Carabinieri nelle Rsa? “Sconcertati, un incomprensibile accanimento”

Intesa triennale tra ministero della Salute e Arma dei carabinieri per una ricognizione sul territorio nazionale. La presidente nazionale di Legacoopsociali, Eleonora Vanni: “Non è certo con l’impiego dell’Arma che si mette al centro di una programmazione appropriata ai bisogni”. Forum Terzo settore: “Una decisione che ci preoccupa fortemente”

Carabinieri nelle Rsa? “Sconcertati, un incomprensibile accanimento”

“Risulta veramente incomprensibile questo accanimento nei confronti delle Rsa che non fa altro che gettare discredito su tutto il sistema di accoglienza residenziale degli anziani”. A dirlo è la presidente nazionale di Legacoopsociali Eleonora Vanni, che prende posizione dopo che il Ministero della Salute ha sottoscritto un Protocollo d’intesa, della durata di tre anni, con il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri per la ricognizione delle residenze socio-assistenziali presenti sul territorio nazionale.

“Non è certo con l’impiego dell’Arma che si mette al centro di una programmazione appropriata ai bisogni – prosegue Vanni - il diritto delle persone anziane alla salute e all’autodeterminazione. Abbiamo sempre sostenuto gli interventi, anche dei Carabinieri, nei contesti dove non si rispetta l’integrità e la dignità delle persone fragili, e non temiamo l’apertura delle strutture a questo ennesimo controllo, ma nel contesto in cui si colloca il loro impiego come previsto dal protocollo appena sottoscritto lo troviamo del tutto inappropriato”.

Le Regioni, titolari della potestà di autorizzazione, accreditamento e controllo delle strutture hanno già i dati; quello che occorreva era mettere a sistema la rilevazione e supportare le amministrazioni locali che non hanno un sistema aggiornato di rilevazione. “Sarebbe stato importante coinvolgere maggiormente i territori in questa azione – aggiunge la presidente Legacoopsociali - anche per promuovere il massimo ingaggio in una operazione di riqualificazione laddove necessaria e in una programmazione consapevole e partecipata. Siamo sconcertati da questo approccio che ancora una volta conferma sfiducia nei soggetti che operano nel settore e anche nelle amministrazioni locali alimentando discredito e pregiudizio”.
“Auspichiamo di poter stabilire un clima più disteso e cooperativo fra tutti i soggetti in campo nell’interesse primario del benessere delle persone anziane”, conclude Vanni.

Fiaschi (Forum Terzo settore): “Una decisione che ci preoccupa fortemente”. “In seguito al comunicato stampa del Ministero della Salute sul protocollo sottoscritto con l’arma dei Carabinieri per censire le Residenze per Anziani, esprimiamo preoccupazione e forti perplessità. Attendiamo di leggere il protocollo prima di entrare pienamente nel merito, ma al momento non comprendiamo motivazioni e finalità della scelta di far intervenire l’arma dei Carabinieri per censire tali realtà”. Questo, invece, il commento della portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Claudia Fiaschi.
“Oggi la stima degli anziani che vivono in strutture residenziali è di circa 300 mila persone – dichiara Roberto Speziale, coordinatore della consulta Welfare –. Inoltre ci sono le strutture in cui vivono le persone con disabilità e quelle con disturbi psichiatrici. Tra queste rientrano anche quelle nate grazie alla legge 112/2016 cosiddetta del ‘durante e dopo di noi’. Siamo consapevoli che possa esserci un problema di censimento di queste realtà, ma rivolgersi all’Arma non ci sembra la scelta più indicata, anche per il tipo di messaggio che rischia di passare. Ci lascia perplessi anche la durata del protocollo (tre anni) quando, se l’obiettivo come sembra è quello del censimento, sarebbero bastati tre mesi. Tali dati dovrebbero infatti già essere nella disponibilità di enti locali, aziende sanitarie e regioni. Così agendo si rischia piuttosto di criminalizzare queste strutture, che certamente vanno ripensate, anche alla luce delle esperienze legate alla pandemia, ma piuttosto per portare ordine normativo e mettere le realtà che lo necessitassero in condizione di adeguarsi a nuovi e più idonei standard organizzativi. Il tutto per poter continuare a svolgere al meglio il proprio importante ruolo all’interno di un sistema integrato di servizi di qualità che garantiscano centralità della persona, dignità e qualità di vita.”

“Allo stesso tempo – prosegue la portavoce Fiaschi  – è certamente importante rafforzare le attività di assistenza domiciliare purché siano di qualità, e supportate da servizi e risorse adeguate, tenendo anche in debito conto le esigenze di coloro che a vario titolo se ne prendono cura e carico, a partire dai caregiver. Chiediamo al Ministro Speranza – conclude Fiaschi – un intervento per chiarire le finalità di questo accordo e garantiamo la nostra piena disponibilità a collaborare ad un censimento delle strutture residenziali ed a concorrere al miglioramento dei servizi residenziali così come di quelli legati all’assistenza domiciliare”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)