Con l'incendio al Tribunale di Milano le carceri rischiano il collasso

Le fiamme hanno reso inagibili gli uffici del Tribunale di Sorveglianza e quelli del Gip, impegnati nel valutare le situazioni dei reclusi per scarcerarli per far fronte all'emergenza Covid-19. Solo ieri 16 nuovi casi di positività tra i detenuti e 24 tra gli agenti di custodia

Con l'incendio al Tribunale di Milano le carceri rischiano il collasso

L'incendio scoppiato, la notte del 28 marzo, al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano rischia di aggravare la situazione sanitaria delle carceri della Lombardia. Le fiamme hanno infatti reso inagibili gli uffici del Tribunale di Sorveglianza e del Giudice per le indagini preliminari. Ossia gli uffici che hanno il compito di valutare le situazioni dei reclusi e decidere se scarcerarli o meno in ragione dell'emergenza Covid-19.
"È un’emergenza nell’emergenza, che deve essere affrontata in maniera decisa e rapida, per disinnescare una bomba sanitaria che purtroppo non tarderà ad esplodere - scrivono in una nota la Camera Penale e l'Ordine degli Avvocati di Milano-. Ciò a fronte di un continuo e progressivo aumento delle persone che hanno contratto il virus nei 18 istituti della regione. Le informazioni recenti danno conto del fatto che il contagio è in corso e la consapevolezza della situazione degli istituti ci spaventa".

Nelle 18 carceri Lombarde i detenuti (alla data del 29 febbraio) sono 8.720, oltre 2.500 in più rispetto ai posti letto regolamentari. Secondo il Garante dei detenuti di Milano, Francesco Maisto, solo ieri sono stati registrati 16 nuovi casi di positività al covid-19 tra i detenuti e 24 casi tra gli agenti penitenziari. "Il cronico sovraffollamento, che impedisce il necessario distanziamento, rende impossibile isolare le persone contagiate e gestire razionalmente i reparti -.  Scarseggiano i presidi sanitari: mascherine, guanti e tamponi. Le strutture vetuste di parecchi istituti, che non prevedono certo celle singole o bagni ad uso individuale, renderebbero problematica la gestione anche a capienza regolamentare rispettata". Per tenere fuori dalle mura il coronavirus sono stati ridotti e poi sospesi i colloqui con i famigliari. Ma non è bastato e "ora l’incendio, che ha reso impraticabili proprio quegli uffici (Gip e Sorveglianza) che si devono occupare delle istanze dei detenuti, ha reso la situazione milanese e lombarda, già caratterizzata da un numero di contagi da Coronavirus incomparabilmente più alto che nelle altre regioni, insostenibile", sottolineano gli avvocati.Per trovare con urgenza una soluzione al sovraffollamento a fronte della paralisi del Tribunale di Sorveglianza e del Gip, Camera Penale e Ordine degli avvocati propongono una modifica leglistiva che permetta alle Procure della Repubblica o alle Procure Generali di intervenire con la sospensione delle esecuzioni delle pene residue sino a quattro anni (ad eccezione di chi è in carcere per reati associativi gravi previsti dall'articolo 4 bis dell'Ordinamento penitenziario). Una sospensione delle durata di sei mesi "con facoltà, alla scadenza del termine di legge, di domandare una misura alternativa alla detenzione".Dario Paladini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)