Pasticceria Giotto. Nel gelato c’è il gusto della rinascita

Per rialzarsi, a volte bisogna avere il coraggio di azzardare. La cooperativa sociale Work crossing, la mamma della pasticceria Giotto del carcere Due Palazzi, pur avendo sofferto il lockdown, come l’intero settore della ristorazione, con la chiusura del laboratorio artigianale per mesi e il crollo degli ordini, da circa un mese ha aperto una nuova, briosa e accogliente gelateria in via Roma a Padova. 

Pasticceria Giotto. Nel gelato c’è il gusto della rinascita

Il panettone e la colomba sono i due prodotti d’eccellenza con cui il marchio Giotto è conosciuto da più di quindici anni non solo in ogni parte d’Italia ma pure all’estero; il gelato è riuscito ad affermarsi rapidamente fino a entrare, quest’anno, nella guida del Gambero Rosso insieme ad altre pochissime gelaterie artigianali venete.
La cooperativa dà lavoro a circa settanta dipendenti, tra persone detenute che lavorano nel laboratorio del Due Palazzi insieme a una decina di professionisti (un direttore, tre maestri pasticceri, una psicologa, addetti al recupero delle materie prime e alle spedizioni…), mentre altri sette civili lavorano all’esterno seguendo aspetti amministrativi, commerciali e di promozione dei prodotti.
Una realtà imprenditoriale in crescita e che punta sulla qualità di quanto produce perché il recupero umano e il reinserimento sociale di chi sta scontando una pena passi attraverso un lavoro fatto di cura e professionalità spendibili anche un domani. «Crediamo fermamente nel progetto legato alla gelateria – racconta Matteo Marchetto, presidente della Work crossing – perché mentre d’inverno il lavoro è assicurato con la produzione delle migliaia di panettoni artigianali, d’estate è più difficile generare opportunità».
È per questo che la scommessa è alta: gelati, granite fatte secondo la tradizione siciliana, ghiaccioli alla frutta e semifreddi escono due volte al giorno dal laboratorio per poi raggiungere i punti vendita anche di terzi. La cura artigianale fa di sicuro la differenza, ma anche sapere che dietro a un semplice cono gelato si cela il desiderio di rinascita di chi ha trascorso mesi chiuso in cella senza lavorare.
«La mancanza di socialità e l’impegno quotidiano – continua Marchetto – hanno messo duramente alla prova i lavoratori detenuti durante i mesi di chiusura. Ora siamo ripartiti nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, ma dovendo contingentare le presenze, abbiamo ridotto la lunghezza dei singoli turni. I ragazzi però si stanno dimostrando estremamente collaborativi perché sanno che, se lavorano meno, possono lavorare anche tutti gli altri. Sono di fatto entrati in una mentalità aziendale di collaborazione reciproca e di comprensione della realtà che stiamo attraversando. L’emergenza che abbiamo vissuto è stato un buonissimo campo di prova per comprendere che le persone stanno crescendo e si stanno ricostruendo anche attraverso una dimensione comunitaria donata dal lavoro e dalla responsabilità personale».
Le fatiche e le preoccupazioni per garantire il lavoro alla settantina di lavoratori restano comunque tante perché il mercato non è ancora ripartito con vigore. «Lo scorso anno avevamo lanciato la linea per la colazione con biscotti, dolci secchi e crostate… Tutto il ramo alberghiero è ancora fermo e questo ci penalizza moltissimo. Anche i prodotti freschi, come brioches e torte su ordinazione, con cui riforniamo bar e pasticcerie non raggiungono ancora i numeri incoraggianti e in crescita del pre Covid». Ecco, dunque, che la gelateria diventa una scommessa ancora più importante per non mollare la presa e mantenersi in allenamento costante, in attesa che tutto riparta.

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