Hajar, una storia di impegno e di inclusione

A Palermo la storia positiva di una giovane originaria di Casablanca, che parla cinque lingue, lavora, studia all'Università ed è in procinto di iniziare anche il servizio civile. "Sono per metà marocchina e per metà italiana e mi sento molto integrata a Palermo"

Hajar, una storia di impegno e di inclusione

Un sorriso e dei profondi occhi neri mediterranei da cui traspare tutto l'entusiasmo di sentirsi oggi pienamente integrata nella città di Palermo. E' Hajar Midouni, 25 anni, originaria di Casablanca, in Marocco. Vive nel capoluogo siciliano da quando aveva 13 anni. La sua è una storia di impegno: dapprima a scuola, poi nello studio universitario e oggi anche nel lavoro e nel, in futuro, nel servizio civile.

"Sto attraversando un periodo bello della mia vita perché mi sento molto integrata in Sicilia - racconta Hajar - e poi ormai Palermo fa parte di me e della cultura che ho acquisito a scuola e all'Università. In Marocco, dove ho vissuto tutta la mia infanzia, ci sono tutti i miei parenti. Sono arrivata nel 2009 insieme a mia madre e mio fratello per ricongiungermi con mio padre che lavorava dal '99 a Palermo. Considerato che ho vissuto 13 anni in Marocco e oggi 12 anni in Sicilia, sento di appartenere fortemente ad entrambe le culture".

Hajar a 13 anni, dopo un corso di lingua italiana, riesce a prendere la terza media e ad iscriversi al liceo scientifico Albert Einstein. I suoi genitori, mamma colf e papà artigiano nella lavorazione dei manufatti in pelle, iniziano a sostenerla negli studi.
"A scuola ho sempre avuto degli insegnanti e compagni meravigliosi che mi hanno sempre rispettata per quella che sono anche aiutandomi nelle difficoltà iniziali nella la lingua. Ho scelto di mettere il velo, fin da subito, e non ho vissuto alcuna forma di discriminazione. Al liceo ho iniziato ad appassionarmi allo studio dando buone soddisfazioni ai miei genitori. Anche alle superiori ho incontrato per fortuna persone con una visione aperta e non ottusa  con cui ho avuto rapporti sereni. Sicuramente sono state esperienze positive che mi hanno dato quella necessaria autostima che mi ha stimolato tanto ad andare avanti".

Anche all'Università Hajar, che conosce cinque lingue (arabo, francese, italiano, inglese e spagnolo), continua a sentirsi accolta e abbastanza inserita negli studi. "Ho continuato con sempre maggiore consapevolezza a portare il velo senza avere alcun problema in merito - continua -. Avendo la passione per le lingue mi sono iscritta in Scienze del turismo della facoltà di Economia e finanza  dove tuttora studio. Ho partecipato l'anno scorso, in lockdown, anche a un progetto di Itastra della scuola d'Italiano per stranieri che mi è piaciuto molto".

Ancora in pandemia, la vita continua a sorridere ad Hajar con l'arrivo di un lavoro e anche del servizio civile. "Questa estate per tre mesi ho fatto un tirocinio lavorativo, tramite l'agenzia del lavoro e di mobilitazione internazionale Send, in una impresa di noleggio di barche a vela  - prosegue -. Succesivamente, dopo avere rilasciato una intervista in televisione in occasione della giornata contro le discriminazioni razziali, mi è arrivata una inaspettata proposta di lavoro. Il direttore generale di un'azienda, infatti, colpito positivamente dall'intervista, ha deciso di darmi una opportunità lavorativa. Così, dopo un colloquio mi hanno assunta come cassiera part-time per il gruppo di supermercati Arena/Decò. Anche questa esperienza lavorativa sta andando molto bene. Il prossimo 25 maggio inizierà anche il servizio civile con l'istituto Gonzaga, in collaborazione con il centro Astalli, per l'assistenza ai migranti".

Tutti questi nuovi impegni riusciranno lo stesso a farle trovare anche il tempo per completare gli studi. "Sono davvero grata per questa opportunità lavorativa da cui imparerò tanto. Voglio  continuare, però, lo stesso a studiare perché desidero pure laurearmi anche per fare in futuro una attività che valorizzi le mie competenze linguistiche - aggiunge ancora -. Intanto oggi poter vedere la felicità negli occhi dei miei genitori che si sono sempre sacrificati per me è davvero bellissimo. Mi piacerebbe, per esempio, impegnarmi in iniziative che favoriscano un ponte di avvicinamento culturale tra l'Italia e il Marocco. Ai miei coetanei giovani dico di non smettere mai di impegnarsi e soprattutto di studiare perché solo così si ha, gradualmente, quella apertura mentale idonea a potere affrontare i diversi eventi della vita".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)