porterà turbolenze

Tra tante incertezze, non potrà più essere la Bce ad alzare uno scudo protettivo visto che ha annunciato la fine del Quantite easing (Qe) cioè l’immissione di denaro per stimolare l’economia. Fino a dicembre lo stimolo rimarrà in vigore ma dimezzato. Poi basta, si aprirà la stagione del rialzo dei tassi ufficiali di interesse, probabilmente da metà 2019. Sarà più costoso indebitarsi (mutui, prestiti), aumenteranno leggermente i rendimenti cioè gli interessi sul denaro che prestiamo

Più attenzione ai risparmi da settembre, l’autunno porterà turbolenze

Fra settembre e novembre dovremo prestare un po’ di attenzione all’andamento dei nostri risparmi. Niente di drammatico, solo qualche ora in più alla settimana per seguire le evoluzioni che potrebbero incidere sul valore di quanto si è messo da parte per raggiungere finalità di tutela per sé e per il proprio nucleo familiare. Anche chi non ama i meccanismi di domanda e offerta, e si tiene ben lontano dalle Borse, può subire dei riflessi.

Eventi diversi, solo in parte legati fra di loro, stanno determinando un calendario autunnale che i tecnici definiscono di possibile “volatilità”. Cioè fasi di mutamenti delle quotazioni molto rapide e vistose, al ribasso e al rialzo, che mettono ansia al risparmiatore privato.

Chi si muove professionalmente nei mercati finanziari (azioni, obbligazioni, materie prime e valute) trova invece nella volatilità condizioni più favorevoli. Per questo milioni di italiani accettano di comprare fondi comuni, polizze Vita a carattere finanziario o altre modalità collettive dove il denaro viene affidato (dietro pagamento di commissioni) a dei gestori.

Che si facciano scelte autonome o si deleghi altri a gestire è utile sapere che: 1) in novembre si terranno le elezioni di mediotermine negli Usa, test di metà mandato per Donald Trump; 2) da settembre a dicembre si dimezzerà da 30 a 15 miliardi la spesa mensile a disposizione della Bce (Banca centrale europea) per acquistare titoli di Stato europei, che ha avuto l’effetto di raffreddare i tassi e sostenere il valore delle obbligazioni quando i prezzi tendevano a scendere; 3) a metà ottobre si voterà in Baviera, test elettorale per la politica tedesca con Angela Merkel in difficoltà come poche volte era accaduto; 4) il nuovo Governo italiano dovrà mettere a punto la nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanza) cercando di far quadrare le promesse elettorali con i conti pubblici.

Si può facilmente immaginare che sondaggi elettorali, dichiarazioni politiche e altro potranno riflettersi in comportamenti nervosi dei listini.

Meglio lasciar perdere quindi l’opzione finanziaria e investire solo nel proprio lavoro, nella crescita dei propri figli e in valori sociali che non si misurano in fibrillazioni di prezzo? Troppa fiducia nei rendimenti finanziari ha illuso, un paio di rialzi di Borsa non segnalano un’economia in salute. Non è però possibile disinteressarsi completamente dei saliscendi dei mercati finanziari e delle motivazioni – quando ci sono – che li guidano.

Molte decisioni di politica economica, crisi e cambi di governo, possono favorire o sfavorire le scelte delle famiglie. Dazi e sanzioni, o Paesi in crisi diplomatica non aiutano l’espansione dell’economia e frenano nuovi investimenti, esportazioni e nuove assunzioni. Negli Stati Uniti le parole d’ordine “America First” hanno avuto seguito, sarà così anche in autunno? In Europa, Germania compresa, la crisi sull’accoglienza ai migranti ha spezzato alleanze e il clima di reciproco sospetto non aiuta le comunità e le economie.

Per l’Italia i grandi investitori istituzionali, quelli che comprano azioni, obbligazioni societarie, titoli di Stato, attendono di sapere se i conti italiani avranno bisogno di una manovra economica per raccogliere denaro fra cittadini e imprese rispettando le compatibilità europee.

La nota di aggiornamento del Def arriverà fra settembre e ottobre.  Se coloro che prestano soldi all’Italia o a società tricolore non troveranno certezze potrebbero ridurre la loro presenza; viceversa impegni convincenti potrebbero richiamare altri grandi investitori (fondi pensione, assicurazioni, banche, fondazioni).  Lo si capirà dai prezzi dei titoli di Stato italiani e dal famoso spread (differenza di rendimento fra titoli di Stato decennali italiani e tedeschi).

Fra tante incertezze una certezza: non potrà più essere la Bce ad alzare uno scudo protettivo visto che ha annunciato la fine del Quantite easing (Qe) cioè l’immissione di denaro per stimolare l’economia. Fino a dicembre lo stimolo rimarrà in vigore ma dimezzato. Poi basta, si aprirà la stagione del rialzo dei tassi ufficiali di interesse, probabilmente da metà 2019. Sarà più costoso indebitarsi (mutui, prestiti), aumenteranno leggermente i rendimenti cioè gli interessi sul denaro che prestiamo. Il vento sta già cambiando. L’allerta meteo per i prossimi mesi è già scritto (sperando che le turbolenze siano di poco conto).

Paolo Zucca

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Fonte: Sir