Corpi sulla scena. Arti performative e disabilità

Flavia Dalila D’Amico firma un saggio sull’assenza di persone disabili sia come attori e registi sia nella produzione e distribuzione dal titolo "Lost in Translation. La disabilità in scena" (Bulzoni)

Corpi sulla scena. Arti performative e disabilità

Ricostruire le storie che nascono dall’incontro tra le disabilità e le arti performative dalla fine dell’Ottocento a oggi, provando a decostruire gli stereotipi che emergono in seno a questa relazione. Fin dall’introduzione l’intento di "Lost in Translation. La disabilità in scena" è chiaro: mettere in luce, attraverso l’assenza di persone disabili in scena e nelle posizioni di potere come la regia, la produzione e la distribuzione, la distanza tra chi ha potuto prendere la parola e chi no. L’autrice, Flavia Dalila D’Amico, scrive: «È impensabile infatti che solo in tempi recenti le persone con disabilità abbiano espresso il desiderio di affermarsi nella scena artistica e performativa». All’interno del volume, tra le altre cose, alcune riflessioni sul lessico, una disamina sui "disability studies" e una serie di storie, dalla spettacolarizzazione dei freak show alla fotografia, dall’incontro con le disabilità psichiche alle riflessioni sui corpi non conformi. A chiudere il volume una carrellata di interviste ad artiste e artisti del calibro di Chiara Bersani, Aristide Rontini, Tanja Erhart, Claire Cunningham, Giacomo Curti, Giuseppe Comuniello, Camilla Guarino, Alessandro Schiattarella. 

(La recensione è tratta dal numero di febbraio di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

Antonella Patete

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)