E se fosse semplicemente Dante? Le polemiche sulla qualifica di “destro” all’Alighieri

Non si può giudicare ieri con il metro di oggi, fatta eccezione della dignità della vita e del rispetto verso gli altri.

E se fosse semplicemente Dante? Le polemiche sulla qualifica di “destro” all’Alighieri

La polemica suscitata dal ministro Sangiuliano, che ha dichiarato Dante fondatore del pensiero di destra in Italia, deve farci riflettere su qualcosa di più profondo e nello stesso tempo semplice: la deformazione dello sguardo. Chi guarda, legge, interpreta, giudica- lo fa da un determinato -e limitato- angolo visivo, e lo stesso Heisenberg, premio Nobel per la Fisica nel 1932, aveva affermato che l’atto di osservare modifica l’oggetto dell’osservazione. Quindi noi vediamo e interpretiamo persone e eventi accaduti otto secoli fa alla luce delle nostre modalità, non solo individuali, ma anche legate al pensiero dell’epoca in cui si osserva.

È stato poi osservato che ai tempi di Dante (1265-1321) le qualifiche destra-sinistra non esistevano. Certo, ma è necessario anche dire che la distinzione reazionario-progressista ha notevoli punti deboli. Come ha notato Antoine Compagnon (che insegna alla Sorbona e alla Columbia University di New York, oltre a far parte del Collège de France) nel suo Gli antimoderni, alcuni grandi celebrati come padri della modernità, ad esempio Baudelaire e Flaubert, erano violentemente antimoderni: odiavano l’attaccamento al denaro, l’omologazione del pensiero e alcuni di loro giudicavano la democrazia come un tributo ai numeri e non ai meriti.

Dante, ad esempio, potrebbe essere ritenuto un antimoderno perché auspicava il ritorno ad un impero ormai tramontato, e quindi guardava indietro: praticamente un reazionario. Se non che, l’Alighieri aveva di fronte a sé una realtà frammentata, caotica, soprattutto nella sua Firenze, che lo aveva mandato in esilio, e che era divisa non solo tra Guelfi e Ghibellini: i primi erano a loro volta dilaniati dalla lotta tra Bianchi e Neri. Talvolta nella Commedia, e non solo, rimpiange i primi tempi del comune, quando i valori della fede e della parola data rendevano coesa, pur nella diversità dei ceti, la sua Firenze, e non solo. Il “così riposato, così bello viver di cittadini” era generato da gente come Bellincion Berti, che pur di ceto elevato, era “cinto/ di cuoio e d’osso, e venir dallo specchio/ la donna sua sanza il viso dipinto” (Paradiso, XV, 112-114). Alcuni, dal loro punto di vista, giudicheranno questa visione come reazionaria, maschilista, di destra. Ma qui Dante è un antimoderno, direbbe Compagnon, che combatte contro i vizi di una modernità fatta di vezzi e sprechi, di fronte alla miseria, alla fame, alla decadenza.

Sarà opportuno rammentare che gli antimoderni Lenin, Stalin, Mao, Pol-Pot e diversi altri, hanno instaurato regimi in cui si bandivano la letteratura e l’arte d’avanguardia e di grande raffinatezza come borghesi e reazionarie. E quindi pure i grandi “sinistri” erano in qualche modo reazionari?

Altro punto: Dante vede nella separazione dei poteri (la celebre teoria dei due soli esposta nel XVI del Purgatorio) l’unica via verso una società giusta, quindi il Papa dovrà -come sarà secoli dopo- avere solo il potere spirituale, mentre il potere politico deve essere gestito dall’impero, unico in grado di rappresentare l’ordine, anch’esso di derivazione divina. Gran confusione, direbbe un non informato osservatore d’oggi, tra moderna, e quindi giusta, concezione del papato senza poteri politici e una antimoderna concezione del potere assoluto come guarigione dei mali. Ma agli occhi del Dante reale, la grande stagione dei comuni stava tramontando nel caos e nelle lotte fratricide, e l’unica realtà in grado di fermare il disordine era quella sovranazionale, che allora era l’impero.

Gran reazionario alla ricerca del tiranno o disincantato e realista osservatore del reale, che vede tra l’altro la soluzione non nel nazionalismo e nel localismo, ma in una compagine sovranazionale, un po’ come la Comunità Europea oggi?  Non se ne esce fuori, a meno che non ci si arrenda alla realtà: non si può giudicare ieri con il metro di oggi, fatta eccezione della dignità della vita e del rispetto verso gli altri. Dobbiamo essere coscienti che quello che alcuni chiamano reazionario ora, potrebbe essere prefigurazione del democratico domani. Oltre le mode e le apparenze.

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Fonte: Sir