Emergenza sanitaria, "non dimentichiamo chi ha problemi di salute mentale"

Lettera aperta al Presidente Conte da parte dell'Unione delle associazioni dei famigliari e pazienti. "I servizi territoriali non andavano chiusi, semmai potenziati". Costretti in casa, "le tensioni e i conflitti possono esplodere in un attimo"

Emergenza sanitaria, "non dimentichiamo chi ha problemi di salute mentale"

La lotta al coronavirus non può essere a discapito della salute mentale degli italiani. Con una lunga lettera aperta indirizzata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro della Sanità Roberto Speranza e ai presidenti delle Regioni, le associazioni che si occupano di salute mentale lanciano l'allarme sulle conseguenze che sta provocando l'obbligo di restare a casa. "Immagini, Signor Presidente, come possa vivere una persona con una grave condizione di sofferenza mentale, o una grave disabilità psico-fisica, a cui, all’improvviso, gli viene tolta l’assistenza e il sostegno, chiusa in casa, privata di tutte le relazioni sociali e terapeutiche indispensabili per la sua salute, costretta dentro lo spazio limitato e limitante della propria casa dove le tensioni e i conflitti possono esplodere in un attimo", scrive Gisella Trincas, presidente dell'Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale (Unasam).

L'emergenza coronavirus ha messo in ginocchio i servizi per la salute mentale, che già erano ridotti al minimo e privi di risorse. E dal Ministero della Salute non sono arrivate indicazioni chiare, così in alcune località i servizi proseguono e in altre è tutto chiuso. "Dopo i Dpcm approvati dal Suo Governo, su disposizione delle Regioni e delle Aziende Sanitarie, in tante realtà territoriali, i centri di salute mentale hanno sospeso la loro attività ordinaria. Non accolgono i pazienti nei servizi con la motivazione (giusta) che non hanno sufficienti dispositivi di protezione individuale, né prodotti igienizzanti. Hanno sospeso tutte le attività riabilitative, di gruppo e individuali, gli incontri e i sostegni ai familiari, le borse lavoro e i tirocini. Garantiscono solo urgenze/emergenze".

"Alcuni di questi servizi sono letteralmente blindati col personale dentro e la porta chiusa a chiave. Mentre in altre realtà (da noi verificate), gli operatori, adottando tutte le misure di sicurezza (loro forniti), continuano a garantire assistenza e cure sia nei centri di salute mentale che al domicilio dei pazienti, avvalendosi anche della collaborazione della cooperazione sociale e del volontariato. Questo accade perché il Suo Governo, e in particolare il Ministro della Salute, non ha emanato disposizioni chiare e univoche valide per l’intero territorio nazionale, finalizzate a garantire l’attività essenziale e inderogabile dei servizi territoriali, che semmai, in questa drammatica emergenza, andava potenziata (con personale e mezzi), proprio per garantire cure e assistenza alle persone più fragili ed esposte, prevenire un peggioramento delle condizioni cliniche ed evitare di intasare i pronto soccorso".

"La soluzione non poteva essere quella di costringere tutti a stare nel chiuso delle loro case, isolarle dal resto del mondo, non permettere loro di avere un sostegno e una attenzione -sottolinea Gisella Trincas-. E infatti le persone muoiono da sole, nelle loro case, nelle loro stanze senza che nessuno possa accorgersi di cosa accade. Si comprende solo dopo, quando arrivano i vigili del fuoco a buttare giù le porte e a scoprire che quella persona ha concluso la sua esistenza, da sola, probabilmente disperata, senza il conforto di nessuno".

"Noi pensiamo che non si possa e non si debba affrontare una emergenza sanitaria, con metodi e misure che determinano altre emergenze che potrebbero essere di ben maggiori proporzioni, e che tutti quanti saremo chiamati ad affrontare". Per questa ragione Unasam chiede al Governo di adottare misure che tutelino anche la salute mentale delle persone più fragili. "Tutti i servizi territoriali di salute mentale garantiscano la continuità terapeutica con i propri pazienti; i servizi sociali comunali, provvedano a mettere in sicurezza le persone prive di dimora; sia consentito ai familiari, assumendo tutte le misure precauzionali, di poter accedere alle strutture per anziani, disabili e minori; sia consentito alle persone disabili di poter effettuare brevi passeggiate, con un familiare o un operatore; sia consentito alle persone sane e in particolare ai bambini di poter uscire di casa nel giardino o piazza più vicino alla propria abitazione; che i medici di medicina generale possano segnalare tempestivamente le situazioni a rischio e ottenere l’effettuazione del tampone ai loro pazienti e si provveda a mettere in sicurezza i pazienti, anche nelle proprie abitazioni con i dispositivi che servono, prima che la crisi respiratoria arrivi ad uno stadio di allarme e si giunga in ospedale quando la situazione è oramai compromessa".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)