Madri affidatarie di bambini “speciali”: ecco l’identikit

Sono 80 le mamme che, grazie all’Associazione M’aMa, nota come Rete delle MammeMatte, hanno accolto bambini con problemi sanitari, troppo grandi o con difficoltà del comportamento. La vicepresidente Falconi: “Le nostre mamme non sono possessive, ma purtroppo finora non abbiamo ancora assistito a un rientro in famiglia”

Madri affidatarie di bambini “speciali”: ecco l’identikit

Da marzo 2017 sono 80 in Italia le madri che hanno avuto accesso all’affido familiare grazie all’Associazione M’aMa- Dalla parte dei bambini, più comunemente chiamata Rete delle MammeMatte, e quasi 2 mila quelle tuttora in attesa. Ma chi sono queste donne e di quali minori si prendono cura? Intervista a Karin Falconi, vicepresidente dell’associazione e professional counsellor, specialista nel sostegno alla genitorialità affidataria e adottiva.

Qual è la fotografia della MammaMatta affidataria?
A cinque anni dalla nascita di M’aMa, e molti di più di esperienza personale e professionale sul campo, possiamo tracciare un identikit abbastanza realistico della mamma (matta) affidataria. Partendo dal presupposto che i “nostri” bambini sono tutti con bisogni speciali, anche la nostra mamma tipo non può che essere “fuori dalle righe”, seppur mantenendo un saldo contatto con il piano di realtà.

Cosa hanno in comune tra loro queste mamme?
Sicuramente ciò che le unisce non è lo status familiare né l’orientamento sessuale (circa il 15 % del nostro database è formato da coppie omosessuali e il 25% da single) quanto la scelta consapevole di voler accogliere, e di sentirsi in grado di accogliere, un bambino con bisogni speciali (minori con disabilità, fratrie, adolescenti, vittime di abusi, ecc). Ma in comune hanno anche una forte capacità di ironia e autoironia, che rende meno gravosi gli ostacoli di un’accoglienza così speciale. Inoltre, uno strumento che utilizzano tutte, indistintamente, è la capacità di chiedere aiuto e quella di rimanere in rete e confrontarsi con altre mamme con lo stesso vissuto.

C’è dell'altro?
Già da quanto detto finora si può capire che le “nostre” mamme sono donne volitive e determinate, con le idee chiare, spesso sensibilizzate da un vissuto personale particolare. Alcune, infatti, hanno sofferto loro stesse l’abbandono, altre hanno vissuto esperienze di malattie importanti che le hanno portate a rivalutare il senso della vita, altre ancora hanno già bambini con bisogni speciali e si sono rese conto che è possibile (e non un atto da eroine) accogliere nuovamente.

Intende accogliere altri bambini in affido?
Sì, tra quelle che hanno accolto ce ne sono alcune (circa il 10% del nostro database) che hanno sviluppato quasi una “dipendenza”: con consapevole leggerezza, decidono di accogliere ancora, consce delle difficoltà ma anche della bellezza di questa scelta.

Che età hanno le MammeMatte?
La maggior parte ha tra i 40 e i 50 anni, sono poche le eccezioni: c’è anche una mamma 28enne, che ha accolto un bambino con gravissimo ritardo da deprivazione.

E da quali zone d’Italia provengono?
Ci sono MammeMatte un po’ in tutta la Penisola anche se la loro presenza risulta molto meno marcata nel Sud del Paese, ma stiamo lavorando per “conquistare” anche quella parte d’Italia.

Di quale tipologia di bambini si occupa la vostra associazione?
Il 70% sono bambini con seri problemi sanitari, i cui genitori naturali sono spesso ricorsi spontaneamente ai servizi per chiedere aiuto nella condivisione della crescita del bambino; il 5% sono fratrie, cioè fratelli e sorelle, senza problemi comportamentali o sanitari; il restante 25% riguarda adolescenti con problemi comportamentali acutizzati negli anni ed eventuali lievi problemi sanitari. Ma la caratteristica comune a tutti i nostri bambini è la bellezza!

E che tipo di rapporto si instaura tra la famiglia d’origine e quella affidataria?
La maggior parte delle MammeMatte non sono “possessive” e non potrebbero neanche esserlo: la famiglia d’origine è sempre presente, anche nell’assenza. È anche vero, però, che nel 60 % dei casi le famiglie naturali dei “nostri” bimbi sono molto latitanti, forse per incapacità, per paura o per senso di inadeguatezza. Purtroppo finora non abbiamo mai assistito a un rientro in famiglia.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)