Salmo 37. Una preghiera che ci invita ad una speranza perseverante

Ancora una volta il Dio della Bibbia ama essere descritto come un papà che insegna al figlio a fare i primi passi e gli lascia la mano solo quando lo sente sicuro…

Salmo 37. Una preghiera che ci invita ad una speranza perseverante

Da qualche ora una sorta di diluvio sta avvolgendo tutto ed è scomparso l’orizzonte che fino a poco fa si distendeva lontano lungo i crinali dei monti. Che possa essere questo lo spirito con cui leggere il Salmo 37, che pare un lamento senza fine in cui chi prega, echeggiando le parole di Giobbe o di Qohelet, chiede conto a Dio del perché i malvagi apparentemente continuano a prosperare? Una preghiera che ci invita ad una speranza perseverante. “Non irritarti a causa dei malvagi, non invidiare i malfattori. Come l’erba presto appassiranno; come il verde del prato avvizziranno. Confida nel Signore e fai il bene: abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza. Cerca la gioia nel Signore: esaudirà i desideri del tuo cuore. Affida al Signore la tua via, confida in lui ed egli agirà” (vv. 1-5). Come nel primo Salmo, come in tantissimi passi della saggezza biblica, di fronte all’uomo si presenta un bivio e il mistero della libertà che il Signore gli lascia nel compiere il bene o il male, come sempre dà i brividi. “Ancora un poco e il malvagio scompare: cerchi il suo posto, ma lui non c’è più” (v. 10). Quanto è saggio questo verso! Sembra l’incoraggiamento odierno di un padre che vuole che suo figlio non si abbatta se pure questi ha visto delle ingiustizie, o sia tentato di credere che solo chi fa il furbo emerge e ce la fa. Sembra non essere cambiato nulla da millenni eppure “I poveri invece avranno in eredità la terra e godranno di una grande pace” (v. 11). Ma dove si trova questa terra promessa? Per i fratelli ebrei sappiamo quale concretezza abbia questa espressione, ma lo stesso Salmo che stiamo leggendo ci aiuta ad intrepretare la terra come un luogo simbolico, esistenziale, escatologico. È il Regno, quello a cui tutti tendiamo, quello che Gesù stesso annuncia utilizzando proprio un’eco del verso salmodico “Beati i miti perché erediteranno la terra” (Mt 5,5) Poi la preghiera prosegue: “È meglio il poco del giusto che la grande abbondanza dei malvagi” (v. 16), un invito alla sobrietà che può proprio essere condiviso da tutta la famiglia, come se chi ha la responsabilità del mantenimento di tutti, chiedesse di credere che il Signore non farà mancare il necessario a chi si fida di lui; sono, in fondo, le stesse parole di Gesù: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Poi un altro ammonimento pratico: “Il malvagio prende in prestito e non restituisce, ma il giusto ha compassione e dà in dono” (v. 21). Quanto è bello saper donare, senza chiedere nulla in cambio e quanto ciò appare sempre più raro! “Il Signore rende sicuri i passi dell’uomo e si compiace della sua via. Se egli cade, non rimane a terra, perché il Signore sostiene la sua mano” (vv. 23-24). Ancora una volta il Dio della Bibbia ama essere descritto come un papà che insegna al figlio a fare i primi passi e gli lascia la mano solo quando lo sente sicuro… Molti di noi conservano nel cuore questo ricordo e magari non sarà stata del padre la mano, ma l’importante è che ce ne sia stata una… quanto coraggio, quanta autostima nascono in quelle prime occasioni di vita e se si perdono sono poi faticosamente da cercare nel corso degli anni. “Sono stato fanciullo e ora sono vecchio: non ho mai visto il giusto abbandonato né i suoi figli mendicare il pane” (v. 25). La generosità a lungo termine ripaga, la giustizia degli uomini viene premiata da quella di Dio, è una certezza che il salmista afferma come frutto della sua esperienza, una speranza fondata su un’evidenza. “Stai lontano dal male e fai il bene e avrai sempre una casa” (v 27) e con casa noi possiamo intendere molto di più, ovvero proprio il calore di una famiglia. “Osserva l’integro, guarda l’uomo retto: perché avrà una discendenza l’uomo di pace” (v. 38). Ecco la fecondità che il Signore ci chiede: essa va molto oltre la nostra fertilità biologica; superando quanto poteva credere l’uomo della Bibbia, noi non misuriamo la nostra prosperità semplicemente dal numero dei figli, ma da quanto sappiamo seminare pace, speranza e anche gioia già qui. La discendenza dell’uomo di pace è dunque un’eredità che travalica la generazione. “La salvezza dei giusti viene dal Signore: nel tempo dell’angoscia è loro fortezza” (v. 39). Confidiamo, allora, anche in questo tempo, anche se i cuori sono in tumulto, anche se le notizie dal mondo ci fanno preoccupare, anche se il tempo è inclemente e una fitta cortina di pioggia vela il nostro sguardo: la fortezza non appartiene a noi, ma a chi ci tiene per mano.

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Fonte: Sir