Dal centro di accoglienza all’autonomia: la storia di Said

Il giovane di origine marocchina è stato accolto dal Polo Agape di Palermo in un periodo della sua vita in cui si è trovato in grande difficoltà. Ora è riuscito a trovare una casa in affitto e presto tornerà ad avere un lavoro. In una lettera il suo grazie al personale del Polo

Dal centro di accoglienza all’autonomia: la storia di Said

Dopo 7 mesi di accoglienza adesso vive in una casa in affitto e presto ritornerà ad avere un lavoro. E' la storia di Said El Baraki, giovane di origine marocchina accolto dal Polo Agape di Palermo (centro di accoglienza di secondo livello), grazie ad un percorso di inclusione sociale avviato nell’ambito del progetto DimOra. Said è riuscito a trovare la sua autonomia abitativa, cominciando una nuova vita. Attualmente il polo notturno e diurno, gestito dal Centro diaconale valdese La Noce, accoglie 16 persone: 13 uomini e 3 donne. La sua capienza ordinaria è di 25 posti che però sono stati limitati per le restrizioni dovute alla pandemia. Il polo insieme a Casa San Francesco e al Centro San Carlo (gestito dalla Caritas), è inserito nel progetto di accoglienza per i senza dimora finanziato dal Pon Metro. Complessivamente, tutti e tre i poli per il momento accolgono 46 persone.

“Con Said siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo del nostro progetto che consiste nell'accompagnamento graduale all'autonomia della persona accolta - racconta Giovanni Patti, educatore del centro Agape -. In questo caso si è trattato di una persona che, a causa della pandemia, perdendo anche il lavoro non ha potuto più pagare l'affitto di una casa. Ritrovandosi, quindi, in una situazione di grossa difficoltà economica,  ci ha chiesto aiuto. Con lui, anche in tempi piuttosto rapidi, si è instaurato una rapporto sereno di dialogo e di fiducia reciproca. Per Said che è diplomato e, in passato aveva lavorato come mediatore culturale in alcuni centri di accoglienza per immigrati, si è invertita la situazione. Avendo vissuto un periodo difficile, dopo un primo periodo di assestamento e di naturale adattamento alla vita nel polo di accoglienza, successivamente abbiamo cercato di accompagnarlo nel disbrigo di alcune pratiche burocratiche per la residenza virtuale, l'assegnazione del medico curante e la regolamentazione del permesso di soggiorno”.

Said, nei giorni scorsi ha inviato una lettera di ringraziamento a tutto il gruppo di persone che si dedica alla gestione del  polo Agape. “ (...) vi scrivo questo modesto pensiero dalla mia nuova casa per esprimere la mia gratitudine ed il mio riconoscimento per tutto ciò che avete rappresentato per me in questo periodo, dal 09/06/2020 al 23/01/2021. Vivo in Italia da circa 21 anni e mi sono trovato spesso in difficoltà di vario tipo (...). Per la prima volta mi sento accolto, rispettato ed apprezzato da un sistema e da persone che non mi hanno mai conosciuto.

Nel centro in cui sono stato ospite ho percepito subito un certo calore che ha fatto sì che la mia permanenza non fosse un capitolo inutile della mia vita. Forse può dipendere anche dai valori che ho sempre portato dentro di me, anche se a volte li ho infranti per debolezza, smarrimento, solitudine o insicurezza. Presso il centro Agape ho realizzato che una persona può lavorare per far sì che il proprio stile di vita migliori, per uscire dal buio ed andare verso una luce che all’inizio può apparire debole, ma piano piano va aumentando come fosse la famosa camminata di Michael Jackson, scusate l’ironia ma quella fortunatamente non mi è mai mancata. (,,,) Con determinazione e impegno il centro mi ha aiutato a mettere sotto i riflettori i miei grandi problemi ed assieme abbiamo cercato di trovare soluzioni per ognuno di loro. A metà maggio scorso mi sentivo debole, battuto, sconfitto, sentimenti inaccettabili per me. Avevo perso la casa dove vivevo ormai da tre anni in nero, il proprietario non mi ha mai voluto accordare un contratto di locazione. (…) Al centro mi sono sentito una persona felice perché ho trovato l’input per ricostruirmi, un altro passaggio della mia vita per trovare gli input e riprenderne il controllo. Come si sa, per tutto il mondo è stato un anno difficile, ma per me lo è stato veramente in modo particolare. A gennaio scorso ho perso il mio permesso di soggiorno di lungo periodo e per una semplice richiesta di duplicato mi sono trovato a rischiare un rigetto, una revoca e quindi, di conseguenza, rischiare l’espulsione da un paese in cui finalmente ho sognato di avere, una casa, una famiglia e, perché no, una certezza di vita. (…)  Prima di concludere vi cito solo un proverbio arabo che amo molto: 'Chi desidera tanto  il miele deve sopportare il pungiglione delle api'”.

“Una cosa  bella di Said  è stata che si è messo a disposizione anche dentro il centro per darci piccole mani di aiuto – continua Giovanni Patti -. A Gennaio Said ci ha comunicato che si sentiva pronto a riprendere in mano la sua vita e così lo abbiamo aiutato a cercare una casa. Essendo fruitore del reddito di cittadinanza è riuscito a trovare una casa che pagherà con questo sussidio. Nello stesso tempo sappiamo che sta cercando anche una occupazione lavorativa. Avendo già avuto esperienze nel settore il suo desiderio sarebbe quello di lavorare nell'ambito della ristorazione.  Naturalmente in questa fase delicata di fuoriuscita dal centro stiamo monitorando il suo percorso. Ci ha promesso che, non appena la situazione pandemica lo permetterà, ci inviterà a cena nella sua nuova casa. Per tutti noi la  fuoriuscita di Said dal centro  è stato  un bel risultato. Con la sua lettera, inoltre, ci ha fatto un grande dono  che ci  dà  tutta la carica per continuare ad andare avanti nel nostro lavoro”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)