In cordata. Un originale sistema per riciclare le corde da arrampicata

Un sistema di riciclaggio dei materiali che conserva non solo i ricordi, ma che contribuisce anche a salvaguardare la natura.

In cordata. Un originale sistema per riciclare le corde da arrampicata

Con la loro anima capace di resistere anche gli urti più forti così come agli imprevisti della vita, avvolta da una calza colorata che favorisce la presa e i legami, le corde diventano un tutt’uno con chi ama arrampicare. Al punto da entrare – con l’espressione “in cordata” – a far parte anche del linguaggio comune.

Di diametro diverso (da 8,5 a 11 millimetri), singole, mezze o gemelle, le corde da arrampicata sono una garanzia di sicurezza e uno strumento di unione. Tra chi si accinge ad affrontare una parete e con la roccia stessa. Sono loro ad essere annodate e ancorate con nuts e friends nella roccia per realizzare una “sosta”, così come sono sempre loro che vengono assicurate all’imbrago dello scalatore.

Nate per essere sottoposte a grande stress, per loro natura sanno essere “dinamiche”, ossia hanno il giusto grado di elasticità, indispensabile per attutire gli strappi in caso di caduta. Esistono anche corde “statiche”, prive di elasticità. Sono quelle che, ad esempio, gli uomini del soccorso alpino usano per garantire sicurezza e stabilità a chi, dopo una caduta, deve essere recuperato in barella.

Sono sempre loro, assicurate ad un chiodo o a un rinvio, a segnare le distanze tra gli alpinisti in cordata. Distanze che sono generalmente brevi, per garantire un adeguato margine di sicurezza in caso di caduta. E sono sempre loro che, nella cordata, segnano il “passaggio del testimone” tra chi sale per primo e chi resta nella sosta inferiore per dare sicurezza al compagno. Come? Usando proprio le corde. Quelle stesse corde che, una volta arrivati in cima, si trasformano in un improvvisato cuscino su cui è possibile sedersi al riparo dal freddo della roccia, per recuperare le forze e ammirare il panorama mozzafiato che si apre davanti agli occhi.

Le corde da arrampicata non conoscono stagioni. Sono fondamentali anche nelle escursioni sui ghiacciai, dove con i loro nodi diventano un indispensabile strumento di sicurezza, nel caso in cui la superficie ghiacciata celi l’insidia di un crepaccio.

Per chi ama arrampicare, le corde sono come il tratto d’inchiostro che sulla carta disegna il racconto di una nuova avventura.

Nate per resistere a lungo, anche le corde da arrampicata sono comunque soggette ad usura. Capita allora che, dopo anni di onorato servizio, inizino a mostrare i segni del tempo e siano destinate “alla pensione”. Difficile, però, buttare via tanti metri di ricordi, avventure, incontri, cordate. Difficile lasciare che, parcheggiate su uno scaffale in cantina, vengano coperte da una sottile coltre di polvere. Che fare?

L’idea è venuta a Evelyn Gafriller, 33 anni di Barbiano. Appassionata di arrampicata, doveva cambiare le sue corde. E poi è arrivato il Covid. Chiusa in casa per il lockdown ha avuto il tempo per studiare come dare nuova vita a quelle sue compagne di tante avventure.

Il disegno trovato in internet e il telaio fatto a mano, con legno e chiodi. Ed ecco che nasce il primo “Soalmatte”. A spiegare da dove viene l’idea di questo nome è la stessa Evelyn. “Quando parlavo di questo mio progetto – racconta in un’intervista – mi veniva spontaneo chiamarlo in dialetto sudtirolese, “Soalmatte” che letteralmente significa “tappeto o zerbino di corda” (Seile, in tedesco, significa ‘corda’) e così è rimasto”.

Per dar vita ad uno “Soalmatte” sono necessari 45/50 metri di corda e da 2 a 3 ore di lavoro.

“Desideravo dare nuova vita a materiali che mi hanno accompagnata in tante avventure. E questo offrendo loro la possibilità di essere nuovamente utili”. Un sistema di riciclaggio dei materiali che conserva non solo i ricordi, ma che contribuisce anche a salvaguardare la natura. Un sistema coerente con l’amore per l’ambiente alpino, che è insito nel cuore di chi vive la montagna.

“Tutti hanno una porta di casa, e uno zerbino colorato fatto a mano può essere interessante”, sottolinea Evelyn.

I primi zerbini di corda la giovane altoatesina li ha realizzati usando le sue vecchie corde. Poi, con il passaparola, contattando palestre di arrampicata, guide alpine e il soccorso alpino, ha iniziato a raccogliere le corde che non sono più utili per arrampicare, ma sono perfette per essere trasformate in zerbini, tappetini per l’auto, centrotavola, corone d’Avvento o ghirlande pasquali che, terminate le feste, possono diventare dei pratici sottopentola. Con i ritagli ecco nascere singolari biglietti d’auguri. E poi, un po’ di corda e una vecchia bottiglia di vetro possono trasformarsi anche in un sottovaso per orchidee e in un originale portalumini.

Quella di Evelyn Gafriller è una startup che l’altoatesina porta avanti per passione, grazie al passaparola, a qualche bancarella dei mercatini natalizi e ai social network. @s.matte_ è il nome della pagina Ig su cui Evelyn presenta le sue creazioni. Una vetrina social che ha già superato i confini regionali. Tutti i testi sono in inglese. Questo per evitare di fare tutti i post in tre lingue (italiano, tedesco e inglese).

Grazie alla creatività di Evelyn Gafriller, le vecchie corde da arrampicata continuano a tenere vive, con i loro intrecci, tante storie di montagna. Come il tratto d’inchiostro che sulla carta disegna il racconto di una nuova avventura.

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Fonte: Sir