Il tema dei costi energetici e delle soluzioni alternative dall’agroalimentare diventa sempre più importante

L’agricoltura può davvero essere una fonte alternativa di buona energia. Oggi, però, è soprattutto un comparto che di energia ne consuma un sacco e che quindi deve in parte autoprodursela.

Il tema dei costi energetici e delle soluzioni alternative dall’agroalimentare diventa sempre più importante

Energia dall’agricoltura. Si può fare e si fa già. Anche se, in effetti, si potrebbe fare molto di più. Il tema della produzione di energia dai campi e dalle stalle italiane, è però tornato prepotentemente alla ribalta dopo l’aumento dei costi delle materie prime e lo scoppio della guerra Russia-Ucraina. E con ragione, visto che l’agricoltura da una parte è un potenziale forte produttore di energia da fonti alternative e, dall’altra, è un altrettanto forte consumatore di energia. E basta qualche esempio per capire meglio.

Energia dal sole. Metodo ormai quasi scontato di produzione, che però, proprio in questi ultimi giorni, in agricoltura potrebbe aver trovato nuovi incentivi. E’ infatti appena stato pubblicato un decreto che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo. Una strada formidabile da percorrere per affrancare sempre di più il Paese dai combustibili fossili. Il provvedimento mette a disposizione 1,5 miliardi di euro che davvero sono, come hanno affermato i coltivatori diretti, una opportunità imperdibile. Proprio Coldiretti ha fatto qualche conto. Il decreto consentirebbe “l’installazione di pannelli fotovoltaici su una superficie complessiva pari a 4,3 milioni di mq per 0,43 GW sulle coperture degli edifici agricoli e zootecnici ma senza consumare terreno fertile”.

Poi c’è tutto il resto delle possibilità alternative di produzione di energia che i campi possono sfruttare. Anche se occorre distinguere tra possibilità tecniche ed economiche delle varie strade che si possono percorrere.

Nel Pnrr sono previsti 1,92 miliardi di euro per la produzione di biogas e il biometano. Sempre i coltivatori spiegano che “con lo sviluppo del biometano agricolo italiano è possibile arrivare ad immettere nella rete fino a 6,5 miliardi di metri cubi di gas ‘verde’ da qui al 2030” e cioè il 10% del fabbisogno della rete del gas nazionale, riducendo la dipendenza del Paese dall’estero. Sarebbe buona cosa, che, per essere realizzata deve però superare una serie di vincoli burocratici. C’è poi il grande deposito di energia rappresentato dalle masse legnose. Il nostro Paese, tra l’altro, è ai primi posti al mondo in quanto a consumo di pellets.

Ma cosa frena tutto questo? Di fatto non gli ostacoli tecnici ma quelli economici. Che tutti hanno ben presenti. Alleanza Cooperative Agroalimentari ha avvertito da tempo, per esempio, quanto fosse importante garantire a chi investe nel biogas di operare nel contempo senza perdere di vista la sostenibilità economica. Per questo, le organizzazioni agricole insistono molto sulla burocrazia che rappresenta già una fonte di costi in più. E anche che fa ricerca avverte sempre di quanto la produzione di biocarburanti sia oggi ancora poco efficiente se si utilizzano alcuni materiali di partenza piuttosto che altri.

Rimane comunque il tema di fondo. L’agricoltura può davvero essere una fonte alternativa di buona energia. Oggi, però, è soprattutto un comparto che di energia ne consuma un sacco e che quindi deve in parte autoprodursela. I coltivatori diretti a questo proposito hanno fatto notare che la produzione agroindustriale “assorbe oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno”. Sotto varie forme: dirette come i combustibili per trattori, serre e i trasporti, ma anche indirette come quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica (4,7 Mtep). Stesso discorso per la trasformazione alimentare soprattutto per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, poi per il funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro.

In tema di energia, però, la strada è già tracciata, basta percorrerla con scelte avvedute, tecnicamente attente ed economicamente sostenibili.

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Fonte: Sir