Firenze, sempre più persone in difficoltà a pagare l’affitto

Secondo il rapporto Caritas sulla condizione abitativa, nel 2021 ben il 59,7% delle famiglie che hanno una casa riesce a far quadrare in qualche modo i risicati bilanci familiari grazie al pacco viveri ricevuto dalla Caritas

Firenze, sempre più persone in difficoltà a pagare l’affitto

L’Osservatorio delle povertà e delle risorse di Caritas Firenze, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze, torna con il primo Report dell’anno 2022 per raccontare, sia attraverso i dati che con le testimonianze di coloro che stanno vivendo in prima persona i problemi legati alla casa, il complesso e sfaccettato tema della povertà abitativa e delle conseguenze che due anni di pandemia Covid-19 hanno avuto sui costi dell’abitare.  

In relazione all’emergenza sanitaria legata al Covid-19 la casa ha assunto centralità come presidio di protezione della salute pubblica. Restare a casa, però, non ha avuto lo stesso significato per tutti e, più in generale, ampliando la forbice delle disuguaglianze interne alle nostre comunità, ha reso evidente la condizione di disagio abitativo in cui versano migliaia di persone. 

Mettendo a confronto i dati dal 2018 al 2021 risulta lampante che, a fronte di una sostanziale stabilità del numero degli utenti che si rivolgono a Caritas, si assiste ad un generalizzato aumento dei contatti che queste stesse persone hanno avuto con i servizi della Caritas diocesana a partire dal 2020 e, soprattutto, a un’impennata delle richieste/problematiche che vengono manifestate ai centri. Ma non solo. Un ulteriore dato che emerge è quello che riguarda la persistenza del rapporto con Caritas: nel 2021 cresce il numero di coloro che, potremmo dire, restano “intrappolati” nel circuito assistenziale. I due aspetti salienti, riscontrati nello studio dei dati in merito alla condizione abitativa, riguardano la sostanziale stabilità di quelle condizioni definibili come grave marginalità abitativa e la crescente fragilità di individui e nuclei familiari in una condizione di relativa stabilità per quanto riguarda l’alloggio. 

Dopo l’emergenza Covid-19, oltre una persona su tre tra quelle che si sono rivolte a Caritas si trova in una situazione in cui la relativa stabilità abitativa si associa a una difficoltà a far fronte alle spese della locazione. Nella maggior parte dei casi si tratta di soggetti che vivono in affitto. Una condizione di stabilità fragile sul piano abitativo che riguarda prevalentemente nuclei familiari in una fase del loro ciclo che è normalmente quella nella quale la presenza di figli piccoli diminuisce le capacità di reddito aumentando al contempo la necessità di risorse economiche.  

Nel 2021 ben il 59,7% degli “stabili” (con un incremento del 29% rispetto al 2018) riesce a far quadrare in qualche modo i risicati bilanci familiari, grazie al pacco viveri ricevuto dalla Caritas. A fronte del quadro fin qui evidenziato, non può non emergere l’allarme per l’impatto che il generalizzato rincaro delle utenze di luce e gas di questo ultimissimo periodo potrà avere sulle condizioni di questa fascia, che già in passato faticava a mantenere integra la risorsa fondamentale costituita da un alloggio stabile e che oggi rischia di diventare un “lusso” che molti di questi “nuovi poveri” non saranno in grado di salvaguardare nemmeno grazie al risparmio sulla spesa alimentare garantito dalla percezione del pacco viveri. Questo è testimoniato, a pochi giorni dall’uscita del nostro Report, da un’ulteriore emergenza si sta riscontrando presso i Centri di Ascolto della diocesi di Firenze: in tantissimi ci chiedono aiuto per problemi legati allo sfratto.  

Per quanto riguarda, invece, la condizione di provvisorietà permanente: l’81% delle persone che vivevano una condizione abitativa definita come provvisoria nel 2018 si trovano nella stessa situazione anche a distanza di quattro anni. Con la pandemia la condizione di necessità si cristallizza configurando uno stato di “permanente provvisorietà”. 

Per quanto concerne la condizione di marginalità abitativa, essa si associa, nella maggior parte dei casi, a una debole dotazione di capitale culturale e a una situazione di sostanziale esclusione rispetto al mondo del lavoro. Un quadro problematico che pone questi soggetti e in una condizione di forte vulnerabilità sociale e che sembra aver risentito solo in minima parte dell’effetto pandemico. Da rilevare però come, con la pandemia, tenda a diventare strutturale il loro rapporto con Caritas.  

“Tutti gli elementi evidenziati erano già preesistenti alla pandemia, ma l’emergenza sanitaria e sociale li ha messi maggiormente in luce – afferma Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas - inoltre, in questi due anni, sono emersi bisogni “nuovi” e abbiamo incontrato soggetti in precedenza sconosciuti ai servizi. Di fronte a un siffatto quadro sanitario, sociale ed economico, siamo chiamati ad interrogarci sulle risposte che mettiamo in campo quando ci troviamo dinnanzi alla fragilità. Le persone che stanno attraversando un momento di difficoltà non ci chiedono risposte assistenzialistiche, non vogliono che l’emergenza venga unicamente tamponata, ma reclamano un’opportunità di ricostruzione della loro vita e questa è strettamente connessa al diritto all’abitare. Dobbiamo impegnarci per ricostruire un welfare di comunità in grado di mettere la persona al centro e costruire attorno ad essa una politica di presa in carico complessiva”.  

“È il tempo della partecipazione, di sognare insieme, come ci invita a fare Papa Francesco – afferma Riccardo Bonechi, direttore Caritas Firenze - Di fronte alla cesura epocale rappresentata dalla pandemia e dagli enormi cambiamenti che essa ha determinato, le nostre comunità sono invitate a ripensare il proprio ruolo nell’abitare la città. Siamo chiamati ad assumere in modo comunitario uno stile di servizio. Occorre lavorare non solo per fronteggiare le emergenze, ma in una prospettiva di cambiamento di sistema, realizzando politiche integrate con strumenti e metodologie che diventino patrimonio di tutti e che attivino tutte le risorse e le competenze presenti nelle comunità”.  

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)