Palermo, corteo per le strade di Ballarò contro le tossicodipendenze

Associazioni, chiesa e cittadini insieme. Presente l'arcivescovo Corrado Lorefice. In aumento lo spaccio di droghe, soprattutto il crack

Palermo, corteo per le strade di Ballarò contro le tossicodipendenze

"La cura crea IN-dipendenza": è stato questo lo slogan del corteo che ha sfilato sabato scorso  a Palermo, per denunciare l'emergenza crack, un grido d'allarme che parte dall'Albergheria/Ballarò ma che riguarda tutta la città. A promuoverlo è stato il comitato di quartiere Sos Ballarò. "Ragionando e costruendo percorsi per provare a far fronte al complesso e urgente problema delle tossicodipendenze - scrive il comitato -, è emersa la necessità di scendere per le strade in un corteo cittadino. La manifestazione nasce dalla necessità di occuparci di questioni urgenti che riguardano la nostra comunità e riteniamo che l’allargamento della rete e le campagne di sensibilizzazione possano essere strumenti e risorse per ognuno di noi".

C'è la richiesta alla prefettura, da parte di tutte le realtà che formano il comitato Sos Ballarò, di convocare un tavolo interistituzionale insieme alle associazioni per affrontare il fenomeno.

Dal 2015, da quando è nata l'assemblea pubblica di quartiere Sos Ballarò, il problema della tossicodipendenza è stato spesso al centro del dibattito e si è provato ad affrontarlo in diversi modi. Negli anni, ci sono state delle accelerazioni e delle grosse battute di arresto. "La pandemia - evidentemente - non ha aiutato e oggi è diventato impossibile nel centro storico di Palermo - continua Sos Ballarò -, e in particolare in alcune zone dell’Albergheria, non accorgersi dell’aumento di tutti i fenomeni connessi al consumo, spaccio di droghe, tra le quali soprattutto il crack, la cui pericolosità si avverte in maniera crescente in molte grandi città d’Europa".

In questi anni, in particolar modo negli ultimi mesi, infatti, sono aumentate le morti connesse al consumo di droghe pesanti proprio nel quartiere dell’Albergheria/Ballarò.

Al corteo, che ha avuto una grande partecipazione di cittadini, associazioni e rappresentanti della chiesa, ha preso parte anche l'arcivescovo Corrado Lorefice.

Il corteo è passato per le piazze e per i luoghi dove quotidianamente si assiste a fenomeni di consumo di queste sostanze; spazi che sono stati contestualmente teatro di importanti rivendicazioni e riqualifiche, spesso simbolo di un quartiere in trasformazione ma che necessita però, secondo Sos Ballarò "di interventi istituzionali volti a uno sviluppo sociale e culturale che crei delle economie sane che diano vera sostenibilità ed emancipazione a questa comunità".

La presenza delle persone di origine africana a Ballarò è molto alta. Fra questi parla il giovane Osmann  di 24 anni del Gambia, arrivato a Palermo nel 2015. "Io in città studio e lavoro - dice -. Penso che per tutti, questo sia il momento giusto per rispondere a una chiamata di aiuto verso chi soffre di più. Solo insieme possiamo generare il cambiamento che speriamo porti a condannare e dire stop alla droga". 

Tra i primi a prendere la parola è stato proprio l'arcivescovo Corrado Lorefice. "Questo è sicuramente per tutti noi un primo senso forte di cittadinanza che, si ritrova insieme e si esprime nella partecipazione e nella corresponsabilità a questo problema - ha detto l'arcivescovo Lorefice - che va affrontato alla radice. E' importante che, in questo momento si possano mettere insieme più forze sociali per avviare un impegno sinergico e costruttivo per aiutare i giovani e i meno giovani che fanno uso di droghe e per evitare che questi vengano strumentalizzati da chi vendendo loro le sostanze li illude che possano raggiungere quella 'pienezza di libertà' che, invece, li distrugge colpendo la loro fragilità. Vendere crack significa vendere morte e noi, oggi, rappresentando la vita, vogliamo dire che è mafioso chi vende droga ottenendo guadagni illegali. Dobbiamo valorizzare Ballarò nella sua multiculturalità aprendo prospettive di pienezza di vita diverse che partano da sfide educative, dal lavoro e da nuove strade e opportunità da offrire ai giovani. Noi non siamo qui perché invochiamo repressione ma perché chiediamo una assunzione di responsabilità come adulti per porci la domanda su cosa stiamo facendo affinchè i giovani non siano preda di gente che è omicida perché spaccia crack. Chiunque pensa di detenere un potere, fosse anche quello economico, provocando morte, è sempre un mafioso anche se non fa parte di una organizzazione mafiosa. Pertanto condanniamo sempre e comunque ogni forma di mafia".

"A Palermo c'è una condizione di grande sofferenza - ha aggiunto padre Gianni Notari direttore dell'istituto Pedro Arrupe - che richiede, in questo momento, lo sforzo congiunto di più realtà per riuscire a trovare le strade che possano aiutare soprattutto i giovani ad avere prospettive nuove. Oggi ci troviamo di fronte a una città che si trascina senza pensare al futuro. Pertanto, è compito di tutti noi, cittadini e istituzioni, creare percorsi nuovi per rilanciare il culto di una città bella che sia a servizio di tutti per il bene comune. Per questo, bisogna fare un'attività di animazione capillare nei luoghi dove le persone vengono aiutate a valorizzare ed esprimere le risorse di cui dispongono. Principalmente, occorre impegnarsi per processi partecipativi dal basso affinchè i cittadini sentano il problema per trovare insieme soluzioni percorribili".  

Alla manifestazione la presenza degli studenti del liceo Regina Margherita, scuola vicino a Ballarò, è stata numerosa. "E' interessante come i giovani dei licei della zona abbiano avviato un confronto per analizzare e limitare l'uso di droghe - sottolinea Ferdinando Siringo, insegnante del liceo Regina Margherita e rappresentante del comitato Liberi Tutti -. Insieme a loro vogliamo realizzare dei percorsi di consapevolezza e partecipazione affinchè ognuno possa dare il proprio contributo fattivo al contrasto reale del fenomeno. Stiamo anche guardando insieme ai ragazzi che cosa danno per esempio le istituzioni in termini di servizi sanitari per migliorare le risposte sul territorio". 

Serena Termini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)