Ultimo tango a Buenos Aires?

Le quotazioni della moneta nazionale in picchiata, il presidente Macri chiede aiuto al Fondo Monetario sancendo, di fatto, l'inizio di una crisi: la storia si ripete.

Ultimo tango a Buenos Aires?

Inflazione galoppante, un prodotto interno lordo dalle conclamate attitudini recessive, alcune politiche governative che non hanno sortito gli effetti sperati e un clima internazionale nient'affatto favorevole hanno costretto la Banca centrale argentina ad una stretta sulla moneta nazionale.

Dollarizzazione dell'economia. «Tutto ruota attorno alla più classica delle tradizioni argentine (più del tango e dell’asado di carne) e cioè la corsa a liberarsi del peso e accumulare dollari ai primi segnali di crisi» scriveva, non senza ironia, l'inviato del Corriere della Sera nel suo reportage del maggio scorso. Gli argentini fuggono dalla divisa nazionale trovando rifugio nella valuta americana considerata più sicura — la cosiddetta dollarizzazione — così facendo, però, affondano ulteriormente il peso argentino generando una pericolosa spirale inflazionistica.

Da parte nostra accompagneremo questo sostegno con gli sforzi fiscali necessari.

Non sono bastate le rassicurazioni del presidente Macri per calmare i mercati: una richiesta al Fondo Monetario Internazionale di 50 miliardi di dollari non è una mossa poi così indolore.

È tutta l'America Latina a soffrire in questa fine d'estate, con il Venezuela ormai alla bancarotta, il Messico impegnato nella revisione degli accordi commerciali con gli Stati Uniti e il Brasile ancora straziato dagli scandali e con la pressione degli esuli venezuelani al confine.

Certo, la situazione dell'Argentina non è la stessa del Venezuela: a Buenos Aires i soldi si contano ancora e non si pesano come a Caracas — dove un rotolo di carta igienica vale qualche chilo di banconote — ma l'eredità economica del populismo peronista — una miscellanea di dottrine nazionaliste, socialiste, fasciste e chi più ne ha più ne metta —continua a farsi sentire così come il clima di questi mesi non aiuta la normalizzazione dell'economia.

È un tango vorticoso, quello che si sta imbastendo sulle sponde del rio de la Plata. Recidiva, incallita, forse irrecuperabile, l'Argentina di sempre balla di nuovo sull'orlo del precipizio.

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