Nel carcere della Dozza apre il nido. Sindacati divisi: necessario o rischioso?

Per il Sinappe, “nessun bambino dovrebbe andare in carcere. Ma arrivano comunque: giusto, allora, accoglierli in maniera adeguata”. Per la Fp-Cgil, “la Dozza è sovraffollata. Mancano gli spazi, la struttura è in sofferenza”. Ancora bloccati i fondi ministeriali per per l’accoglienza in case protette

Nel carcere della Dozza apre il nido. Sindacati divisi: necessario o rischioso?

“Siamo convinti che nessun bambino dovrebbe varcare il cancello di un carcere per restarvi assieme a un adulto con un regolare provvedimento restrittivo, ma bisogna ammettere che in questi spazi c’è stata un’attenzione alla cura dei particolari che merita un plauso”. Lo scrivono in una nota Antonio Fellone, Segretario nazionale Sinappe, Anna La Marca e Nicola d’Amore, vice segretari regionali dopo una visita alla Dozza per conoscere lo stato d’avanzamento dei lavori per la realizzazione del nido all’interno della sezione femminile. La nota è indirizzata alla direttrice Claudia Clementi: “Abbiamo notato come sia stato creato un ambiente ‘casalingo’ ma ricco di comfort e sicurezza per l’incolumità dei minori che saranno ospitati”. Dall’uso dei colori ai vari accessori, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria mette l’accento sui dettagli: “La cucina comune è davvero molto funzionale e la stanza dei giochi è ricca di particolari: complimenti davvero, l’attesa è stata ampiamente ripagata”.

“Non condividiamo posizioni ostative all’apertura del nido – sottolineano –. Lo ribadiamo, i bambini non dovrebbero mai entrare in carcere. Ma siamo convinti che, se il legislatore ha disciplinato la materia, la Polizia penitenziaria non può che eseguirla al meglio delle proprie potenzialità. Non sappiamo se e quando entrerà un minore a Bologna, ma porsi con pregiudizio dinanzi a un’esigenza organizzativa che riguarda un minore è mettere in risalto un analfabetismo e un inguardabile individualismo, che mette da parte ogni briciolo di coscienza”.

Dubbi sull’apertura del nido nella sezione femminile sono stati espressi dalla Fp-Cgil: “Non siamo contrari, ma molto preoccupati – spiega Salvatore Bianco –. Gli spazi sono molto ristretti, il sovraffollamento è un problema costante, con l’apertura del nido gli spazi sono destinati a ridursi ulteriormente. A fronte di un sacrosante adeguamento alle procedure necessarie, bisogno poi fare i conti con la realtà. La struttura è obsoleta, già in sofferenza. Chiediamo che questa scelta venga approfondita perché possa funzionare davvero e non rimanere sulla carta. Diciamo no a prese di posizioni nobili ma astratte. Chiediamo, poi, che venga promosso un ragionamento più avanzato, verso la promozione delle case famiglia, per far sì che questi nuclei familiari possano godere di un regime più idoneo alle loro necessità e condizioni”.

Nei giorni scorsi, Carla Garlatti, Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, in una nota al ministero della Giustizia e al ministero dell’Economia ha chiesto di sbloccare quanto prima i 4,5 milioni di euro per accogliere i genitori detenuti con bambini in case famiglia protette e in case alloggio. I due dicasteri, infatti, avrebbero dovuto adottare un decreto entro due mesi dall’entrata in vigore della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021) – dunque entro febbraio 2021 – per poter utilizzare a tale scopo 1,5 milioni di euro per ogni annualità fino al 2023. “A oggi il provvedimento, necessario a finanziare la predisposizione di case famiglia protette, non risulta ancora approvato – denuncia Garlatti –. Occorre procedere alla sua adozione quanto prima, per evitare l’ingresso in strutture penitenziarie a bambini piccoli, che hanno diritto a non essere vittime dello stato di detenzione dei loro genitori”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)