Note nascoste. La storia unica di un organo speciale a Bressanone

Un vero e proprio unicum, l’organo di Daniel Herz, che torna a suonare nel 2020

Note nascoste. La storia unica di un organo speciale a Bressanone

“Tot tibi virgo novos nova tenent organa plausus quot mare dat guttas quot regit astra polus”. “Il nuovo organo possa intonare nuove lodi a te, o Vergine, tante volte quante il mare regala gocce e tanto quanto le stelle volteggiano nel cielo”.

Questo il cronogramma a lettere dorate dipinto su un organo che è un unicum. Così come la sua storia.

Siamo nella prima metà del Seicento. Daniel Herz arriva da Monaco – dove è nato nel 1618 – a Bressanone. Si guadagna da vivere facendo l’organaro. Figlio di un “kistler” (un falegname che costruisce anche casse e cassette), si afferma ben presto in tutto il Tirolo. La sua fama lo precede. Era conosciuto come il miglior costruttore di organi di tutto il Tirolo. Nella sua vita ha costruito organi non solo per la regione austriaca, ma anche per l’Alta Baviera, il Trentino, per la cattedrale di Belluno e per la basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Tra il 1641 e il 1643 restaura l’organo della chiesa parrocchiale di Chiusa, centro abitato della val d’Isarco a una manciata di chilometri da Bressanone, la città vescovile che nel 1646 gli concede la residenza.

I membri della Collegiata avevano bisogno di uno strumento musicale che accompagnasse la loro preghiera nella chiesa “Zu Unserer Lieben Frau am Kreuzgang zu Brixen”, quella che oggi è conosciuto come la “Frauenkirche”. C’era bisogno di una soluzione geniale. E l’allora trentenne Herz ce l’ha. Lavorando fianco a fianco con l’ambizioso organista e canonico Philipp Nissl, costruisce un organo nel coro della chiesa, dietro all’altare maggiore. Dalla navata non si vede, perché la parete dell’altare maggiore ne occupa tutta la larghezza. Una scelta tutt’altro che casuale. I canonici insieme all’organista arricchivano le celebrazioni liturgiche, con musica vocale e strumentale, ma non si facevano vedere. Herz costruisce un organo integrato nel coro, con sei scanni – tanti quanti erano i capitolari – e, al centro, il posto per l’organista con i due manuali (le tastiere). Il coro in origine era a livello del suolo e poco illuminato, per cui nel 1645 viene ricostruito con una nuova piattaforma elevata e panche per i musicisti. La disposizione con gli stalli semicircolari del coro e la parte posteriore dell’altare è di fatto una sintesi delle arti barocche, funzionale ad un’intensa pratica musicale. Il fedele – così come il visitatore – dall’interno della chiesa vede solo le canne più grandi e le canne “a forma di giglio” del registro ‘trombone’, che sporgono sopra la cornice.

Ma questa non è l’unica particolarità di questo organo. Il manuale è suddiviso su due somieri e l’aria raggiunge le canne attraverso un sistema estremamente complesso che attraversa i sei strati di cui si compone la coperta (ossia l’asse forata su cui sono infilate le canne. Quattro i mantici dell’organo. Erano collocati nel tetto della sagrestia, accanto all’abside, in un luogo difficilmente accessibile. E così, per azionarli, venivano tirati con delle corde dai tiramantici dal pianerottolo delle scale. Sulle tastiere i tasti superiori cromatici erano spezzati in due, per disporre di due possibilità d’intonazione, così da accompagnare nel modo migliore possibile gli strumenti o le voci. Herz studia, per l’’organo della collegiata della Madonna degli originalissimi registri volanti, che sembrano tante ali che escono dal complesso dello strumento.

All’inizio del XIX secolo, durante la secolarizzazione, la collegiata viene abolita. Non è dato sapere per quanto tempo l’organo sia stato suonato, fino a che punto sia divenuto inutilizzabile e quando vennero rubate la maggior parte delle canne.

Svuotato dai suoi suoni, l’organo di Herz è sopravvissuto per oltre due secoli come un guscio vuoto finché agli inizi del Duemila incontra l’allora organista del duomo di Bressanone Franz Comploi e l’organaro Hendrik Ahrend, che riportano il suono nelle canne rimaste fin troppo a lungo in silenzio. È stato necessario un certosino e meticoloso lavoro di ricerca e documentazione che ha visto Reinhard Böllmann, che si affianca ad Ahrend, che mette in campo la sua esperienza nell’arte organaria. Sono state impiegate anche tecniche moderne per capire come Herz avesse progettato l’organo. La coperta, ad esempio, è stata portata a Monaco per essere analizzata ai raggi X. Nella ricostruzione si è tenuta la massima attenzione sia al materiale ancora esistente, sia alla ricostruzione delle canne mancanti. Un vero e proprio unicum, l’organo di Daniel Herz, che torna a suonare nel 2020. Ed è proprio in quell’anno che nasce il Concorso organistico internazionale dedicato all’organaro di Daniel Herz. A cadenza biennale, il concorso giunge all’8.a edizione. Da quest’anno promotore del concorso è Il “Verein der Kirchemusik” (VKM, associazione di musica sacra dell’Alto Adige); la direzione artistico-organizzativa rimane nelle mani degli iniziatori del concorso, Franz e Philipp Comploi.

Aperto a giovani under 40, il concorso richiama organisti da ogni parte del mondo. Arrivano anche da Corea e Giappone per sfidarsi a suon di note per conquistare il primo premio. E per suonare l’organo di Daniel Herz nella “Frauenkirche”, che è uno dei pochissimi strumenti costruiti da Herz ancora oggi esistenti (ce n’è uno nella chiesa di S. Giovanni, sempre a Bressanone, uno a Wilten, vicino a Innsbruck e – scoperta recentissima – uno nella cappella privata di castel Ganda ad Appiano). Come ricorda il VKM in un post su Ig, per le preselezioni, i partecipanti devono inviare un file mp3 o wav con due brani, uno di Bach e uno di Mendelssohn. Alle selezioni in presenza – che si terranno dal 21 al 29 settembre 2024 – saranno ammessi 20 candidati chiamati a suonare i brani scelti dagli organizzatori sull’organo della cattedrale di Bressanone prima e successivamente sull’organo di Daniel Herz nella “Frauenkirche”. Che tornerà così a far sentire la sua particolarissima voce.

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Fonte: Sir