Cibo, è sempre emergenza. Nella Giornata mondiale dell’alimentazione, attenzione a costo degli alimenti, sprechi e ostacoli alla produzione

Si tratta di un coacervo di questioni che occorre in qualche modo affrontare.

Cibo, è sempre emergenza. Nella Giornata mondiale dell’alimentazione, attenzione a costo degli alimenti, sprechi e ostacoli alla produzione

Il mondo ha fame. Potrebbe produrre più cibo e per tutti. E non riesce. Oppure non vuole. Intanto, chi ha molto spreca. Tutto mentre anche nelle economie cosiddette sviluppate, a causa delle tensioni internazionali, il prezzo degli alimenti di base, a partire dal pane, cresce come mai era accaduto probabilmente da una cinquantina d’anni a questa parte. E’ attorno a questi problemi che il 16 ottobre è trascorsa la Giornata internazionale dell’alimentazione e del pane. Si tratta di un coacervo di questioni che occorre in qualche modo affrontare, anche se per necessità occorre andar per punti.

Pane, dunque, e alimentazione in generale. Il primo punto può essere questo: dal grano al pane, ha fatto notare qualche giorno fa Coldiretti, “i prezzi aumentano più di dieci volte a causa dei rincari record di energia, mangimi e fertilizzanti scatenati dalla guerra in Ucraina e delle distorsioni all’interno delle filiere che impoveriscono le tasche dei cittadini e danneggiano gli agricoltori”. A conti fatti, solo per l’Italia, tutto questo potrebbe costare alle famiglie qualcosa come 900 milioni di euro in più. Detto in altri termini, dicono sempre i coltivatori, “un chilo di grano viene pagato oggi agli agricoltori intorno ai 36 centesimi e serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città”. Il profilarsi di nuovi poveri è realtà. E’ il “caro-pane” uno dei temi più importanti del momento. E contro questa situazione “il mondo dell’arte bianca deve fare squadra”, ha dichiarato l’Associazione Italiana Bakery Ingredients aderente ad Assitol, perché il “pane ha un ruolo sociale”. Poi, sempre parlando di alimenti di base, ci sono i risvolti internazionali. C’è voluto un accordo diplomatico ad alto livello per sbloccare i cargo carichi di grano in partenza dall’Ucraina verso numerosi paesi in difficoltà. L’alternativa era l’aumento della fame in aree già in grande difficoltà. Problemi politici internazionali e speculazioni, dunque, stringono al collo le famiglie, di fatto quasi ovunque. E’ necessario però tenere conto, sempre ragionando sulla base della Giornata dell’alimentazione, di altri aspetti della questione.

Il secondo punto, per esempio, ha una ben chiara connotazione: spreco alimentare. Guardiamo ancora casa nostra. Le cose sono migliorate, ma non abbastanza. Stando ad una analisi dei coltivatori su dati Coop, il 35% degli italiani “taglierà gli sprechi nei prossimi mesi adottando a casa soluzioni per salvare il cibo e recuperare quello che resta a tavola”. Non si tratta – diciamolo subito – solo di una rinnovata attenzione all’ambiente e al buon uso delle risorse: è necessario fare i conti meglio di prima, spendere con attenzione, risparmiare dove si può. Ma, come spesso è già stato detto, di fronte allo spreco si può fare ancora di più. Dicono ancora i coltivatori che nelle case italiane si gettano mediamente a settimana 674,2 grammi di cibo pro capite, secondo Waste Watcher. Spreco che a livello nazionale costa 9,2 miliardi per l’intero anno. In Sudafrica e Giappone si spreca la metà che in Italia (324 e 362 grammi a settimana) mentre in Europa è la Francia il paese più virtuoso con 634 grammi settimanali, Germania e Regno Unito svettano con 892 e 859 grammi. Stati Uniti top-waste, con 1.338 grammi di cibo gettato a settimana.

Poi c’è il fronte della produzione, il terzo punto di un possibile ragionamento attorno alla Giornata dell’alimentazione. Confagricoltura ha spiegato in una nota come l’incremento dei costi di produzione, il cambiamento climatico e la diminuzione della superficie agricola disponibile siano gli ostacoli che “l’agricoltura oggi affronta nel difficile compito a cui è chiamata: produrre di più e in modo sempre più sostenibile”. Obiettivo, commenta l’organizzazione agricola, “ancora più arduo da raggiungere se si pensa che dei 570 milioni di agricoltori nel mondo, solo l’1% è strutturato in forma di impresa e provvede al 70% della domanda globale di cibo”. Efficienza produttiva e attenzione all’ambiente oltre che all’equilibrio dei rapporti di filiera, appaiono essere le tre leve su cui agire. Tutto tenendo conto che a livello globale la produzione agricola è esposta a un forte aumento dei costi di produzione e pesa, in particolare, anche la carenza di disponibilità di fertilizzanti.

Emergenza-cibo, dunque più di prima. Ancora gli imprenditori agricoli fanno notare che nel 2020 (anno dell’esplosione della crisi pandemica) 3,1 miliardi di persone (112 milioni in più rispetto al 2019) non hanno potuto permettersi un regime alimentare sano a causa dell’effetto dell’inflazione sui prezzi dei prodotti alimentari.

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Fonte: Sir