Covid, casi alla Missione Speranza e Carità di Palermo: ​“Non abbiamo mezzi per la quarantena”

I missionari chiedono aiuto alle istituzioni per fronteggiare la delicata situazione: “In Missione non ci sono spazi tali da poter garantire che ognuno sia messo in sicurezza”. Nella struttura di via Decollati "accoglienza di primo soccorso e emergenza sociale": pane, una doccia e a volte solo un materasso

Covid, casi alla Missione Speranza e Carità di Palermo: ​“Non abbiamo mezzi per la quarantena”

Dopo la scoperta di due casi di Covid, la Missione Speranza e Carità di Palermo, fondata dal missionario laico Biagio Conte, lancia un appello alle istituzioni competenti e a tutta la cittadinanza, affinché possa essere aiutata a fronteggiare la delicata situazione. In queste ore si è attivata l’Azienda sanitaria provinciale per sanificare i locali della missione, mentre già in precedenza gli operatori della Missione avevano provveduto a predisporre misure per accertare eventuali casi sospetti, con rilevamento termico per le persone accolte. Inoltre, sempre l'Asp, ha avviato tutte le procedure per il tracciamento di chi possa essere venute in contatto con le due persone, per effettuare il tampone. In particolare, sono state sottoposte al tampone circa 50 persone (tra ospiti e operatori) che sono venute a contatto con i soggetti contagiati. Gli eventuali altri positivi, essendo asintomatici, saranno ospitati presso il Covid Hotel di Palermo, mentre le persone che risulteranno essere negative al virus, saranno accolte in strutture individuate dall’Asp assieme alla Curia di Monreale e al Comune di Palermo.

"La Missione sta vivendo una grandissima difficoltà dovuta alla pandemia e e alla progressiva diffusione di un possibile focolaio di Coronavirus - scrivono i missionari nella loro nota -. Chiediamo ufficialmente e con carità a tutti, soprattutto a chi ha dei compiti di responsabilità sanitaria, politica e istituzionale di aiutare la Missione in tutti i modi possibili. Ognuno deve fare la sua parte perché altrimenti non sarà possibile arginare le difficoltà collegate al virus. La Missione non ha i mezzi né le forze per organizzare un impegno così importante di messa in  quarantena e cura di un numero così elevato di persone. Chiediamo pertanto che possano essere pensate tutte le soluzioni perché, oltre alla fase indispensabile della diagnosi attraverso i tamponi, si possano prevedere fin da subito le modalità per gestire la seconda fase di questa operazione che, come tutti sappiamo, prevede l'isolamento dei vari soggetti".

"In Missione non ci sono spazi tali da poter garantire che ognuno possa essere messo in sicurezza con una stanza dedicata e un bagno dedicato per ogni persona - continuano i missionari -. La Missione inoltre non è assolutamente in grado di potere garantire che i soggetti possano rispettare gli obblighi collegati all'isolamento ed eventuali cure mediche intensive. La Missione invece si rende disponibile a provvedere alla produzione del vitto anche più volte al giorno da portare in qualche luogo idoneo, alla distribuzione di prodotti igienici, di mascherine, di indumenti necessari. Chiediamo la collaborazione di tutti. Come diceva il nostro caro conterraneo don Pino Puglisi: "Se ognuno fa qualcosa, tutti insieme possiamo fare tanto ". Solo così pensiamo possiamo uscire da questa grande difficoltà".

"La Missione non è da intendersi come un ente o una proprietà privata. È una Missione e soprattutto è un servizio che in modo gratuito da anni fratel Biagio e i suoi collaboratori donano nei confronti dei poveri, degli ultimi, dei disperati e di tante grandi emergenze che vive questa città di Palermo e non solo - scrivono ancora i missionari -.  Molti uomini vivono smarriti nella totale vulnerabilità, nelle strade, nelle vie, nei marciapiedi dei quartieri della nostra città di Palermo. Queste persone spesso bussano al cancello della Missione, molte volte vengono accompagnati da cittadini e da forze dell'ordine che sensibilmente si mettono a disposizione per aiutare tanti che si ritrovano a dormire per strada al freddo nei marciapiedi, nelle panchine,  nelle sale d'aspetto delle stazioni o degli ospedali di questa città. Alla Missione i poveri vengono soccorsi con un pasto quotidiano, con la possibilità di una doccia, di un tetto e un letto e certe volte solo di un materasso per dormire e tutto questo grazie a Dio e alla generosità e agli aiuti di cittadini sensibili che con semplici donazioni di alimenti, di prodotti vari permettono che questo possa realizzarsi giornalmente".

"I locali dove la Missione è ospite in via Decollati dopo anni di abbandono piano piano si sta cercando di ristrutturarli, ma è chiaro che le condizioni per l' accoglienza sono quelle del primo soccorso, della quotidiana emergenza sociale, così come avviene nelle gravi crisi umanitarie - aggiungono -.. La Missione è come se fosse un grande ospedale da campo per le tante urgenze sociali e così come avviene in un pronto soccorso di un ospedale, spesso, per poter aiutare chi ha bisogno si cerca di sistemare al meglio la prima accoglienza negli spazi disponibili".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)