De Bosio e il teatro Ruzante: la mostra "La conquista della libertà" al museo della maschera di Abano Terme
È dedicata all’opera di Gianfranco De Bosio e all’arte dei Sartori la mostra “La conquista della libertà” allestita al museo della maschera di Abano Terme

Si intitola “La conquista della libertà” la mostra che viene inaugurata domenica 13 aprile alle ore 16 presso il Museo internazionale della maschera Amleto e Donato Sartori di Abano Terme, e la libertà è rappresentata da maschere, sculture, bozzetti, foto di scena, locandine, video e testimonianze dedicate a Gianfranco De Bosio (1924-2022) e all’arte dei Sartori. Una mostra che evidenzia la stretta e preziosa collaborazione tra i due artisti negli anni del secondo dopoguerra. Gianfranco De Bosio, nato a Verona e trasferitosi poi a Padova per proseguire gli studi presso la facoltà di Lettere e Filosofia, è una delle figure più importanti e rappresentative della rinascita della cultura e del teatro italiano: partecipò alla Resistenza aderendo al Gap (Gruppi di azione patriottica) guidato da Otello Pighin, medaglia d’oro al valor militare con un gruppo di professori antifascisti padovani fra cui Diego Valeri, Manara Valgimigli, Concetto Marchesi, Ludovico Zorzi, Amleto Sartori, Mischa Scandella e molti altri. Nel 1946, a guerra conclusa, dà vita al teatro dell’Università di Padova, il famoso teatro Ruzante dove vennero messi in scena spettacoli teatrali impensabili durante il ventennio: «Subito dopo la liberazione c’era un’atmosfera oggi quasi inconcepibile, piena di entusiasmo e di iniziative – raccontava all’epoca De Bosio – Non c’era solo il teatro: avevamo tre giornali universitari e persino una radio indipendente, realizzata con un’apparecchiatura catturata ai tedeschi». «Per inaugurare il teatro universitario – ricordano i curatori della mostra, Paola Piizzi, Sarah Sartori, Maria Rita Simone e Walter Valeri – venne scelta un’opera, l’Orestea di Eschilo, nella versione di Manara Valgimigli, identificando nelle Coefore l’origine dell’idea di libertà e cammino irreversibile verso la democrazia. De Bosio spiegò che “la scelta di Eschilo non avvenne per caso. Nell’Orestea riconoscevo l’intera storia dell’umanità”». Il debutto delle Coefore avvenne in un’officina operaia nella periferia padovana, con la scenografia essenziale di Mischa Scandella e negli anni successivi con splendide scenografie e costumi di Emanuele Luzzati. Diresse in Italia le prime regie di Bertolt Brecht, con il contributo di Eric Bentley, mise in scena decine di autori italiani e stranieri al Teatro stabile di Torino e al Piccolo teatro di Milano diretto da Giorgio Strehler e Paolo Grassi – da Shakespeare a Machiavelli, da Calderón a Molière, da Carlo Goldoni ad Anton Cechov, da Luigi Pirandello a Jean-Paul Sartre e Dario Fo – realizzando quarantasei spettacoli oltre a interventi nel cinema, nella televisione e nell’opera lirica.
Gli anni padovani sono contraddistinti dalla messinscena di opere di Goldoni, ma soprattutto dalla riscoperta del Ruzante e della lingua pavana. Al 1950 risale la messinscena de La Moscheta, spettacolo che segna l’inizio di un sodalizio duraturo tra il regista e il Ruzante, contraddistinto da un lavoro di analisi dei testi e dalla collaborazione con Amleto Sartori che nel secondo dopoguerra avvia un periodo di studi sulla maschera della commedia dell’arte. «È nella riscoperta del genio teatrale patavino Angelo Beolco detto Ruzante – continuano i curatori – che qualifica immediatamente il suo percorso, condiviso con Ludovico Zorzi e Amleto Sartori. La diffusione dell’opera ruzantiana, associata all’uso delle maschere della Commedia dell’Arte è l’altra cifra che caratterizza gli esordi di De Bosio complice il lavoro di Amleto Sartori che, proprio in quegli anni, aveva intrapreso studi approfonditi sulle maschere in cuoio della commedia dell’arte, la maschera neutra per Jaques Lecoq e della tragedia greca per Jean Louis Barrault. Sono dell’amico e sodale Amleto Sartori le maschere create per le prime regie goldoniane di De Bosio, tra cui i Pettegolezzi delle donne, La cameriera brillante e La famiglia dell’antiquario». L’artista Amleto Sartori viene coinvolto da Gianfranco de Bosio sin dai primi anni del teatro dell’università di Padova, anche come docente della Scuola annessa. Nel corso degli anni creerà diverse maschere per le messinscene del regista. Con le sue maschere di cuoio e la metodologia creativa Amleto Sartori cercava la complicità e nuove libertà per l’attore, una sintesi artistica tra la psicologia del personaggio, la maschera e la sua interpretazione. La mostra è aperta al pubblico gratuitamente sino al 30 settembre. All’inaugurazione è presente anche la Polifonica Vitaliano Lenguazza, storica orchestra goliardica dell’Università di Padova, con un intervento musicale nel cortile del museo. La mostra, in collaborazione con l’Archivio dell’Università di Padova, l’Istituto teatro e melodramma della Fondazione Cini, il Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario di Gianfranco De Bosio e l’archivio Rai, fa parte delle attività realizzate in occasione dei vent’anni del museo internazionale della maschera Amleto e Donato Sartori. Per informazioni: 049-8601642 e info@sartori maskmuseum.it
Mostra fotografica sui cento anni del Ponte di Roana
Giovedì 17 aprile alle 10.30, presso il Salone degli Specchi di Palazzo Ferro Fini a Venezia, sede del Consiglio regionale del Veneto, si tiene l’inaugurazione della mostra fotografica e documentale “100 anni del Ponte di Roana”. L’esposizione ripercorre attraverso fotografie storiche e documenti inediti la storia del Ponte di Roana, costruito all’inizio del ‘900. Opera d’ingegneria all’avanguardia, simbolo di progresso e connessione per la comunità locale, fu distrutto nel 1916 per ordine del Comando Supremo Italiano durante la Grande Guerra, al fine di ostacolare l’avanzata dell’esercito austroungarico nella Strafexpedition, venne poi ricostruito e inaugurato nel settembre del 1924, segnando la rinascita della comunità dopo le devastazioni del conflitto. La mostra è aperta al pubblico fino al 6 maggio 2025, con ingresso libero.